giovedì 23 aprile 2009

E se imparassimo di nuovo a vedere il cielo sopra di noi?


L'altro giorno ho ascoltato l'antologia "definitiva" di John Lennon. Ed eccola là, al primo posto, "Imagine", con quelle essenziali note al piano, toccante, superba nella sua semplicità.
Una di quelle canzoni che andrebbe salvata come patrimonio dell'umanità, se ci dicessero che - dell'intera produzione musicale della storia dell'uomo - solo dieci brani musicali potranno essere conservati (ovviamente, questo è solo il mio modesto parere e non voglio suscitare l'ira di nessuno).

Il muro di John Lennon, a Praga

Imagine
Imagine there's no Heaven
It's easy if you try
No Hell below us
Above us, only sky
Imagine all the people
Sharing all the world

You may say I'm a dreamer
But I'm not the only one
I hope someday you'll join us
And the world will live as one
. Prima, sul muro di John Lennon a Praga, c'era un suo grande ritratto, che poi nel corso del tempo si è sbiadito ed è stato infine cancellato da una serie di altre sovrapposizioni grafiche. Oggi, per i giovani writer metropolitani, questo muro è diventato un banco di prova "celebrato" su cui lasciare la propria impronta.

Ogni tanto dovremmo ricordarci di questi semplici messaggi.

La bellezza, direi, sta proprio nella semplicità.
Oggi viviamo ottenebrati e si tende a non pensare più alle cose semplici e soprattutto non più a quelle che siano di fruizione immediata, senza il filtro della tecnologia che è diventata l'inferno della perdita della relazionalità.
Sono soltanto pochi quelli che, di tanto in tanto, volgono lo sguardo al cielo e guardano ad esso per quello che è, con il suo colore cangiante all'alba o al tramonto, con il suo spazio vuoto e con le creature alate che, nella sua immensità, vibrano di vita.
Guardando al punto in cui siamo arrivati, oggi, si potrà concludere che John Lennon era solo un povero visionario. Eppure, malgrado egli sia stato ucciso in un attimo da uno squilibrato, la sua canzone continua a vivere e a dire delle cose.

Imagine

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