martedì 10 agosto 2010

In Gone la rivisitazione in chiave moderna de Il signore delle mosche di Golding


Come sarebbe un mondo senza adulti? Nessun lampo di luce. Nessuna esplosione. Un istante prima erano lì, come sempre. Un istante dopo erano scomparsi. Tutti. Tranne i ragazzi. E il romanzo di Michael Grant, Gone (Rizzoli, 2009), stranamente pubblicato in una collana per ragazzi e consigliato a lettori da 12 anni in su, racconto le loro prime 299 ore.

Il signore delle mosche
di William Golding, premio Nobel per la letteratura 1983, ipotizza una situazione-limite (si tratta di un romanzo a tesi, per alcuni aspetti) in cui, nel corso della II guerra Mondiale, un aereo che trasporta gli studenti di un college in un luogo più sicuro precipiti poco al largo di un’isola del Pacifico. La maggior parte dei ragazzi (maschi e femmine) si salva, ma tutti gli adulti che li accompagnano e che ne hanno la responsabilità muoiono, compresi i piloti dell’aereo. I ragazzi si trovano nella necessità di organizzarsi in un modo “democratizzante” con un’equa ripartizione degli oneri e delle responsabilità (e l’attivarsi di un atteggiamento protettivo nei confronti dei più piccini) e di predisporsi alla sopravvivenza in un ambiente ostile. Subito, si delineano delle differenze tra gli uni e gli altri e, sotto stress, di alcuni emergono maggiormente alcune derive caratteriali, prima tenute sotto controllo dalle istanze educativa. Presto il gruppo si spacca in due fazioni, una costituita da quei ragazzi che hanno introiettato un codice etico, e l’altra a cui aderiscono quelli più sensibili al fascino della violenza, del sopruso e della prevaricazione.

L’emblema di tutto ciò è una testa di maiale selvatico che viene conficcata su di un ramo aguzzo e che, pur ricoperta dalle mosche, diventa per i secondi una sorta di animale totemico ed ispiratore (Il signore delle mosche, appunto).

La situazione rapidamente precipita sino all’attivarsi di una vera e propria guerra e al primo morto; peggiorerebbe ancora se non arrivassero gli adulti, nella forma di autentico deus-ex-machina, a riprendere in mano la situazione e a riportare tra i ragazzi smarriti la legge morale (anche se si tratta di una legge morale debole, dal momento che proprio gli stessi adulti assenti sono stati in guerra e si sono uccisi a vicenda).

In ogni caso, dopo la contaminazione da parte del Male, niente sarà più come prima.

Il romanzo alimenta con forza una visione del mondo molto pessimistica e esprime un atto di accusa nei confronti di un’eccessiva fiducia nella ragione, nel progresso e nella tecnologia, mentre è tangibile la convinzione che sempre si deve fare i conti con il Male che, senza argini e senza comportamenti “controllo” tenderebbe a dilagare e a prendere il soppravvento anche tra coloro, che sarebbero in una cornice “normata” tendenzialmente retti e buoni. In altri termini, la tesi proposta da Golding è che in un mondo anomico si genera, quasi autonomamente, il male.

Il recente romanzo di Michael Grant (sua prima prova narrativa), Gone, propone una situazione simile, ma senza la conclusione liberatoria di Golding, cioè senza l’arrivo salvifico degli adulti portatori di un codice morale.

In una cittadina costiera degli Stati Uniti (Perdido Beach) dominata da un’inquietante centrale nucleare subito nell’entroterra, all’improvviso, in un istante, tutti quelli al disopra di 16 anni scompaiono nel nulla, mentre la città e il territorio circostante vengono chiusi all’interno di una bolla o cupola invisibile o campo di forza (forse sostenuto da un campo di forza), all’esterno del quale il resto del mondo potrebbe essere scomparso.

Il romanzo racconta le prime 300 ore di questo mondo (un po’ meno di 13 giorni).

I ragazzi scoprono anche, con angoscia, che anche chi si trova a compiere il 16° anno scompare in un attimo, ma hanno anche la sorpresa di constatare che molti di loro hanno acquisito dei poteri straordinari, quasi fossero dei mutanti.

Come ne Il signore delle mosche i più grandi si organizzano in una parvenza di società in cui vige la distribuzione dei compiti e delle responsabilità sulla base delle abilità e delle competenze individuali: tutto potrebbe andar bene se non fosse per gli studenti della Coates Academy, una sorta di collegio per ragazzi deviati che capeggiati dal malvagio Caine (il nome è tutto un programma) vogliono prendere il controllo su gli altri ragazzi e soprattutto asservire (e neutralizzare) quelli dotati di super-poteri.

Si assiste, attraverso molte vicissitudini ad una degenerazione progressiva dei rapporti tra i due gruppi e ad un’escalation della conflittualità sino ad uno stato di guerra aperta.

Sam (che scopre di essere fratello gemello di Caine), a capo del gruppo dei buoni, alla fine, malgrado tutto riuscirà a trionfare, ma la prosecuzione del conflitto è solo rimandata. Caine, risparmiato dalla clemenza di Sam, infatti, architetta la sua vendetta, volgendosi al Male.

Gone è interessante, indubbiamente per la tematica che pone e per il modo in cui la tratta, visto anche il suo antecedente illustre. Ma Il signore delle mosche riesce ad essere ben più metafisico, senza peraltro tirare in ballo ipotesi fantascientifiche e spiegazioni esoteriche.

Gone, alla fine, lascia i lettori più esigenti un po’ delusi, perché non fornisce alcuna spiegazione stringente sulla genesi della cupola, né sull’origine dei super-poteri dei ragazzi.

Du essi non si comprende bene se siano un effetto secondario della cupola oppure se non siano stato slatentizzato (o potenziato) qualcosa che era già preesistente in loro. Forse c'entra in qualche misura la centrale niucleare. Non si sa.

In più, in modi che rimangono narrativamente poco sviluppati, viene tirata in ballo, come spiegazione ultima l’Oscurità, in altri termini un principio malefico che s’è infiltrato all’interno della cupola e che è pronto ad asservire chi sia disposto ad abbandonarvisi.

Il finale di Gone non è una vera conclusione ma prelude, secondo me, ad un sequel prossimo venturo che, in qualche misura, preconizza una situazione analoga alla fiction fantascientifica Lost.

In ogni caso, è un libro godibile anche per le sue importanti affinità (non dichiarate esplicitamente dall’autore, ma sicuramente derivanti dal suo background formativo) con Il signore delle mosche di Golding, anche se qui la storia non si pone in termini di apologo morale, perché non ci sono gli adulti salvatori che ritornano per riprendere in mano le cose, ma solo la presenza d’una Forza oscura dilagante che, forse, prenderà il sopravvento.

Questa la sintesi del romanzo proposta nel risguardo di copertina

Non ci sono state esplosioni quando è successo. Niente esplosioni, lampi o fremiti nell'aria. Semplicemente, un attimo prima gli adulti c'erano e quello dopo non c'erano più. Nessuno sa spiegare che cosa sia successo, né perché, né tantomeno che cosa sia la forza impenetrabile che impedisce a chiunque di uscire dalla città. Ma i telefoni non funzionano, e chiedere aiuto (a chi, poi?) è impossibile. Abbandonati a se stessi, i ragazzi si riuniscono in bande, litigano, eleggono capi, meditano tradimenti. Il mondo non è più quello che conoscevano, ma anche loro sono diversi, e non solo perché l'assenza di insegnanti e genitori rileva il vero carattere di amici e compagni di scuola, ma soprattutto perché alcuni si accorgono di possedere strani, pericolosi poteri...

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