Un fotografo in partenza su di un treno scatta questa foto di una ragazza che piange seduta su di una panchina.
Queste le sue riflessioni: "Ero in compagnia di mia moglie e mio figlio Lorenzo, felici e contenti perchè proprio in mattinata Lorenzo si era laureato in Chimica nella vicina Università degli Studi di Milano-Bicocca. Ad un certo punto, ho visto arrivare questa ragazza che piangendo (magari per un esame andato male) s'è accomodata in un angolo della panchina vuota. Per un instante la mia gioia si è tramutata in malinconia pensando che a volte la vita è ingiusta . Ma forse è troppo presentuoso poter pensare che tutti possano essere felici nello stesso momento".
"Ragazza che piange su una panchina": è una foto tematica, colta casualmente, che può indurre a fantasticare e a raccontare tante storie diverse...
Sarà davvero che piange perchè l'esame è andato male?
Oppure cosa?
Sarà stata appena lasciata dal suo ragazzo?
O viene da un litigio familiare?
E non potrebbe darsi che stia piangendo di felicità?
Da uno stesso punto di partenza (il dato sensoriale, abbinato al percetto e al "costrutto", che ne scaturisce) a ritroso, possono dipanarsi molte possibili vie.
Storie di vita diverse, anche se noi - da osservatori, il più della volte abbiamo la tendenza ad utilizzare un copione pre-fissato sulla base d'una griglia di lettura che si è costituita dentro di noi con l'ausilio di quelle esperienze di vita che abbiamo vissuto.
A volte, bisogna saper andare oltre: è questa la vera essenza del raccontar storie.
Nell'ipotesi che la ragazza stia piangendo di dolore e delusione, secondo l'immediata lettura data dal fotografo - occasionale osservatore - è certo che, a volte, la vita è ingiusta, perchè dà e poi - come ha elargito - toglie...
Di queste alterne vicende noi, a volte, siamo semplici spettatori ma, a volte, siamo i protagonisti.
E' la ruota del mondo che, come una giostra, gira sempre, con alti e bassi...
Il metafisico John Donne, al riguardo, scrisse una bellissima poesia, uno dei cui versi venne impiegato da Hemingway per dar titolo ad uno dei suoi romanzi più famosi.
Il dolore e il pianto dell'altro sono in qualche misura i nostri e ciò è alla base della compassione e dell'empatia.
Queste le sue riflessioni: "Ero in compagnia di mia moglie e mio figlio Lorenzo, felici e contenti perchè proprio in mattinata Lorenzo si era laureato in Chimica nella vicina Università degli Studi di Milano-Bicocca. Ad un certo punto, ho visto arrivare questa ragazza che piangendo (magari per un esame andato male) s'è accomodata in un angolo della panchina vuota. Per un instante la mia gioia si è tramutata in malinconia pensando che a volte la vita è ingiusta . Ma forse è troppo presentuoso poter pensare che tutti possano essere felici nello stesso momento".
"Ragazza che piange su una panchina": è una foto tematica, colta casualmente, che può indurre a fantasticare e a raccontare tante storie diverse...
Sarà davvero che piange perchè l'esame è andato male?
Oppure cosa?
Sarà stata appena lasciata dal suo ragazzo?
O viene da un litigio familiare?
E non potrebbe darsi che stia piangendo di felicità?
Da uno stesso punto di partenza (il dato sensoriale, abbinato al percetto e al "costrutto", che ne scaturisce) a ritroso, possono dipanarsi molte possibili vie.
Storie di vita diverse, anche se noi - da osservatori, il più della volte abbiamo la tendenza ad utilizzare un copione pre-fissato sulla base d'una griglia di lettura che si è costituita dentro di noi con l'ausilio di quelle esperienze di vita che abbiamo vissuto.
A volte, bisogna saper andare oltre: è questa la vera essenza del raccontar storie.
Nell'ipotesi che la ragazza stia piangendo di dolore e delusione, secondo l'immediata lettura data dal fotografo - occasionale osservatore - è certo che, a volte, la vita è ingiusta, perchè dà e poi - come ha elargito - toglie...
Di queste alterne vicende noi, a volte, siamo semplici spettatori ma, a volte, siamo i protagonisti.
E' la ruota del mondo che, come una giostra, gira sempre, con alti e bassi...
Il metafisico John Donne, al riguardo, scrisse una bellissima poesia, uno dei cui versi venne impiegato da Hemingway per dar titolo ad uno dei suoi romanzi più famosi.
Il dolore e il pianto dell'altro sono in qualche misura i nostri e ciò è alla base della compassione e dell'empatia.
Per chi suona la campana?
Nessun uomo è un'isola
Nessun uomo è un'isola,
completo in se stesso;
ogni uomo è un pezzo del continente,
una parte del tutto.
Se anche solo una zolla
venisse lavata via dal mare,
l'Europa ne sarebbe diminuita,
come se le mancasse un promontorio,
come se venisse a mancare
una dimora di amici tuoi,
o la tua stessa casa.
La morte di qualsiasi uomo mi sminuisce,
perché io sono parte dell'umanità.
E dunque non chiedere mai
per chi suona la campana:
suona per te.
John Donne - Meditation XVII
Foto di Bruno Beretta
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