mercoledì 11 marzo 2009

Watchmen: qual'è l'evoluzione di una "ronda" dotata di superpoteri?


"Watchmen" è un film decisamente in controtendenza rispetto ad altri che sono stati tirati fuori dalle saghe dei DC Comics.
Innanzitutto è lento, di una lentezza soporifera, che rende ardua la resistenza mentale nelle quasi tre ore di proiezione.
In secondo luogo, presenta una serie di scene realmente atroci (uccisioni, arti amputati, mannaie che spaccano teste, corpi che esplodono in frammenti) che ne fanno - proprio per queste specifiche sequenze - un film splatter ed improponibile ad un pubblico di minori.
Per altri versi, si presenta con alcuni spunti di originalità: alcuni spunti narrativi di tipo chandleriano, come ad esempio la voce narrante fuori campo o la pensosità malinconica di alcuni dei personaggi. E' anche interessante il modo in cui la vicenda, innestandosi nello scenario politico americano degli anni Ottanta (con un caricaturale Nixon), presenti poi degli imprevedibili sviluppi di fantapolitica.
Il ritmo narrativo - come si diceva - è lento, fatto di molti dialoghi, di primi piani, di lunghi flashback che consentono allo spettatore di ricostruire l'intera storia del gruppetto di vigilantes (alcuni dei quali dotati di ambigui super-poteri).
Il tema che è dibattuto nel film (e, credo, anche nella saga a fumetti) è "Chi controlla i controllori?".
Se - in modi occulti - un gruppo di cittadini decide di sostituirsi alla giustizia, per contrastare la violenza delle bande delinquenziali, degli assassini, dei pedofili e degli stupratori, assicurandoli al potere terreno, perchè abbiano la loro giusta pena, molteplici sono le tentazioni e i passi in una strada di "immoralità".
Innanzitutto la voglia di sostituirsi alla giustizia terrena, quando non vi è più alcuna certezza della pena, provvedendo ad erogare direttamente delle punizioni fondate su una rozza legge del contrapasso o del taglione; in secondo luogo, di iniziare ad essere sottilmente pervasi da un delirio di onnipotenza per sentirsi sempre più simili ad un dio che ha il potere di salvare o erogare pene o comminare la morte.
Nei diversi rappresentanti della pattuglia di "guardiani" sono rappresentate tutte le possibili gradazioni di una simile deriva: sino a Mr Manhattan, trasformato - lui sì - da un esperimento di scomposizione della materia in un essere onnipotente ed immortale.
Già, nel cinema, avevamo avuto modo di vedere simili derive in altri film, come nel giustiziere/vendicatore magistralmente interpretato da Charles Bronson ("Il giustiziere della notte" - Death wish - di Wendell Mayes) che, dato il successo iniziale, diventò rapidamente una serie (ben quattro altri film dopo il primo).
Per quanto noioso e lento e, a tratti, anche cruento, "The watchmen" contiene degli interessanti spunti di riflessioni che è possibile travasare nella nostra attualità.

Per chi volesse saperne di più sulla serie a fumetti, inserisco di seguito l'introduzione alla voce wikipediana:

Watchmen è una miniserie a fumetti supereroistica di 12 albi, scritta dall'autore britannicoAlan Moore e disegnata dal suo connazionale Dave Gibbons, che venne pubblicata in albi mensili dalla DC Comics a partire dal 1986. Ad oggi rimane l'unico graphic novel ad aver vinto un Premio Hugo e ad essere inserita nella lista di TIME Magazine dei "100 migliori romanzi in lingua inglese dal 1923 ad oggi".

La particolarità innovativa che differenzia principalmente Watchmen dai fumetti di genere che lo hanno preceduto, è quella di presentare i supereroi protagonisti più nell'aspetto umano e "quotidiano" che in quello straordinario e avventuroso, "decostruendo" l'archetipo del supereroe convenzionale. Ecco che allora vengono descritti i loro problemi etici e personali, le difficoltà di relazione tra i componenti del gruppo, i loro difetti e le loro nevrosi, spesso riconducibili a particolari avvenimenti del loro passato. Inoltre, nessuno di essi - con una sola notevole eccezione - possiede alcun superpotere: sono persone comuni che hanno deciso di fare il mestiere, comune nell'universo di Watchmen, del "giustiziere mascherato". A questo si devono aggiungere una sapiente applicazione di tecniche cinematografiche, un ampio uso di simboli, dialoghi con più livelli interpretativi e metanarrazione.

E' il caso qui di ricordare che da una "graphic novel" di Alan Moore è stato tratto un altro film - "V per vendetta" - che, come del resto la storia dei watchmen, indubbiamente pone sul tappeto una serie di questioni etiche non da poco e che è godibilissimo da parte di un pubblico di tutte le età.

Ma vediamo la sintesi biografica di Alan Moore, anche questa tratta da Wikipedia

Alan Moore (Northampton, 18 novembre 1953) è un autore di fumetti e scrittore inglese. Le sue opere Watchmen , From Hell e V for Vendetta , lo collocano tra i più famosi autori di fumetti.

Moore, comunque, oltre ad essere un abile scrittore di fumetti, è anche un romanziere, cantante e cantautore (famose sono le sue rappresentazioni teatrali: un misto tra parte recitata e musica, preferibilmente elettrica), e, dal giorno del suo quarantesimo compleanno, autoproclamatosi mago.

Influenzato da Brian Eno e Captain Beefheart, in campo musicale, tra le sue letture formative si contano Mervyn Peake, William Seward Burroughs, Thomas Pynchon, Michael Moorcock, oltre ai fumetti letti nel periodo dell'infanzia.

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