lunedì 31 agosto 2009

La solitudine del moriente


La profondità di una strada deserta all'alba e la malinconia triste di un povero micio stecchito.
Ma, poverino, il suo trapasso sembra essere avvenuto compostamente.
Non é stato arrotato selvaggiamente, non c'è niente di raccapricciante in quel corpicino disteso per terra su di un fianco: forse, è stato solo urtato da un auto di passaggio e tanto è bastato.
E se non fosse per la posizione incongrua (un micio assennato non si metterebbe mai a dormire al centro diella carreggiata) potrebbe sembrare quietamente addormentato e in uno stato sognante...
Ed è proprio questo dettaglio a rendere più accorata la scena che ispira una composta riflessione sulla solitudine di chi muore e sull'impossibilità di formulare nel modo più appropriato gli addii.
Mio padre tanti anni fa, in occasione della morte di un suo collega giornalista, trovato morto all'alba seduto alla sua scrivania, quasi fosse stato sopraffatto dalla stanchezza (era stato colto da un infarto, mentre lavorava), mi disse ( ed io avevo ancora appena 10 anni - andavo ancora alle Elementari): "E' così che vorrei morire."
Ma il suo desiderio non venne esaudito...
O meglio, venne esaudito, ma non in quel modo.

1 commento:

  1. Ho sentito un improvviso desiderio di vedere una foto di tuo padre

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