martedì 28 aprile 2009

L'inverno della paura di Dan Simmons: l'elaborazione del passato tra fantasia e delirio


Dan Simmons: uno dei miei autori preferiti, anche perchè nella sua carriera di scrittore ha saputo padroneggiare "generi" diversi, contaminandoli tra loro. Tra i suoi romanzi i miei preferiti sono che compongono la saga di Hyperion (di questi soprattutto il primo volume), "Il Canto di Kali", e in cima a tutto il magistrale ed appassionante "Danza macabra".
"L'estate della paura" che si può considerare un vero e proprio sequel del presente romanzo (pur essendo stato scritto prima) possiede il doppio fascino della letteratura horror e del racconto di formazione: basti pensare ai due autorevoli esempi di "IT" e di "Stand by me" del grande Maestro della letteratura horror.
Per tanti versi, "L'Estate della paura" (pur collocato nell'ambientazione rurale midwest del piccolo borgo di Elm Haven) rievoca le tematiche care a Stephen King, sempre attento nel dare voce alle paure adolescenziali e agli orrori che si nascondono nelle pieghe delle piccole cittadine di provincia del suo Maine.
"L'inverno della paura"
parla essenzialmente di solitudini e della lenta ed inarrestabile deriva interiore ed esistenziale del professor Dale Stewart che, reduce da numerosi fallimenti, nonchè provato da un tentativo di suicidio e dal persistere di una grave sindrome depressiva, ritorna - a distanza di 40 anni - proprio ad Elm Haven, per portare a termine un romanzo su quelle vicende della sua adoloscenza, un romanzo che lo riscatti dal suo essersi imprigionato - letterariamente parlando - in cliché di maniera.
Ma cosa cerca veramente Dale?
La concentrazione per scrivere, il magico ritorno alle sue radici, oppure il confronto morboso con i suoi fantasmi (tra cui quello del suo compagno ed amico Duane, morto per un incidente esattamente al culmine di quell'estate della paura) ed i suoi orrori personali?
Certo è che l'atmosfera si va facendo sempre più inquietante: mentre si moltiplicano gli eventi perturbanti, il confine tra realtà, fantasia e delirio va facendosi più incerto e fragile.
Alla fantasia e al delirio di Dale fa da contrappunto il commentario dietro le quinte di Duane, quasi che quest'ultimo - anima senza pace ancora presente in questi luoghi - avesse il compito d'un antico corifeo, o forse anche di psicopompo.
Mentre l'ambientazione rimane sempre statica, l'"angolo confortevole" nel quale Dale si è ritirato e una campagna degradata spoglia e desolata, nel cuore di un inverno rigido e nevoso, le vicende narrate si snodano in una sequenza di cangianti panorami interiori con numerose citazioni testuali colte, tra cui non manca l'Henry James delle storie di fantasmi ("L'angolo confortevole" in testa a tutti gli altri), ma anche riferimenti alla mitologia egizia e all'antico poema epico, Beowulf.
Alla fine, il romanzo così come "L'estate della paura" si può considerare il racconto di un rito passaggio, compiuto con dolore e sofferenza per il transito all'età matura: solo questo passaggio consentirà al protagonista letterario di potere scrivere (elaborare) degli eventi oscuri accaduti nella sua adolescenza.


Questa foto, presa da internet, raffigura in un solo scaffale di libreria tutti i romanzi di Dan Simmons.
Ed ora pregusto il piacere di immergermi nella lettura dell'ultimo suo romanzo , "La scomparsa dell'Erebus" (titolo originale, ben più cogente: "The terror").

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