La via è buia e deserta:
una desolation row della mente.
Folate di vento cattivo e mordace
sollevano cartacce,
pagine gualcite di giornale
e vecchi involucri di plastica.
E anche quelle rade foglie cadute
che ancora rimangono dalla morìa dell'autunno.
E tutti questi oggetti
intrecciano morbide danze,
evocando fantasmi con il loro fruscio.
Fruscio e silenzio,
Silenzi e fruscio
e ancora il soffio del vento.
Rombo di motore,
violenta lama di luce
che lacera il buio
E poi silenzio, silenzio,
immobilità, attesa.
E poi di nuovo il fremito del vento
Che ci fa lì,
nel buio e nel silenzio,
quel viandante con una sporta
sghemba sulle spalle,
proteso sull'orlo del nulla?
Forse prima di muovere un passo ancora
si protende ad ascoltare il silenzio,
o è intento a leggere gli arabeschi frattali
tracciati da quegli oggetti volanti
cercando il ricorrere d'una cifra magica,
la chiave ultima per leggere se stesso
Nel nome del padre, o del padrino
1 settimana fa
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