Oggi è il primo dell'anno.
Come sempre, passato il furore selvaggio ed insulso di botti e scoppi, subentra uno stato d'animo più tranquillo e rilassato.
E' più che altro un fatto 'cerimoniale' accogliere così fragorosamente il nuovo anno e in simultanea di congedarsi da quello appena trascorso, in un'atmosfera che, secondo un rigido e scontato protocollo, deve sempre essere venata di eccitata concitazione ( con l'anticipazione di un futuro sicuramente migliore).
Poi, quando i giochi d'artificio e i plop-plop delle bottiglie di spumante si placano, rimangono soltanto stanchezza e senso di vuoto.
La ruota riprende a girare, presentandoci - come sempre - senza sconto alcuno tutti gli eventi della vita, gioie, dolori, noia, divertimento in un remix caleidoscopico, eppure fondamentalmente simile a quelli degli anni precedenti.
Tutto cambia e tutto si rinnova sempre eguale, è questo il leit-motiv che tutti noi ci troviamo a dover accettare, malgrado le illusioni che sempre coltiviamo nel nostro animo.
E' la giostra della vita: ogni giro è un anno che s'aggiunge ad una lunga filiera.
Sta a noi viverlo bene senza sprecarlo.
Dipende da noi riuscire a farlo fruttificare.
Anzichè nutrire speranze di eventi improbabili, la cosa migliore, forse, è dedicarsi a far bene le piccole cose, tutte quelle che - da sole - ci possono dare più soddisfazione di qualcosa che invece - per quanto vagheggiata - non giungerà mai o sarà sempre evanescente o si realizzerà, ma mai neri modi e nei tempi che abbiamo sperato.
Molti - secondo un luogo comune che si riflette nella miriade di sms augurali che fioccano a mezzanotte e dintorni - pensano che la chiave di volta di tutti siano
"fortuna e soldi", molta fortuna, tanti soldi.
E' così che poi si spreca il nuovo giro di giostra: nell'attesa livida della fortuna e d'una cascata di soldi (magari vinta alle scommesse, al Superenalotto, al totocalcio).
"La Fortuna è cieca", si dice: la Sorte non può essere blandita in alcun modo.
Arriva sempre inaspettata, senza che si possa mai sapere in anticipo chi la dea bendata toccherà con la sua mano.
Eppure, si può gioire delle piccole fortune che ci capitano ogni giorno.
Godendo, per esempio, della sorte benigna che ci fa trovare per strada monete di scarso valore e altri oggettini.
Alcuni lasciano perdere: trovano che non sia nemmeno il caso di chinarsi a raccogliere quella piccola cosa che è venuta sino a te.
Altri, invece, prendono tutto quello in cui s'imbattono e sono felici del piccolo dono avuto dalla sorte.
E'la filosofia ancestrazle dei nostri antenati cacciatori-raccoglitori: meglio accontentarsi di ogni piccola preda commestibile (radice, tubero o frutto che sia); mai rifiutare sdegnosamente il poco che si può trovare quotidianamente in attesa della selvaggina più grossa, di cui però non si ha certezza (verrà domani o dopodomani, ma certamente non oggi).
In fondo, di questo si tratta: mantenere in ogni evento della vita un senso composto della misura; mai desiderare più di quello che si può avere.
L'altro giorno, ad un incrocio d'uno dei quartieri residenziali della città, il rom stanziale di quella via si accostava alle auto in attesa del segnale verde, chiedendo l'elemosina.
"Ho fame", diceva una scritta a rozze lettere su d'un pezzo di cartone che egli reggeva davanti a sé per suscitare compassione.
Per terra, a pochi da metri da lui, occhieggiava con riflessi ramati un pezzo da 5 centesimi che, forse, gli era caduta di mano o era stata persa da qualcun altro.
L'avrei voluta raccogliere per me, come faccio con tutte le monetine in cui m'imbatto, ma - per scrupolo di coscienza - gliel'ho indicata, pensando che, senza farsi pregare, egli l'avrebbe raccolto (pensavo:
"E' qui per questo! Non voglio levargli il pane. Ha più bisogno di me").
Invece no. L'ha guardata distrattamente, continuando nella sua questua. Evidentemente per lui, 5 centesimi non valgono nulla.
Per me, invece, sì.
Le raccolgo tutte, anche quelle da 1 e da 2 centesimi.
Per me valgono perchè sono le monetine della buona fortuna, perchè sono un
segno.
Poi, le conservo tutte in un apposito salvadanaio.
Magari, un giorno, senza averla mai desiderata, troverò anche una banconota da 100 euro, oppure m'imbatterò in una cosa che, pur priva di un valore monetizzabile, sarà per me straordinaria.
Sono certo che, se tralascerò gli oggettini di poco valore che oggi vengono a me, domani non troverò mai le cose che siano veramente di valore (beninteso, in senso soggettivo)...
Non bisogna mai dare un calcio alla buona sorte.
Sapersi accontentare dei piccoli doni quotidiani, significa che, domani, inaspettatamente, qualche cosa più bella che non abbiamo chiesto o in cui non abbiamo sperato ci accadrà.
E' così, dunque, con questo spirito umile e positivo che va accolto il nuovo anno, il nuovo giro di giostra della nostra vita.
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