Alberto Licata era il giovane ventenne alla guida della KIA Pikanto, schiantatasi pochi giorni fa, a Palermo, contro un SUV parcheggiato nei pressi della centrale Villa Sperlinga, dopo essere stata lanciata in una pazza corsa nel cuore della notte.
Albi, per gli amici come recita la dolente scritta tracciata a grosse lettere sul grande lenzuolo bianco disteso proprio nel punto del tragico impatto: "Albi resterai sempre con noi".
E ciascuno di loro, poi, ha aggiunto il proprio nome, corredandolo con una frase di affetto o un ricordo di brevi momenti trascorsi assieme.
Una vecchia ciotola di plastica sbrecciata appoggiata al tronco di un albero accoglie dei pennarelli per stoffa e una bomboletta di vernice spray per chi abbia qualcosa da dire.
Due vasi pieni di fiori sempre freschi fanno la guardia al lenzuolo scritto.
Qualcuno ha incollato sulla sua stoffa anche delle foto che rievocano momenti di vita normali, istanti di spensieretazza condivisi da Albi con gli amici.
Una foto di gruppo al mare, davanti all'Antico Stabilimento dei Bagni di Mondello, mentre un'altra - realizzata con un angolo di ripresa dal basso - raccoglie assieme le teste unite a cerchio di un gruppetto di amici.
Se ne trae l'idea di spensieratezza e d'innocenza, di slancio vitale, di gioia e fiducia nel futuro.
Fa piangere il cuore guardare queste foto: potrebbero essere quelle del giglio ventenne di ciascuno di noi.
Fa piangere il cuore fermarsi a riflettere sugli sbeffeggiamenti della sorte che decide di prendere vite giovani e ancora cariche di speranze.
Non importa più di come sia accaduto l'incidente, quello che emerge è il sentimento dell'insensatezza della vita.
E perchè, poi, accadono cose simili?
Gli antichi - molto più saggi di noi - parlavano di Fato e Destino: i Greci, con la loro fervida immaginazione e nel tentativo di spiegare l'inspiegabile, avevano concepito nella loro cosmogonia anche la presenza delle Parche, sottodivinità deputate appunto al vivere e al morire.
Sul marciapiedi sempre a caratteri cubitali qualcuno ha scritto "Albi, ti vogliamo bene!", mentre sul muretto che delimita la villa "Me cumpà ci mancherai!".
Gli amici, sbigottiti, stazionano nei pressi del luogo della morta di Albi a tutte le ore del giorno e della notte, dialogando tra loro a voce bassa.
Questo è il luogo da cui è passato Albi, frazioni di secondo prima di non essere più, travolto dal suo appuntamento con la morte, ed è dunque l'ultimo luogo che lo ha visto vivo: è qui che i suoi amici si raccolgono, proprio per stare accanto a quel che resta delle tracce psichiche di quel passaggio.
E, in qualche modo, con il loro stare caparbiamente sul luogo dell'incidente e del trapasso, lo tengono in vita nel ricordo, quantomento.
E chi crede nell'aldilà e in un luogo in cui le anime dei defunti si intrattengono potrebbe pensare che l'anima di Albi si intrattenga là dove stanno i suoi amici a rimemorarlo, anche se materialmente Albi non può dialogare con loro.
Si potrebbe pensare che questo luogo, proprio perchè qui è avvenuto il transito dalla vita alla morte sia vissuto dai vivi, da coloro che sono rimasti, come una "soglia" che separa i due mondi e, che ciò in modo inconsapevole alimenti la convinzione che proprio stando su quella soglia, si possa stare in qualche mondo in contatto con Albi che non è più. In più, si potrebbe pensare - ragionando in termini metafisici - che la presenza degli amici sulla soglia trattenga Albi dall'andarsene per sempre.
Perfino, Nerina - un cane randaggio adottato da tutti i propietari di cani che frequentano Villa Sperlinga - si ferma quasi attonita vicino al grande telo scritto e annusa con insistenza i fiori lasciati per Albi. Anche lei sembra essere calamitata dal campo di forza che sembra sprigionarsi da questo piccolo spazio.
Sicuramente, questo sito - come tanti altri di cui è disseminata la nostra città - diventerà il luogo del culto e del ricordo, il luogo della perpetuazione della vita e del mantenimento di un dialogo aperto, a differenza del cimitero e della sepoltura delle spoglie mortali, troppo definitivamente consegnati all'idea lugubre della morte e dell'impermanenza, troppo legato alla concezione cattolica della morte.
Qualche mattina dopo, fa impressione vedere transitare lentamente un uomo anziano che incede faticosamente, appoggiandosi ad un bastone nei pressi del grande lenzuolo, superandolo lentamente, con il busto proteso in avanti preso dall'ansia di raggiungere una meta che ogni giorno si va facendo più lontana.
Due diverse traiettorie di vita: una, giovane e ancora acerba, che si è consumata come una fiamma ardente in pochi attimi ed una che invece continua a brillare con una luce che, ogni giorno, si va facendo più fioca e che, alla fine, senza traumi e in assenza di eventi eclatanti, si spegnerà per assenza di combustibile.
Albi, per gli amici come recita la dolente scritta tracciata a grosse lettere sul grande lenzuolo bianco disteso proprio nel punto del tragico impatto: "Albi resterai sempre con noi".
E ciascuno di loro, poi, ha aggiunto il proprio nome, corredandolo con una frase di affetto o un ricordo di brevi momenti trascorsi assieme.
Una vecchia ciotola di plastica sbrecciata appoggiata al tronco di un albero accoglie dei pennarelli per stoffa e una bomboletta di vernice spray per chi abbia qualcosa da dire.
Due vasi pieni di fiori sempre freschi fanno la guardia al lenzuolo scritto.
Qualcuno ha incollato sulla sua stoffa anche delle foto che rievocano momenti di vita normali, istanti di spensieretazza condivisi da Albi con gli amici.
Una foto di gruppo al mare, davanti all'Antico Stabilimento dei Bagni di Mondello, mentre un'altra - realizzata con un angolo di ripresa dal basso - raccoglie assieme le teste unite a cerchio di un gruppetto di amici.
Se ne trae l'idea di spensieratezza e d'innocenza, di slancio vitale, di gioia e fiducia nel futuro.
Fa piangere il cuore guardare queste foto: potrebbero essere quelle del giglio ventenne di ciascuno di noi.
Fa piangere il cuore fermarsi a riflettere sugli sbeffeggiamenti della sorte che decide di prendere vite giovani e ancora cariche di speranze.
Non importa più di come sia accaduto l'incidente, quello che emerge è il sentimento dell'insensatezza della vita.
E perchè, poi, accadono cose simili?
Gli antichi - molto più saggi di noi - parlavano di Fato e Destino: i Greci, con la loro fervida immaginazione e nel tentativo di spiegare l'inspiegabile, avevano concepito nella loro cosmogonia anche la presenza delle Parche, sottodivinità deputate appunto al vivere e al morire.
Sul marciapiedi sempre a caratteri cubitali qualcuno ha scritto "Albi, ti vogliamo bene!", mentre sul muretto che delimita la villa "Me cumpà ci mancherai!".
Gli amici, sbigottiti, stazionano nei pressi del luogo della morta di Albi a tutte le ore del giorno e della notte, dialogando tra loro a voce bassa.
Questo è il luogo da cui è passato Albi, frazioni di secondo prima di non essere più, travolto dal suo appuntamento con la morte, ed è dunque l'ultimo luogo che lo ha visto vivo: è qui che i suoi amici si raccolgono, proprio per stare accanto a quel che resta delle tracce psichiche di quel passaggio.
E, in qualche modo, con il loro stare caparbiamente sul luogo dell'incidente e del trapasso, lo tengono in vita nel ricordo, quantomento.
E chi crede nell'aldilà e in un luogo in cui le anime dei defunti si intrattengono potrebbe pensare che l'anima di Albi si intrattenga là dove stanno i suoi amici a rimemorarlo, anche se materialmente Albi non può dialogare con loro.
Si potrebbe pensare che questo luogo, proprio perchè qui è avvenuto il transito dalla vita alla morte sia vissuto dai vivi, da coloro che sono rimasti, come una "soglia" che separa i due mondi e, che ciò in modo inconsapevole alimenti la convinzione che proprio stando su quella soglia, si possa stare in qualche mondo in contatto con Albi che non è più. In più, si potrebbe pensare - ragionando in termini metafisici - che la presenza degli amici sulla soglia trattenga Albi dall'andarsene per sempre.
Perfino, Nerina - un cane randaggio adottato da tutti i propietari di cani che frequentano Villa Sperlinga - si ferma quasi attonita vicino al grande telo scritto e annusa con insistenza i fiori lasciati per Albi. Anche lei sembra essere calamitata dal campo di forza che sembra sprigionarsi da questo piccolo spazio.
Sicuramente, questo sito - come tanti altri di cui è disseminata la nostra città - diventerà il luogo del culto e del ricordo, il luogo della perpetuazione della vita e del mantenimento di un dialogo aperto, a differenza del cimitero e della sepoltura delle spoglie mortali, troppo definitivamente consegnati all'idea lugubre della morte e dell'impermanenza, troppo legato alla concezione cattolica della morte.
Qualche mattina dopo, fa impressione vedere transitare lentamente un uomo anziano che incede faticosamente, appoggiandosi ad un bastone nei pressi del grande lenzuolo, superandolo lentamente, con il busto proteso in avanti preso dall'ansia di raggiungere una meta che ogni giorno si va facendo più lontana.
Due diverse traiettorie di vita: una, giovane e ancora acerba, che si è consumata come una fiamma ardente in pochi attimi ed una che invece continua a brillare con una luce che, ogni giorno, si va facendo più fioca e che, alla fine, senza traumi e in assenza di eventi eclatanti, si spegnerà per assenza di combustibile.
Cari Gabriella e Maurizio,
RispondiEliminaun forte abbraccio da Enzo e Tina