venerdì 4 giugno 2010

I'm back: variazioni sul tema


Una volta tanto tempo fa ebbi per le mani un libricino scritto dall'architetto Bruno Munari, un personaggio geniale che nel suo campo (ed oltre) ha sviluppato una ricerca fortemente creativa e fuori dagli stereotipi e dai luoghi comuni.
Il libro era corredato di immagini: tra queste una sequenza di foto, intitolata "Ricerca di una comodità in una poltrona" che mostrava come un oggetto, apparentemente fisso ed immutabile, per così dire "a senso unico" possa essere utilizzato in modo duttile e creativo, piegato alle esigenze dell'utente.


Non esiste un unico modo di sedersi in una poltrona, né esiste un unico modo di posizionare la poltrona nelle coordinate spaziali, ma tutto è in funzione d'una relazione mutevole e creativa tra la poltrona e il suo utente che interagiscono tra loro sino a trovare la combinazione opportuna per quella coppia che, in sé, rappresenta un unicum.
A volte noi soffriamo della tendenza di attribuire alle cose una rigidità di uso che non compete loro e, così facendo, incartiamo la nostra vita in camicie rigide che finiscono con il soffocarci.

La sequenza di foto che presento qui nasce, in parte da questo filone di pensiero, ma nello stesso tempo ha un'altra radice che affonda invece nel fertile humus della rimembranza e della rivisitazione.

Un altro modo comune e, purtroppo, condiviso dai più di affrontare le cose è fondato sul principio, epistemologicamente restrittivo, che le cose, una volta conosciute, lo sono per sempre e che non sono date più possibili mutazioni dell'esperire.
Finiamo con l'osservare le cose in cui ci imbattiamo e che torniamo a visitare non con vivacità percettiva sempre rinnovabile, ma con l'occhio della mente: quindi, ci troviamo ad applicare al percetto una griglia mentale pre-costituita e rigida che ci fa vedere ciò che pensiamo o vogliamo vedere.

Viceversa, un modo "creativo di vedere le cose - "alla munari", per intenderci - è quello di cogliere infinite variazioni sullo stesso tema, in modo tale che uno stesso oggetto, uno stesso scorcio possano apparire con molteplici volti da un mese all'altro, da un giorno all'altro, oppure persino in un arco di tempo di pochi minuti.

Il semplice "vedere" (inteso come mera stimolazione sensoriale, si traduce in un "guardare" che deve scaturire da una combinazione tra l'occhio della mente e le qualità uniche dell'oggetto percepito, tale da produrre meraviglia e stupore.


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