mercoledì 6 maggio 2009

Quei mattacchioni e la toponomastica


Via Bainsizza: una piccola via della parte nuova di Palermo, lunga appena qualche decina di metri e che, con una dolce curva, contorna il muro perimetrale della Chiesa di San Michele.
La via, negli ultimi anni, non ha ricevuto molta attenzione dall'Amministrazione comunale: mancano infatti le indicazioni del nome della via nella moderna segnalatica stradale verticale, mentre persiste - ma sbiadita dal tempo - la scritta murale a caratteri rossi, come si usava farle un tempo - nellla economia povera del dopoguerra tra gli anni Cinquanta e i Sessanta.
Un mio conoscente - un autentico mattacchione e uso a sbeffeggiare - una volta armato di vernice e pennello andò a ritoccare ad arte il nome della via che divento - bontà sua - "Via Sasizza" (cioè "salsiccia").
Per lui, un'occasione davvero ghiotta e da non perdere, per dispiegare la sua attitudine dissacrante...
Qualche attento censore (in passato forse vi era un'attenzione maggiore a questi piccoli dettagli e l'attenzione è sempre meglio dell'abbandono...) si accorse del misfatto e provvide immediatamente a far correggere la manomissione.
Quel mattacchione, non soddisfatto, ritornò nuovamente sul luogo del delitto, ancora una volta armato di scala, pennello e vernice, e corresse pervicamente il nome della via in "via Sasizza n°2" (la beffa della beffa...).
All'azione, seguì la simmetrica reazione (con una nuova correzione ed un ritorno allo statu quo ante) e la cosa finì là.
Questo ricordo mi è venuto in mente, passando proprio da quella via e osservando la maliconica scritta sbiadita che, dimenticata dalla modernità, occhieggiava attraverso alcuni tralci rampicanti troppo cresciuti.
La correzione dei nomi delle vie, sempre all'insegna di una pasquiniana verve sbeffeggiante, era - ed è - una consuetudine radicata, tuttavia: solo che le moderne insegne si prestano poco a queste manipolazioni. E la si può considerare come una delle tante modalità del grafitismo murale.
Per alcuni, un modo per dire la propria e lasciare i propri segni sui muri, una propria traccia oppure anche per sfidare in modo bonario le istituzioni e i benpensanti.

Alcuni esempi.
Sempre a Palermo: via Col della Berretta si trasforma in "Via Col della Berretta di Lana", oppure - in quei di Mondello - una "Via Colonia Marina" si trasforma - previa cancellazione della parola "colonia" in "Via Marina Ripa di Meana".
Per concludere, la breve carrellata di esempi, a Bergamo, facendo una passeggiata dalla città alta a quella bassa, ho percorso una Via della Noca, che - per mano ignota - era divenuta una beffarda "Via della Gnocca".

Via Bainsizza: dalla piazza IV novembre alla piazza Franco Restivo (Bainsizza: altopiano della Venezia-Giulia dove vennero combattute aspre battaglie durante la Prima Guerra Mondiale).

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