lunedì 30 marzo 2009

Il mondo è crudele


In lontananza, nella via, vedo avanzare lungo il marciapiedi, una ragazzina, jeans e maglietta, capelli neri, corporatura esile.
Aspetto normale per la sua età, jeans un po' a vita bassa, come usano tutti i ragazzini.
C'è qualcosa di dsarmonico nel suo incedere.
Ha le spalle particolarmente esili e non c'è il consueto movimento ritmico delle braccia, si ha l'impressione che manchi qualcosa a rendere armonica la progressione.
Guardando meglio, mentre si fa più vicina, mi rendo conto che, al posto delle braccia, ci sono due piccoli moncherini che oscillano, anche se in modo minimo.
In volto, a distanza ravvicinata me ne accorgo meglio, ha un'espressione triste e pensosa.
Eppure, è una ragazzina come tante altre della sua età.
Dietro di lei procedono tre ragazzetti sulle bici acrobatiche.
La indicano più volte.
Parlottano tra loro.
Ridono, forse deridendo qualcosa che non capiscono e che nessuno è stato capace di spiegare loro.
Mi vergogno per loro, per l'insensibilità e la crudeltà che esibiscono.
Penso, mentre osservo questo teatrino di ordinaria crudeltà, che la nostra società non fornisce per nulla ai giovani degli strumenti per comprednere la diversità, benchè ci siano delle normative specifiche che, discendendo dalle convenzioni internazionali, impongono di intraprendere tutte le iniziative necessarie per facilitare l'integrazione e fornire pari opportunità a chi, per nascita o per un destino avverso, è diversamente abile oppure presenti delle anomalie somatiche o psichiche.
Oltre alle normative, d'altra parte, c'è quell'immenso territorio dell'educazione dei più piccoli alla tolleranza e all'accettazione di chi è diverso da noi, ma anche delle famiglie perchè gli adulti trasmettano ai più piccini tali valori: e per questo si sta facendo ben poco, purtroppo.




Per alcuni mesi il turista che si aggirasse per Trafalgar Square avrebbe potuto essere colpito dalla visione di una grande statua in marmo italiano bianco, collocata su di un alto basamento.
E non avrebbe potuto non rimanerne colpito.
Era la statua di una donna focomelica che rievocava la tragedia della talidomide, riaprendo il dibattito sull'aborto e sui diritti dei disabili e che, nello stesso tempo, rappresentava un tributo forte e coraggioso a chi è stato colpito duramente dalla sorte e, al tempo stesso, il riconoscimento culturale ed umano che nella disabilità vi sono la bellezza e il dono della vita.
Perché se è vero che l'arte - parola di Oliviero Toscani - "deve disturbare" può diventare anche un potente strumento di comunicazione.
Nelle piazze cittadine come sulle pagine di un giornale.
Suscitando reazioni decisamente contrastanti "Alison Lapper pregnant", scultura in marmo italiano dell'artista inglese Marc Quinn, è stata infatti scelta da una commissione appositamente nominata dal sindaco Ken Livingstone per occupare, per quindici mesi, il quarto plinto della piazza più famosa di Londra.
E che non si trattasse di una semplice questione di pruderie lo si è capito dalla definizione di "statua choc" che ha immediatamente accompagnato l'opera.
Forse statua choc per alcuni, ma per altri una bellissima e poetica dichiarazione d'intento, un manifesto libertario e saturo di senso civico.

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