giovedì 27 agosto 2009

U tuircu a Palermo: un giocatore di calcio che ha influenzato l'immaginario linguistico

Tempo fa, avevamo in casa come collaboratore domestico un Ghanese, di nome William: un vero factotum...
Faceva le pulizie, portava a spasso i cani (allora avevo due Pastori tedeschi), sapeva stirare (incredibile...) e, all'occorenza, prestava la sua opera come baby-sitter e accuditore della prole. Una volta, tornando a casa, anzitempo, chiesi al portinaio: "C'è William in casa?". Quello dopo una lunga e complessa mimica tipica di chi non vuole comprendere, mi rispose con una domanda accompagnata da un sorrisetto di stolida intesa: "Cu? U tuircu?" (vale a dire, tradotto in lingua italiana: "Chi? Il turco?"). Lì per lì pensai che la parola fosse dettata da quell'ignoranza di folklorico marchio nostrano: una maniera di omologare ogni straniero con "il turco", una scelta linguistica di origini antiche e radicata nelle nostre vicissitudini storiche di secoli e secoli di invasioni e incursioni saracene sulle nostre coste. Del resto, si dice tuttora - per rievocare il timore panico che induceva l'arrivo dei Saraceni - "Mamma li turchi!". Un complesso sistema di avvistamento (con le torri di guardia che cingono le coste della Sicilia, in un perfetto sistema di corrispondenze visive) era stato predisposto per dare agio alle popolazioni costiere di riparare in rifugi sicuri all'arrivo dei Saraceni. Eppure, ancora nel corso del XIX, si hanno notizie di complesse trattative per riscattare dalla schiavitù dei Siciliani portati via come bottino. Quindi, "u tuirco" per dire straniero - genericamente africano - feroce e primitivo, insieme. In realtà come ho appreso da Sergio Ignizio, mio amico in Facebook e grande supporter della squadra di calcio di Palermo (e anche conoscitore della sua storia, quindi), l'uso linguistico ha un'altra origine, ben più recente. Negli anni '50 il Palermo ebbe tra i suoi giocatori, esprimendo in ciò una tendenza appena all'esordio, un forte giocatore proprio turco, Şükrü.
Ed è da allora che ogni straniero specie se scuro di pelle e primitivo di modi è nell'immaginario del Palermitano "u tuircu".

Di seguito la breve scheda biografica di Şükrü Gülesin, tratta da Wikipedia

Şükrü Gülesin (Istanbul, 14 settembre 1922 – 10 luglio 1977) è stato un calciatore turco, di ruolo attaccante, morto in un incidente stradale.
Carriera - Segnalato da Giuseppe Meazza, venne ingaggiato dalla Lazio nella stagione 1950/51. Giocatore dalla stazza imponenente (era alto quasi due metri e corpulento), al suo arrivo destò non poche perplessità. Entrò subito in contrasto con l'allenatore Mario Sperone, il quale lo voleva far giocare centromediano, vista la sua imponente mole, invece che centavanti, ruolo che aveva sempre ricoperto in patria nel Besiktas. Venne così subito venduto in prestito al Palermo, dove esordiva nell'ottobre 1950 contro il Milan. Divenne presto il beniamino del pubblico rosanero. Nella sua prima stagione in terra siciliana, giocando centavanti, segnò la bellezza di 13 reti in 28 incontri disputati. Ritornò presto alla Lazio e nonostante i 16 goal in 29 partite, nella stagione 1952-1953 fece ritorno al Palermo, per porre poi fine alla sua avventura italiana.
Il suo carattere e la dolce vita romana - A Roma, più che per le sue prodezze sul campo, era noto per la dolce vita che conduceva e che spesso lo vedeva persino ospite del re Faruk. Non disdegnava le macchine lussuose, le sigarette e l'alcool, e se ne faceva pubblicamente vanto. Famose erano le sue risse, sia in campo che fuori. Non sopportava i rimproveri. A tal proposito si racconta addirittura che un giorno inseguì con un coltello il suo allenatore Giuseppe Bigogno, reo di averlo escluso dalla formazione titolare, poiché sulla bilancia denunciava oltre cento chil.

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