Con Toy story 3 - La grande fuga (3D) continua la grande saga della Pixar-Walt Disney di Woody & Co.
In questo nuovo capitolo della serie Buzz Lightyear, Woody (il simpatico cowboy), mister e mistress Potato e tanti altri giocattoli sono a rischio o di andare in soffitta oppure di essere buttati nella spazzatura.
Il loro Andy, infatti, è cresciuto e sta per andare al college: s'impone la necessità di sgombrare del tutto la stanza che ha sinora occupato. A partire da questa "emergenza" si sviluppano una serie di avventure che tuttavia ricalcano lo schema del film precedente, pur cambiando i personaggi e le location e con l'aggiunta di tanti personaggi nuovi tra i quali anche un Ken e una Barbie.
Nel loro tentativo di rimanere vicini ad Andy, vanno a finire molto lontano, in un asilo nido, il "Sunnyside" che, dietro una facciata meravigliosa, è organizzato per quanto riguarda i giocattoli "nuovi giunti" come un campo di concentramento con tutte le sue regole crudeli di sopraffazione e privilegio. Non a caso, il sottotiolo "La grande fuga" rimanda ad un classico della cinematografia di guerra.
Attraversando molte avventure e nel confronto con giocattoli "cattivi" deviati da crudeli esperienze di abbandono (e soprattutto quelli che compongono la cricca di personaggi che governano il Sunnyside sono chiaramente ispirati a personaggi dell'universo carcerario-concentrazionario), i giocattoli di Andy alla fine riusciranno a sopravvivere alla loro piccola odissea e, alla fine, dopo aver coronato il sogno d'un ritorno a casa a prezzo di molte avventure er rischiando la fine, troveranno collocazione in una nuova casa, dove abita una bimba piccina con cui potranno essere felici.
La vera felicità, infatti, per i giocattoli "pensanti" e "senzienti" della saga di Toy story è quella di essere usati e di fare felici il proprio "padroncino": il loro vero ruolo è essere usati da un bambino che li faccia vivere o essere fedeli al proprio padrone storico? E' possibile per loro un passaggio di mano senza per questo sentirsi traditori e avere l'impressione di venir meno all'affetto silenzioso che li lega alla persona che ha giocato con loro e che loro hanno visto crescere?
Malgrado il fenomeno del déjà vu relativamente all'impianto narrativo, Toy story - La grande fuga rimane un film pienamente godibile che, soprattutto quando si parla di lutto e abbandoni, regala agli spettatori il lusso di qualche emozione, perchè vengono toccate le corde del cuore con il linguaggio universale dei sentimenti espresso per immagini, suoni e colore piuttosto che con le parole.
Il film di Lee Unkrich si avvale per le voci dei diversi personaggi di un grande cast di attori, in primo luogo Tom Hanks che dà la sua voce a Woody e Tim Allen per Buzz Lightyear.
Un discorso a parte merita il 3D.
Sempre più si fa strada la convinzione che il 3D sia uno spechietto per le allodole: usato ampiamente per allestire i trailer, salvo rare eccezione, è praticamente assente nel film vero e proprio.
Pare quasi che il costo non indifferente degli occhiali speciali €2.50) per usufruire dell'effetto tridimensionale, lo si debba pagare esclusivamente per vedere i trailer dei prossimi film in programmazione in 3D e per gli spot pubblicitari che adesso, vista la grande opportunità tecnologica, cominciano ad essere presentati in tridimensionale.
In questo nuovo capitolo della serie Buzz Lightyear, Woody (il simpatico cowboy), mister e mistress Potato e tanti altri giocattoli sono a rischio o di andare in soffitta oppure di essere buttati nella spazzatura.
Il loro Andy, infatti, è cresciuto e sta per andare al college: s'impone la necessità di sgombrare del tutto la stanza che ha sinora occupato. A partire da questa "emergenza" si sviluppano una serie di avventure che tuttavia ricalcano lo schema del film precedente, pur cambiando i personaggi e le location e con l'aggiunta di tanti personaggi nuovi tra i quali anche un Ken e una Barbie.
Nel loro tentativo di rimanere vicini ad Andy, vanno a finire molto lontano, in un asilo nido, il "Sunnyside" che, dietro una facciata meravigliosa, è organizzato per quanto riguarda i giocattoli "nuovi giunti" come un campo di concentramento con tutte le sue regole crudeli di sopraffazione e privilegio. Non a caso, il sottotiolo "La grande fuga" rimanda ad un classico della cinematografia di guerra.
Attraversando molte avventure e nel confronto con giocattoli "cattivi" deviati da crudeli esperienze di abbandono (e soprattutto quelli che compongono la cricca di personaggi che governano il Sunnyside sono chiaramente ispirati a personaggi dell'universo carcerario-concentrazionario), i giocattoli di Andy alla fine riusciranno a sopravvivere alla loro piccola odissea e, alla fine, dopo aver coronato il sogno d'un ritorno a casa a prezzo di molte avventure er rischiando la fine, troveranno collocazione in una nuova casa, dove abita una bimba piccina con cui potranno essere felici.
La vera felicità, infatti, per i giocattoli "pensanti" e "senzienti" della saga di Toy story è quella di essere usati e di fare felici il proprio "padroncino": il loro vero ruolo è essere usati da un bambino che li faccia vivere o essere fedeli al proprio padrone storico? E' possibile per loro un passaggio di mano senza per questo sentirsi traditori e avere l'impressione di venir meno all'affetto silenzioso che li lega alla persona che ha giocato con loro e che loro hanno visto crescere?
Malgrado il fenomeno del déjà vu relativamente all'impianto narrativo, Toy story - La grande fuga rimane un film pienamente godibile che, soprattutto quando si parla di lutto e abbandoni, regala agli spettatori il lusso di qualche emozione, perchè vengono toccate le corde del cuore con il linguaggio universale dei sentimenti espresso per immagini, suoni e colore piuttosto che con le parole.
Il film di Lee Unkrich si avvale per le voci dei diversi personaggi di un grande cast di attori, in primo luogo Tom Hanks che dà la sua voce a Woody e Tim Allen per Buzz Lightyear.
Un discorso a parte merita il 3D.
Sempre più si fa strada la convinzione che il 3D sia uno spechietto per le allodole: usato ampiamente per allestire i trailer, salvo rare eccezione, è praticamente assente nel film vero e proprio.
Pare quasi che il costo non indifferente degli occhiali speciali €2.50) per usufruire dell'effetto tridimensionale, lo si debba pagare esclusivamente per vedere i trailer dei prossimi film in programmazione in 3D e per gli spot pubblicitari che adesso, vista la grande opportunità tecnologica, cominciano ad essere presentati in tridimensionale.
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