sabato 24 luglio 2010

L'Area di emergenza dei moderni ospedali: non luogo dell'attesa e dell'incrocio di destini diversi


Nel Pronto soccorso di un ospedale (oggi il termine è stato sostituito dalla più appropriata dizione di "Area di emergenza") Le ore delle notte non passano mai, mentre si è in attesa di qualcosa.
Il più delle volte non si sa cosa.
A volte, è il sollievo dall'ansia.
A volte, si attende un tenue raggio di speranza.
A volte, un responso.
A volte, semplicemente niente, si attende e basta.
In certi casi, non resta altro da fare che dormire ed attendere...
L'area di emergenza degli ospedali è una sorta d'interfaccia con il mondo esterno: un'interfaccia deputata a filtrare la sofferenza e spesso ansie senza nome.
E' un luogo senza tempo, svincolato dalle comuni coordinate spazio-temporali.
A volte, il tempo vi scorre velocissimo, quasi frenetico; altre volte il flusso temporale sembra arrestarsi e procedere con spaventosa lentezza o addiritura fermarsi...
Senza che uno se ne sia minimamente accorto, sono passate delle ore. Oppure un minuto si dilata intollerabilmente in un'ora intera.

Il paradosso è che vi convivono l'"emergenza" che sembra sempre richiedere massima velocizzazione, rapidità delle decisioni e delle azioni, con improvvisi rallentamenti e tempi di attesa che si dilatano.
In altri casi, l'Area di emergenza, la si può considerare a tutti gli effetti un "non-luogo", perchè tutto è fluido, continuamente mutevole, sempre in movimento, senza che ci sia mai alcun elemento che rappresenti la continuità e la permanenza: persino le squadre di chi ci lavora ruotano con una composizione sempre diversa.
Si tratta di uno spazio che sembra dare corpo all'idea dell'impermanenza, con un'interfaccia fluida tra il vivere e il morire, l'esserci e il non esserci...
UIn luogo di transito e di passaggio per eccellenza...
Un luogo senza storia e senza tradizioni in cui ciascuna vita che transita è presto dimenticata appena ne giunge un'altra con il suo carico di pena e di dolore, un luogo in cui ciascun momento a eguale a tanti altri precedenti eppure diversi, ma dove non si sviluppa mai una storia unitaria e dove si vive un eterno presente...
Come le stazioni ferroviarie o gli scali aerei, per alcuni versi: anche quelli non luoghi, in cui vite diverse transitano e occasionalmente si incrociano e dove tempi di attesa ordinari dsi dilatano all'improvviso sino alla percezione del tempo fermo.

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