lunedì 9 febbraio 2009

Fare la coda è bello!!!


Oggi sono stato al SERIT della mia città (Palermo) per chiedere chiarimenti su un pagamento che mi veniva richiesto ed evitare ulteriori complicazioni burocratiche.
Orario d'ingresso: alle 8.30 circa.
Davanti a me, già una coda di 78 persone (orario di apertura al pubblico 8.20),
Io dunque il 79°.
Dei magnifici 78 davanti a me, 16 erano stati già chiamati.
Vi chiederete come è possibile che dopo pochi minuti di apertura al pubblico così tanti fossero stati chiamati, mentre poi la fila procedeva a rilento con lunghi minuti di intervallo tra uno e l'altro.
Forse che dipenda da un maggire entusiasmo ed alacrità all'inizio del turno di lavoro, quando i corpi sono freschi e le menti vigili?
Affatto! Come è stato segnalato di recente in un altro blog "palermitano", ciò dipende dal fatto che ci sono gli accaparratori di ticket dalle "macchine anti-coda" e che poi rilasciano il ticket come servizio accessorio (dietro compenso, ovviamente) a chi ne faccia richiesta. Il posteggiatore che bazzica nei pressi di un uffcio postale, per esempio, oltre a custodire la macchina parcheggiata in seconda fila, può erogare su richiesta un numerino "conveniente"...
Ma non sono queste le cose che mi disturbano...
L'attesa può essere un buon momento, in verità. E per tanti motivi.
Anche stavolta ero andato fornito di tutti i confort necessari per trascorrere quietamente il tempo della prevedibile attesa: libri, riviste, agenda e occorente per prendere degli appunti. Mi mancavano soltanto notebook, macchina fotografica e generi di conforto.
Insomma, in queste circostanze lo zainetto (o capiente borsa o borsone) deve avere l'attrezzatura-base analoga a quella che ci portiamo in viaggio.
L'attesa è stata lunga, ma fra i "passatempi" dei quali mi ero munito e l'osservazione dei tipi umani che si accalcavano nel grande camerone all'ingresso non mi sono certo annoiato.
Si dice "Perchè l'attesa non pesi, occorre saper ingannare il tempo": e se tu fai così, se non sei impaziente, se non sei sbuffante, il tempo- in effetti - trascorrerà un attimo.
Ogni tanto uscivo all'aperto a prendere una boccata d'aria pura..., mentre altri uscivano per aspirare quanttro boccate di fumo fresco
Poi rientravo, con un occhio allo scorrere dei numeri sul display.
D'altronde, a scanso di distrazioni, ogni cambio di numero era accompagnato da un vigoroso muggito meccanico: l'unica cosa da cui era difficile astrarsi, vista l'assoluta mancanza di ritmo nel suo sopraggiungere. A volte, tra un suono e l'altro trascorrevano diversi minuti; talaltra, invece, i muggiti arrivano a raffica, facendoti ogni volta sobbalzare.
Poi, i processi attentivi sono andati in automatico anche su questa cosa e, da allora in avanti, tutto è andato magnificamente...
Rovesciando un punto di vista comune, si potrebbe quasi dire: "attendere è bello", se soltanto hai la pazienza (o la saggezza) di accettare che qualcun altro (o le impersonali esigenze di un apparato burocratico-amministrativo dal quale non sempre riesci a tenerti distante) ti rubi il tuo tempo.
C'era gente che, come me, leggeva un giornale o una rivista, altri che chiaccheravano, altri ancora (si) raccontavano con dovizia di particolari i casi della propria vita, incuranti se l'interlocutore prescelto fosse veramente attento alle loro parole.
Sotto questo profilo, attendere all'ufficio postale o all'esattaria comunale attiva situazioni analoghe a quelle di persone che si travano a viaggiare per ore e ore nello stesso scompartimento di un treno.
Anzi, forse, le code negli uffici pubblici hanno un'importante funzione di socializzazione e d attivazione di forme di sana solidarietà tra cittadini vilipesi.
Forse, è proprio per questo che ce le fanno fare...
Altri ancora, al limite tra la zona di stazionamento del pubblico e l'area di smistamento ai diversi uffici, s'affollavano attorno alla guardia giurata, un omone massiccio reso ancora più imponente dal vistoso giubbotto antiproiettile che avviluppava il suo torace massiccio, messo lì a regolamentare il traffico e a sedare eventuali tumulti: una sorta di "guardiano" kafkiano. Il parlare con lui era un modo da parte dei più apprensivi per rabbonirselo e carpire i segreti di quello che, nell'immaginario, può pur sempre considerarsi uno dei tanti "palazzi della legge" incombenti sulle nostre vite.
Quando l'ultima manciata di minuti galoppava furiosamente verso il fatidico orario di chiusura al pubblico (le 13.00) ecco scattare il mio numero.
Alacremente sono entrato nelle "segrete" stanze.
Ho fatto ciò che dovevo in pochi minuti e quindi "sono riuscito a riveder le stelle", anche se era ancora pieno giorno.
Vabbè la pazienza e la saggezza... ma di queste cose così le vediamo soltanto in Sicilia.
Nei miei viaggi, ho spesso portato con me i bollettini di ccp per pagare dei sospesi: ho avuto modo di conoscere gli uffici postali di città italiane grandi e piccole e, senza alcuna enfasi, devo dire che mai, mai, mi è capitato di attendere al di là del ragionevole.
Chi sa poi perchè?!
Un mio caro amico, dopo aver letto questi miei appunti, così ha commentato:
Grazie Maurizio, ci hai fatto sentire tutti un pò speciali. Credo che tu abbia chiamato in causa anche l'evoluzionismo che ha plasmato una razza siciliana capace di disumana attesa. Se rinchiudessimo tutti i padani in un'esattoria siciliana, ebbene, la razza padana sarebbe a rischio di estinzione. Che Dio non voglia!".


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