Sentire il bisogno di gridare e non poter articolare parola.
Avere l'impressione di emettere forti grida di aiuto che nessuno, però, può sentire.
Sentirsi avviluppato in una coltre di ovatta sciropposa che impedisce ogni tentativo di liberazione.
Improvvisamente, una tempesta di neve oscura la vista.
E tutti i sensi sono andati.
In tilt.
I canali soliti di comunicazione con il mondo esauriti: all'inverso, il processo descritto da Condillac.
Quando ciò è avvenuto, rimane solo la possibilità di entrare in profondità in un mondo onirico che non può essere detto.
Un mondo in cui è avvenuta una catastrofe, forse.
Case desolate.
Strade vuote.
Piazze deserte.
Tutto è cadente e in rovina.
Un mondo che sembra disegnato da Piranesi: archietture immense, però vuote e cadenti, in tonalità di grigio e di nero.
Non c'è gente normale.
Uno mi si avvicina.
Tento di parlargli e, d'improvviso, si rimpicciolisce.
Guardo in basso e ciò che ne rimane sono solto abiti vuoti, un involucro accartocciato senz'anima.
I pochi altri in giro, annidati in anfratti ombrosi, sono loschi individui.
Bande intente in traffici oscuri di cui io non posso comprendere nulla, pur volendolo.
Dioscuri della notte.
Nel viaggio, un'ombra mi accompagna, quasi fosse "lo duca" di Dante nel lungo attraversamento dei gironi infernali.
E' un'ombra silenziosa e sfingea che, per quanto io interroghi, non mi dà risposte.
Eppure, c'è un viaggio che si dipana, per quanto insensato, sempre più proteso verso luoghi desolati e terre fangose e crepuscolari.
Più di questo non posso scrivere, se non che ciò che ho visto ha lasciato dentro di me una triste bava di vuoto desolato e di tristezza.
Posso solo sperare di poter risalire a "riveder le stelle".
Avere l'impressione di emettere forti grida di aiuto che nessuno, però, può sentire.
Sentirsi avviluppato in una coltre di ovatta sciropposa che impedisce ogni tentativo di liberazione.
Improvvisamente, una tempesta di neve oscura la vista.
E tutti i sensi sono andati.
In tilt.
I canali soliti di comunicazione con il mondo esauriti: all'inverso, il processo descritto da Condillac.
Quando ciò è avvenuto, rimane solo la possibilità di entrare in profondità in un mondo onirico che non può essere detto.
Un mondo in cui è avvenuta una catastrofe, forse.
Case desolate.
Strade vuote.
Piazze deserte.
Tutto è cadente e in rovina.
Un mondo che sembra disegnato da Piranesi: archietture immense, però vuote e cadenti, in tonalità di grigio e di nero.
Non c'è gente normale.
Uno mi si avvicina.
Tento di parlargli e, d'improvviso, si rimpicciolisce.
Guardo in basso e ciò che ne rimane sono solto abiti vuoti, un involucro accartocciato senz'anima.
I pochi altri in giro, annidati in anfratti ombrosi, sono loschi individui.
Bande intente in traffici oscuri di cui io non posso comprendere nulla, pur volendolo.
Dioscuri della notte.
Nel viaggio, un'ombra mi accompagna, quasi fosse "lo duca" di Dante nel lungo attraversamento dei gironi infernali.
E' un'ombra silenziosa e sfingea che, per quanto io interroghi, non mi dà risposte.
Eppure, c'è un viaggio che si dipana, per quanto insensato, sempre più proteso verso luoghi desolati e terre fangose e crepuscolari.
Più di questo non posso scrivere, se non che ciò che ho visto ha lasciato dentro di me una triste bava di vuoto desolato e di tristezza.
Posso solo sperare di poter risalire a "riveder le stelle".
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