mercoledì 29 aprile 2009

"Il vizio": storia di un'ossessione e di sogni adolescenziali deviati


Alcuni romanzi che, ad un primo sguardo, sembrerebbero dover essere relegati alla narrativa di genere riescono a eludere il campo ristretto cui il titolo vorrebbe confinarli per assumere una valenza letteraria più ampia, collocandosi in una panorama di altre opere eccellenti.
E' quello che accade con "Il vizio" (Aliberti, 2008), prima opera narrativa lunga di Carmen Scotti, (che ha inizato la sua carriera lavorativa come fonico RAI ed è attualmente collaboratrice di "Cronaca vera").
Milano, in un agosto tormentato dal soie. Un uomo entra in una strana casa d'appuntamenti, molto strana: tutte le ragazze sono vergini. Tutte, rigorosamente, addormentate, sotto l'effetto di potenti sonniferi. Sembra la trama de "La casa delle belle addormentate", il libro del Nobel Yasunari Kawabata. E lui non pare nemmeno crederci. Finché non vede una ragazzina di quindici anni. È lei la donna che il bordello gli ha affidato. L'uomo, pur non sapendo niente di lei, né il suo nome né la sua voce né la sua storia, ne viene morbosamente attratto. Mese dopo mese la sua vita scivola sempre più giù, in un vortice di ossessione dal quale non riuscirà più a riemergere, e nel quale la morte e il sesso occupano lo stesso spazio.
Il romanzo si legge bene grazie ad un meccanismo narrativo che cattura il lettore e l'utilizzo d'uno stile diaristico che soltanto nel capitolo finale si congela nel suggello d'una fredda relazione clinica. Trevertici d'osservazione, dunque: due soggettivi nelle annotazioni diaristiche del signor Tosi (che tali possono considerarsi, per quanto esposte in terza persona), sfrontato cultore del libertinaggio,e del potere sfrontato dei soldi, e in quelle più dolenti ed intime di Angela Catena, la piccola dormiente che, con le sue note, relative a sogni adolescenziali che, a causa dell'esposizione al miraggio degli idoli e delle false mete mediatiche (come, ad esempio quella di "poter diventare un giorno una velina" ed "avere i soldi per poter comprare bei vestiti"), finiscono con l'essere deviati e con l'imboccare percorsi perdenti sino alla distruzione (che è già cominciata ben prima, quando, dopo la sua iniziazione al sesso per denaro e doni in natura, ha accettato - sempre per soldi facili - di essere una "dormiente", passiva, immobile, privata di volto e di storia - e persino di un nome).
Tosi, abituato a possedere tutto con il potere dei soldi, si perde nella contemplazione della ragazzina dormiente che, non interagendo con lui, diventa una sorta di specchio vuoto nel quale proiettare (e rivivere) i suoi ricordi (sessuali), le sue perversioni, i suoi desideri tra i quali prevale quello di reificare la donna per sentirsi forte e potente.
Nello stesso tempo, in questa insolita situazione, lui, così abituato a dominare, si ritrova spiazzato, perchè quella dormiente non potrà mai possederla e farla sua in quei termini monocordi e consuetudinari che conosce (il sesso come dominio ed umiliazione dell'altro): proprio quella inattingibilità della mente della dormiente - più che del suo corpo - farà da catalizzatore nel lanciare nella mente di Tosi il germe di un'ossessione che, crescendo a dismisura, avrà esiti letali.
Angela, invece, nel suo diario, ci viene restituita con tutte le sue inquietudini adolescenziali e con quei desideri che, in assenza di una guida certa, imboccano un percorso anch'esso pericoloso e, alla lunga, distruttivo.
Il bel romanzo d'esordio di Carmen Scotti, pur avendo un suo percorso assolutamente originale, si rifà esplicitamente a "La casa delle belle addormentate" di Yasunari Kawabata, ma anche secondo me - quanto a struttura narrativa - al "Il Collezionista" di J. Fowles.
Nel primo, il semplice contatto con il corpo di giovanni donne narcotizzate permette all’attempato Eguchi di riflettere sulla propria condizione presente e sulla propria capacità di accettazione della senilità e del declino fisico: in questo casa di piacere ‘sui generis’, egli realizza un mix emozionale complesso tra l'evocazione di ricordi lontani, un sentimento di struggente malinconia, l'accendersi di sprazzi di prepotente desiderio, di vitalità fisica e di lucida insonnia, a volte accompagnata dal suono del vento e dal fruscio dei rami e delle foglie o ancora dal rullare della risacca oppure solo dal più assoluto e sprofondante silenzio.
Secondo Yukio Mishima, "...fra le opere di un grande scrittore si potrebbero annoverare quelle che corrispondono al dritto di una medaglia, o di una moneta, e il cui significato è evidente e visibile, e le altre che appartengono al rovescio della medaglia, e il cui significato è celato, nascosto, sul retro. Volendo, si potrebbe confrontarle rispettivamente al buddhismo essoterico e a quello esoterico. Nel caso di Kawabata, 'Il paese delle nevi' rientra nella prima categoria, mentre 'La casa delle belle addormentate' è indubbiamente un capolavoro esoterico".
"Il collezionista" di John Fowles, invece, narra la storia d'un uomo inibito e frustrato che colleziona farfalle e, così come fa con le farfalle, decide di catturare e tenere con sé una ragazza di cui si è invaghito, sino a farla morire di stenti.

Qui la somiglianza è sia nella particolare natura della relazione tra i due (rispettivamente, Freddie e Miranda) che si viene a creare, per quanto assolutamente sbilanciata e distorta, sia nella struttura narrativa in cui i due protagonisti raccontano gli accadimenti in prima persona, ciascuno secondo il proprio vertice di osservazione.
Freddie, un rapitore inibito che colleziona farfalle e che è, al tempo stesso, adorante e violento, e Miranda, la ragazza rapita, piena di vita, intelligente, decisa a sopravvivere, raccontano in prima persona, parlando a capitoli alternati, questa esperienza estrema: agghiacciante nelle parole di lei, normale, quasi banale in quelle di lui.
Uno straordinario “tour de force” nelle pieghe profonde della psiche umana.
E se non ricordo male, "Il collezionista" è stato anche trasposto in film, oggi introvabile.

Peraltro, il romanzo della Scotti, studiato in termini sociologici, offre una carrellata dall'interno di alcune delle possibili derive della società contemporanea e dei rischi cui sono esposti i più giovani che, essendosi appena affacciati alla vita e ancora vulnerabili sotto il profilo cognitivo-relazionale ed emozionale, imparano - attraverso le seduzioni dei molteplici e confusivi messaggi cui sono sottoposti e sotto la spinta di "cattivi maestri", ma anche influenzati da adulti rapaci e predatori (e il signor Tosi è un'ottimo esempio di questa specie umana) - ad utilizzare il proprio corpo (e il sesso) come strumento per andare avanti nella vita e realizzare i propri desideri.
E, per concludere, poichè è ben noto che le "soglie" al testo hanno un'importanza fondamentale, vorrei spendere una parola sulla foto di copertina che è di un grande fotografo ceco, Jan Saudek e che accoppia una dimensione surreale-onirica ad una forte ed intensa rappresentazione erotica che unisce assieme il corpo femminile-oggetto e la mente sognante. Indubbiamente, una foto che impreziosisce il romanzo e che stimola il desiderio di leggere e a approfondire, dopo essere transitati attraverso una soglia tanto sontuosa quanto evocativa.


Carmen Scotti (dal profilo della scrittrice in Facebook)

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