giovedì 26 agosto 2010

In "Giustizia privata" un film interessante con un'evoluzione, nel finale, alla James Bond


Giustizia privata (di F. Gary Gray e con Jamie Foxx e Gerald Butler, 2009) rimanda al filone dei film incentrati sulle gesta dei "giustizieri", in parte mutuati dal fumetto (V per vendetta di Alan Moore, per esempio) e dalla cinematografia (in cui domina il personaggio interpretato da Charles Bronson).
Il titolo italiano del film sembra rimandare proprio a questo filone, per l'appunto, ma quello originale - Law abiding citizen (come spesso accade) ci dice di più.
La storia di Clyde (Gerald Butler) non è soltanto quella di un cittadino che, sentendosi tradito dalla Legge (o meglio dal sistema giudiziario - americano, precisiamo- e dal modo in cui la Legge viene applicata) decide di farsi giustizia da sè, ma diventa un confronto serrato tra un cittadino "danneggiato" e quel sistema giudiziario cui - seguendo senza pietà e senza rimorso delle vie immorali e non lecite - vuole insegnare ad essere morale e ad abbandonare un sistema di amministrazione delle Legge fatto di compromessi più che di aderenza salda a dei principi univoci.
Quindi c'è in apertura il legal thriller, ma c'è anche la narrazione d'un articolato e raffinato sistema di vendetta che si mette in moto a distanza di tempo (la vendetta è un piatto che va degustato freddo), messo a punto nei minimi dettagli. C'è, infine, il confronto tra Clyde (la parte che si ritiene offesa) e la Legge, quest'ultima impersonata da Nick (Jamie Foxx che abbiamo visto recentemente in "Il solista"), al tempo dei fatti avvocato rampante ed ambizioso (pronto al patteggiamento, pur di "vincere" la causa) e 10 anni dopo ancora avvocato di punta nell'ufficio del Procuratore legale di Philadelphia di cui è con certezza il delfino designato (come collezionista di cause vinte).
Su questi due aspetti la narrazione procede in modi credibili, per quanto già visti (anche se la "ricetta" è alquanto diversa, con qualche sbrasata splatter).
Poi il film ha un'impennata verso l'incredibile - se non il fumettistico - quando Clyde si trasforma - pur chiuso tra le quattro mura di una prigione di massima sicurezza - in vendicatore , pronto ad uccidere chiunque intralci la sua strada verso il trionfo di una giustizia sanguinaria e folle.
Da questo momento in poi, come osserva Gianfranco Zappoli in mymovies, il film si segue come una trama di James Bond, sorridendo delle trovate sfoderate dal regista e chiedendosi quale sarà la successiva, sino ad una conclusione abbastanza ironica se non fosse per la scia tragica di cadaveri di cui la storia è stata disseminata.

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