giovedì 20 gennaio 2011

In un romanzo di Carlotto, il fascino della "Barberia" a cavallo tra il XVI e il XVII secolo


In decine di migliaia si convertirono all'Islam nel periodo tra il XVI e il XVII secolo, unendosi ai corsari musulmani provenienti dal Nord Africa per le loro scorrerie nei paesi costieri dei territori della cristianità. Tunisi, Algeri, Rabat: queste le loro roccaforti ubicate nei vasti territori dell'odierno Mahgreb che veniva allora indicato con il termine generico di "Barberia" dalle quali partivano continue scorribande come parte di un'attività che, a detta di alcuni, fu una continuazione delle Crociate e un'asserzione dell'indomito spirito dei musulmani, mai veramente piegati dalle mire espansionistiche e di dominio economico della Cristianità nei territori del Medio-Oriente.
Secondo alcuni contemporanei la "Barberia" fu, a tutti gli effetti, una sorta di Far West del Mediterraneo, il cui controllo era conteso tra Musulmani e Cristiani, con diritto di cittadinanza per spiriti liberi e avventurieri.
Quello dei rinnegati (o renegados, in spagnolo, o degli "apostati") rimane tutt'ora un fenomeno misterioso ed inspiegabile, anche perchè non vi fu nulla di simile da parte dei Musulmani: non si registrarono quasi mai defezioni o conversioni. I Musulmani venivano tratti in schiavitù dai Cristiani e tali restavano, fedeli alla loro cultura e al loro credo religioso.
Perchè in tanti rinnegarono la loro fede, divendendo quelli che furono definiti i "cristiani di Allah"?
Uno dei pochi studi su questo fenomeno, attualmente disponibile è quello di Peter Lamborn Wilson, anche conosciuto come Akim Bey (uno scrittore politico nordamaericano, saggista e poeta, autore del classico TAZ. Zone temporaneamente autonome). Wilson nel suo saggio Le repubbliche dei pirati. Corsarimori e rinnegati europei nel Mediterraneo (Shake edizioni, 2008) ipotizza che si sia trattato di una forma di resistenza sociale e che tanti trovassero uno sbocco fecondo per un rinnovamento della propria esistenza in un clima non oppressivo ed oscurantista, come era divenuta l'Europa della Controriforma.
Nel suo saggio di ampio respiro, Wilosn - naturalmente interessato per via dei suoi preceenti saggi - a tutte le forme di resistenza sociale - si focalizza particolarmente sulla Repubblica corsara di Salé (l'odierna Rabat), la forma più evoluta tra tutte le comunità corsare del Nord Africa.
Come integrazione, ricca di quei cromatismi che solo possono derivare dalla narrativa, "Cristiani di Allah. Un noir mediterraneo" (2008) di Massimo Carlotto (per i tipi di E/O, 2008), perfetttamente documentato, ci dà un'idea di com'era la vita nel Nord Africa popolato dai Saraceni e divenuto nel frattempo zona di influenza dell'Impero ottomano, ispirandosi in questo liberamente, come fonte documentaria al volume "I cristiani di Allah" di Bartolomé e Lucille Bennassar, pubblicato nel 1991 in traduzione italiana da Rizzoli e oggi purtroppo introvabile.
Pirpiri, giannizzeri, bey, schiavi e rinnegati, moriscos, musici tratti in schiavitù, monaci redentoristi fanno parte della moltitudine di personaggi che compaino in questo romanzo storico che, con le sue coloriture noir, ci introduce nel mondo "libero" di Algeri dove tanti cristiani decidevano di andare a stare da rinnegati per potere vivere le proprie inclinazioni (come l'omosessualità: ed è il caso del protagonista, con la sua passione per il germanico Othmane) e per poter trovare rapidamente la via verso l'agio, la ricchezza, la dissolutezza.
Un mondo tendente al tramonto, perchè sempre più dominato dalla forza militare turca, rappresentata dai temuti giannizzeri, cui in virtù di accordi di pace sono stati concessi diritti (e privilegi) immensi.
Questo mondo, oltre che dal volume già citato, è illuminato da un altro libro oggi pure introvabile, purtroppo: si tratta della storia autobiografica di Emanuel de Aranda che, commerciante e appartenente all'alta borghesia di Bruges, venne tratto in schiavitù dai pirati di Algeri e che, dopo un lungo periodo di cattività, grazie all'intervento di mediatori e dietro pagamento d'un congruo riscatto, riuscìa fare ritorno alla civilità nord europea (Emanuel De Aranda, Il riscatto, Serra e Riva editori, 1981).
Il romanzo di Carlotto ci illumina sula condizione dei cristiani che vengono tratti come schiavi dai Saraceni per poi chedere un riscatto - grazie all'intercessioni di speciali confraternite religiose che lucravano le loro tangenti da queste operazioni - ma anche sulla condizione e sulle motivazioni dei "rinnegati", cioà di coloro che, venendo dal mondo della cristianità, decidevano di convertirsi all'Islam e, infine, sulle scorrerie dei Saraceni lungo le coste dell'Italia e della Francia (comprese le grandi isole) alle ricerca di bottini, di merci pregiati, di schiavi, in ciò coadiuvati in modo determinante proprio dai rinnegati che guidavano le scorrerie nei luoghi che a loro erano noti e di cui conoscevano debolezze e punti di vulnerabilità, frequentemente alla ricerca di vendette.
Il volume nasce come come "concept book": è accompagnato infatti da un godibile CD contenente delle musiche appositamente costruite per il romanzo da Maurizio Camardi e Mauro Palmas e che andrebbero ascoltate come "colonna sonora" e contrappunto di ciascun capitolo.
Le musiche si avvalgono di antichi strumenti maghrebini, quali il Duduk.
Cristiani di Allah - nella filiera letteraria di Massimo Carlotto - si pone come un romanzo insolito che, ciò nondimeno, pur con la sua particolare cornice storica, si tinge di noir e forse anche di una certa coloritura autobiografica visto che Readouane e Othmane sono ambedue dei fuoriusciti (a cui indubbiamente vanno tutte le simpatie dell'autore).
Proprio per questa lieve incursione nel noir, il sottotitolo recita: "Noir mediterraneo".


La sintesi del volume.
Algeri, 1541. Il Mediterraneo è teatro di guerre, razzie, traffici di schiavi, scontri ideologici e religiosi. La possente armata di Carlo V, punta di lancia della Cristianità, viene annientata alle porte della capitale nordafricana dai corsari di Hassan Agha, che reggono la città per conto del sultano di Costantinopoli. I corsari sono in gran parte dei rinnegati, ossia degli europei cristiani che hanno abbracciato l'Islam, per interesse, come scelta di libertà o più semplicemente per poter saccheggiare navi e depredare coste nel Mediterraneo sotto la protezione della Sublime Porta. Anche Redouane e Othmane, i protagonisti del romanzo, sono dei corsari rinnegati. Il primo albanese, il secondo tedesco, ex lanzichenecchi, hanno scelto là libertà di Algeri, da dove salpano sul loro sciabecco per le scorrerie e dove credono, di poter vivere indisturbati la loro storia d'amore proibita. Othmane però commetterà l'errore di invaghirsi-di un giannizzero, uno dei fanatici e spietati cani da guardia del sultano, e trascinerà anche Redouane in un gorgo di vendette, agguati, intrighi.

martedì 11 gennaio 2011

"Hereafter" di Clint Eastwood: l'intreccio di tre storie di vita alla ricerca di risposte sul dopo-morte


Con "Hereafter" (USA, 2010) Clint Eastwood propone al grande pubblico una pacata riflessione sul dopo-morte, raccontata attraverso tre diverse vite che finiscono tutte per incontrarsi, ciascuna di loro dando - infine un senso alla propria inquieta ricerca e trovando risposte ai propri interrogativi.
Marie Lelay è una giornalista francese sopravvissuta alla morte e allo tsunami. Rientrata a Parigi, si interroga sulla sua esperienza di quasi-morte, sospesa tra brillantezza di una luce accecante in cui si aggirano ombre indistinte e l'oscurità definitiva, alienandosi con la sua determinazione a voler soddisfare sino in fondo la propria irrequietezza epistemofilica, fidanzato ed editore.

Marcus è un ragazzino inglese che, con una madre tossicodipendente e poco attenta, sopravvive al fratello gemello travolto da un tragico destino: rimasto solo, cerca ostinatamente - ma invano - di entrare in contatto con Jason, di cui continua ad indossare il berrettino a visiera e conserva le ceneri, attivandosi in una ricerca - il più delle volte deludente - tra medium e sensitivi che promettono a clienti indifesi di essere in grado di stabilire un contatto con i loro defunti.

George Lonegan è un operaio americano in grado di vedere al di là della vita. Deciso a ripudiare quel dono (che per lui è divenuto una "maledizione" e fonte di profonda solitudine) e a conquistarsi un’esistenza finalmente normale, George si rifugia nella lettura consolatoria dei romanzi di Dickens e, contemporaneamente, frequenta un corso di cucina italiana.

Sarà proprio la sua passione per il grande scrittore britannico a condurlo fino a Londra, dove vive Marcus e dove Marie si è recata per presentare il suo nuovo libro ("Hereafter. The conspiracy of silence"), in cui sviluppa un'inchiesta sull'Aldilà e sui fenomeni di quasi-morte, proprio partendo dalla sua personale esperienza, e sulla "conspirazione" di silenzio (scaturente da negazione e/o rimozione) che avvolge tali fenomeni
L’incontro tra i tre, segnati da un comune destino, sarà inevitabile. George, Marcus e Marie (ciascuno dei quali è portatore di un pezzetto di esperienza scissa che deve essere integrata in quella degli altri due) troveranno soccorso alla loro inquietudine, conforto al loro profondo isolamento emozionale e risposte ai propri quesiti su ciò che sta al di là della vita.
I loro turbamenti, la loro malinconia e la loro tristezza potranno finalmente ricomporsi.
"Nella compostezza di una straordinaria classicità, che si concede un momento di tensione quasi insostenibile nella sequenza lunga e spietata del maremoto, l’ultimo film di Clint Eastwood insegna qualcosa sulla vita confrontandosi con la morte, quella verificata (Marie), quella subita (Marcus), quella condivisa (George)"(Marzia Gandolfi, in www.mymovies.it).
Tutti e tre sono stati toccati dalla morte: Marie (Cécile De France), perchè è entrata in uno stato di quasi-morte e poi ne è venuta fuori; Marcus (Frankie McLaren) perchè, toccato dalla tragedia della morte del gemello (che rappresentava una sua viscerale metà), vuole andare a "vedere" cosa c'è nell'aldilà proprio per stabilire un ultimo contatto con Jason; George Lonegan (Matt Damon) perchè ha il dono di sentire e di vedere i morti degli altri (grazie al semplice tocco della mano di un vivente) e per questo viene cercato da tanti che sentono il bisogno di stabilire un ultimo contatto con i propri cari defunti, di sapere qualcosa di loro.
Ognuno dei tre personaggi fa da controcanto agli altri due, in una danza continuamente divisa tra l'aver visto, il voler andare a vedere e il voler riuscire a vedere.

Dall'incontro tra loro (incontri che avvengono sfalsati) queste tre modalità del vedere si ricomporranno in una visione più unitaria e, soprattutto, meno tormentata.
Il film di Clint Eastwood, pur offrendo una visione molto laica e secolare dell'Aldilà (un luogo in cui le "entità" dei defunti semplicemente "stanno" come ombre, avvolte in una bianca luminosità) senza alcun riferimento ad uno specifico credo confessionale, è stato apprezzato negli ambienti religiosi cattolici, perchè - in ogni caso - offre uno sguardo prospettico e di continuità tra la vita, la morte ed un ipotetico dopo-morte.
La fede - per chi eventualmente ha la fortuna di possederla e praticarla - aiuta a trovare un senso e a dare forma a questo ipotetico Hereafter prefigurato dal film, che - già in sé - è piuttosto consolatorio.
Clint Eastwood dimostra ancora una volta - con questa prova d'artista in cui il rigore documentaristico, assieme all'ampiezza e alla varietà degli scenari e dei contesti, si combina con la levità del tocco poetico con cui riesce a trattare così difficili questioni - di essere un regista grande e completo (anche la colonna sonora - come in Gran Torino - è sua).


Scheda film
Un film di Clint Eastwood.

Interpreti: Matt Damon, Cécile De France, Joy Mohr, Bryce Dallas Howard, George McLaren, Frankie McLaren, Thierry Neuvic, Marthe Keller, Jay Mohr, Richard Kind, Charlie Creed-Miles, Lyndsey Marshal, Rebekah Staton, Declan Conlon, Marcus Boyea, Franz Drameh, Tex Jacks, Taylor Doherty, Mylène Jampanoï, Stéphane Freiss, Laurent Bateau, Steve Schirripa, Joe Bellan, Jenifer Lewis, Tom Beard, Andy Gathergood, Helen Elizabeth, Niamh Cusack, George Costigan, Claire Price, Surinder Duhra, Sean Buckley, Paul Antony-Barber, Selina Cadell, Thomas Price, Céline Sallette, Celia Shuman, Joanna Croll, Jack Bence, Derek Jacobi

Drammatico, durata 129 min.
USA 2010. - Warner Bros Italia

Uscita mercoledì 5 gennaio 2011.
TRAILER

giovedì 6 gennaio 2011

La Tabaccheria Riggio di Palermo: un luogo cult e trans-generazionale per gli estimatori del tabacco, e non solo


Nelle città alcuni luoghi - non solo quelli monumentali e storici - contribuiscono a formare la memoria storica e affettiva dei cittadini che vi abitano. Possono essere, banalmente, degli incroci, dei giardinetti, una lapide commemorativa, una statua, una panchina, degli alberi dalla forma particolare, un'edicola votiva e,a volte, anche degli esercizi commerciali che persistono immutati nel tempo.

Sono punti di riferimento e di aggancio delle proprie memorie affettive. "Io ci andavo con mio padre", ad esempio, potrebbe dire qualcuno. Oppure: "Lì, mi incontravo spesso con i miei amici di scuola", affermerebbe un altro. O ancora: "E' stato lì che ci siamo dati appuntamento per la prima volta con la mia prima ragazza".

La memoria di tali luoghi si tramanda volentieri di padre in figlio, da una generazione all'altra: ed è così che si rafforza e si radica la propria identità.

Ed è così che in taluni contesti si mantengono nel tempo, degli antidoti efficaci contro l'anonimato dei "non-luoghi" (nel senso foucaultiano del termine) imposti dalla iper-modernità asfissiante e vuota (priva di storia e di memorie collettive) dei Centri commerciali, degli Outlet e di altre strutture similari.

La Tabaccheria Riggio di Palermo (da sempre in via Dante 82) appartiene indubbiamente a questa tipologia di luoghi e, a buon diritto - con la sua ormai venerabile età - si può considerare, un pezzo di storia della Palermo moderna, poichè ha sempre rappresentato un punto di riferimento dei fumatori raffinati e "amatoriali" per diverse generazioni, mantenendo tuttora - pur con alcuni adattamenti alla modernità - un suo stile peculiare.

Infatti, propone una serie di articoli destinati ai "gourmet" del tabacco, nelle sue molteplici declinazioni: diposendo di molteplici articoli: dalle sigarette ai sigari (specialista in "habanos"), alle pipe e ai tabacchi da pipa, ma anche ai tabacchi da sigaretta, inclusi tutti i diversi e più raffinati accessori che fanno del fumare un'arte che molti cercano di mantenere malgrado le restrizioni salutiste nei riguardi del fumo.

Il negozio dispone perfino di preparazioni del tabacco ormai desuete ed introvabili nella maggior parte delle tabaccherie "ordinarie", come il tabacco da fiuto e quello da masticare.

Insomma, la Tabaccheria Riggio promuove a pieno campo una "cultura" del tabacco e dei suoi accessori. Di ciò fanno fede alcune iniziative culturali che sono paragonabili alle degustazioni di vini pregiati. Per esempio, nel 2008, all'Ex-Deposito delle Ferrovie Sant'Erasmo di Palermo (tra il 28 e il 29 maggio), ha avuto luogo la manifestazione "E' tempo di cioccolata" nel corso della quale era possibile, senza nessun costo aggiuntivo rispetto a quello (modico: appena cinque euro) del biglietto d'ingresso, la degustazione di sigari Davidoff.

Un po' di storia

Dal 1920 tre generazioni si sono susseguite nella gestione della tabaccheria Riggio, ubicata a Palermo, in via Dante 82.. Fondata dal nonno dell'odierno proprietario, che volendo ampliare la sua attività lasciò il paese di origine nella provincia di Palermo per rilevare la già allora antica tabaccheria nel centro della città (già attiva dal 1870), negli anni, grazie all'aiuto dei figli Enrico e Giuseppe, si è specializzata sempre di più nel settore degli articoli per fumatori fino ad arrivare alla terza generazione e a più di 135 anni di storia. Oggi la ditta, guidata da Carlo Riggio (classe 1959) propone anche articoli per la scrittura, pelletteria, articoli da regalo, articoli per il gioco, cravatte, cinture e tanto altro ancora, ma tutto per gli estimatori più esigenti.

Nel 1999, la tabaccheria Riggio ha conseguito l'ambito riconoscimento comunale "Teatro Massimo" (una miniatura in argento, simbolo culturale della città, per i suoi primi 130 anni di attività).

Nel 2005, ha ricevuto dalla camera di Commercio di Palermo un riconoscimento specifico destinato ad attività commerciali rimaste imutate nel corso del tempo per ubicazione e tipologia: una Targa d'oro, datata 1870, per 135 anni di attività.

Nel maggio 2006, infine, è stata premiata come "Tabaccheria dell'anno" specializzata in sigari "Habanos".

La Tabaccheria Riggio si deve anche ricordare perchè negli anni del dopoguerra (e forse anche prima) aveva - per la gioia dei piccini, ma anche degli adulti collezionisti - un ricco assortimento di soldatini di piombo, prodotti con un antico stampo austriaco che, a detta degli esperti di modellismo, era molto pregiato.

Si trattava di soldatini in scala (i pedoni mediamente alti da 5 a 8 cm), appiattiti (lo stampo non era a tutto tondo), dipinti a mano in monocromia (dorati) oppure in policromia.

L'assortimento era ricchissimo e spaziava su tutte le epoche storiche, privilegiando - secondo tradizione - la storia militare, ma anche l'epopea western. Molto pregiati erano i soldatini a cavallo che erano di dimensioni maggiori (quasi 10 cme in altezza).

Erano disponibili anche tutti gli accesssori per rendere vivace il gioco o per creare scenari convincenti: cannoni e pezzi d'artiglieria, alcuni perfino con la vampa dello sparo, alberi, palme, muri sbrecciati. Molti, nati nel dopoguerra, ricordano che quando il proprio padre andava a comprare per sé gli articoli da fumo, indugiava a scegliere alcuni soldatini (allora a prezzo relativamente modesto) per il proprio figliolo o per sé (se li collezionava).

L'attuale proprietario Carlo ricorda che lui stesso, da piccolo (quando accompagnava il padre al negozio), soleva giocarci, anche se ormai - si era già oltre la metà degli anni Sessanta - la varietà dei "pezzi" si era molto assottigliata.

Molti dei bambini di allora quei soldatini li hanno conservati e adesso li espongono come pezzi da collezione, ma tanti - crescendo - se ne sono disfatti, manipolati dal baco della modernità e del rinnovamento.

Chi - avventatamente - se ne è disfatto, adesso li rimpiange.

Ma è ben difficile poterli ritrovare.

Quei soldatini, fatti con quel particolare tipo di stampo, sono ormai scomparsi per sempre ed è difficile reperirli perfino nei paesi dove la tradizione del soldatino fuso nel piombo è ancora viva, come l'Austria o la Cecoslovacchia.

La Tabaccheria Riggio ha un suo sito web: http://www.riggiodal1920.it/

domenica 2 gennaio 2011

L'essenza di un sogno inquieto


Sentire il bisogno di gridare e non poter articolare parola.
Avere l'impressione di emettere forti grida di aiuto che nessuno, però, può sentire.
Sentirsi avviluppato in una coltre di ovatta sciropposa che impedisce ogni tentativo di liberazione.
Improvvisamente, una tempesta di neve oscura la vista.
E tutti i sensi sono andati.
In tilt.
I canali soliti di comunicazione con il mondo esauriti: all'inverso, il processo descritto da Condillac.
Quando ciò è avvenuto, rimane solo la possibilità di entrare in profondità in un mondo onirico che non può essere detto.
Un mondo in cui è avvenuta una catastrofe, forse.
Case desolate.
Strade vuote.
Piazze deserte.
Tutto è cadente e in rovina.
Un mondo che sembra disegnato da Piranesi: archietture immense, però vuote e cadenti, in tonalità di grigio e di nero.
Non c'è gente normale.
Uno mi si avvicina.
Tento di parlargli e, d'improvviso, si rimpicciolisce.
Guardo in basso e ciò che ne rimane sono solto abiti vuoti, un involucro accartocciato senz'anima.
I pochi altri in giro, annidati in anfratti ombrosi, sono loschi individui.
Bande intente in traffici oscuri di cui io non posso comprendere nulla, pur volendolo.
Dioscuri della notte.
Nel viaggio, un'ombra mi accompagna, quasi fosse "lo duca" di Dante nel lungo attraversamento dei gironi infernali.
E' un'ombra silenziosa e sfingea che, per quanto io interroghi, non mi dà risposte.
Eppure, c'è un viaggio che si dipana, per quanto insensato, sempre più proteso verso luoghi desolati e terre fangose e crepuscolari.
Più di questo non posso scrivere, se non che ciò che ho visto ha lasciato dentro di me una triste bava di vuoto desolato e di tristezza.
Posso solo sperare di poter risalire a "riveder le stelle".

venerdì 31 dicembre 2010

"Le avventure di Sammy": un film di animazione che parla della nostra cattiva coscienza ecologica


"Le avventure di Sammy" (di Ben Stassen, Belgio, 2010) è un film d'animazione che, senza possedere i fasti di un film della Disney-Pixar, si vede piacevolmente, essendo destinato - per le sue connotazioni fortemente didattico-didascaliche - ad un pubblico di piccini che possono apprendere attraverso una storia animata sia elementi preziosi sulla biologia e sulle fasi di vita delle tartarughe sia sulle azioni nefaste dell'uomo contro l'ecosistema.
Infatti, non è soltanto una semplice storia d'animazione per grandi e piccini, ma una storia costruita in modo tale che i bambini possano apprendere, da un lato, la bellezza e il mistero del mare e, dall'altro, i misteri della meravigliosa vita delle tartarughe marine, regolata da ritmi ancestrali e da potenti istinti migratori che le spingono, quando giungono all'età riproduttiva, a compiere lunghi viaggi, a volte di migliaia di chilometri per giungere alle spiaggie di cova, presumibilmente le stesse in cui sono nate.
Oggi le tartarughe marine sono insidiate, oltre che dai predatori naturali (soprattutto dal momento della schiusa delle uova alla prima immersione in mare dei neonati), da molteplici cause dovute all'insensibilità e alla disattenzione dell'Uomo nei confronti della salute del Pianeta: le navi ad elica che solcano i mari, la pesca indiscrimanata in alto mare, l'inquinamento da petrolio e da altre sostanze chimiche, i sacchetti di plastica e altri rifiuti gettati direttamente dalle navi in mare, sono tra le cause principali di nocumento alle tartarughe nel corso dei loro spostamenti.
Il film mostra tutto questo: gli anni trascorrono e Sammy, assieme ai suoi piccoli amici (la tartarughina Shelly, il compagno di "crescita" Ray), cresce (lentamente) e il suo corpo va facendosi sempre più grosso man mano che si avvicinano lamaturità sessuale e il tempo della riproduzione.
Cambiano anche i pericoli e le difficoltà con cui le tartarughe si confrontano nelle diverse fasi della loro vita e con il trascorrere del tempo.
Passano, tra una cosa e l'altra cinquantanni (le tartarughe sono creature longeve), e cambiano anche tante cose: se sono aumentati i pericoli, è cresciuta anche la coscienza ecologica degli Umani che mettono in atto una serie di sistemi per rimediare ai danni. Si passa così dai primi maldestri tentativi maldestri di "figli dei fiori" a quelli più organizzati e sistematici delle associazioni naturaliste nelle quali sono confluiti come dirigenti gli hippie di un tempo, anche se tanti altri pericoli difficilmente possono essere neutralizzati con interventi efficaci e mantengono intatta tutta la loro viruelenza: per eliminarli del tutto, occorrerebbe modificare radicalmente troppe cose e muovere i primi passi verso un altro mondo possibile e più sostenibile, contro il quale tuttavia le leve dell'Economia sono inamovibili.
Preoccupazione del regista è quella di essere "didattico" pur divertendo un pubblico essenzialmente di piccini.
Per questo motivo non ci sono trovate mirabolanti nella pellicola, nè vi è il tentativo di costruire il film come "storia di formazione", com'è nel caso di "Alla ricerca di Nemo della Pixar" della Disney.
E' uno di quei film che potrebbero essere proiettati efficacemente nelle scuole elementari per fare didattica con i più piccini, diveetendoli ed intrattendoli al tempo stesso, sia sul ciclo di vita delle tartarughe marine sia sui danni che l'Uomo ha prodotto e continua a produrre al loro ecosistema.
Di tanto in tanto è bello vedere arrivare sul grande schermo un film di animazione, prodotto altrove rispetto al regime di monopolio della Walt Disney-Pixar, più ruspante indubbiamente e meno "leccato" quanto ad effetti digitali, ma ciò nondimeno forte e robusto, espressione di una cine-diversità che, per la vitalità del cinema, va preservata in ogni modo, così come - per la salvaguardia del nostro Pianeta - occorre lottare in ogni modo per preservare la bio-diversità delle specie viventi e degli ecosistemi.

Scheda film
Un film di Ben Stassen. Voci: Melanie Griffith, Isabelle Fuhrman, Yuri Lowenthal, Anthony Anderson, Sydney Hope Banner, Ed Begley jr, Darren Capozzi, Pat Carroll, Chris Andrew Ciulla, Tim Curry, Tim Dadabo, Kathy Griffin, Denis Kacenga, Stacy Keach, Grant Klemann, Kierstin Koppel, Jenny McCarthy, Carlos McCullers II, Gigi Perreau, Geoff Searle, Heather Trzyna, Billy Unger, Eric Unger
Titolo originale Sammy's avonturen: De geheime doorgang. Animazione, Ratings: Kids, durata 89 min. - Belgio, 2010. - Eagle Pictures. Uscita mercoledì 22 dicembre 2010.

Il TRAILER

Le tartarughe marine (una nota wikipediana)

Le tartarughe marine (Chelonioidea) sono una superfamiglia di tartarughe che, appartenenti ai Rettili, nel corso della loro evoluzione si sono adattate alla vita in mare, grazie alla forma allungata del corpo, ricoperto da un robusto guscio o carapace, ed alla presenza di “zampe” trasformate in pinne.
Sono tra le più antiche creature della Terra.
Durante la stagione riproduttiva le femmine di tartaruga marina compiono delle lunghe migrazioni dalle aree di alimentazione, dove solitamente vivono, verso spiagge isolate, distanti anche migliaia di chilometri, le stesse dove probabilmente sono nate: e oggi si sa molto di più delle migrazioni che compiono grazie all'applicazione su alcuni individui di marcatori che, inviando un segnale radio, consentono di seguire nel corso del tempo i loro spostamenti.
L'accoppiamento può avvenire durante le migrazioni, o in aree vicine ai luoghi di deposizione, ma si ipotizza che le femmine possano utilizzare il seme del maschio per fecondare le uova anche dopo qualche anno. Nell'ambito della stagione riproduttiva, che varia a seconda della specie e della latitudine , le femmine possono compiere da 3 a 6 deposizioni, dopodichè intraprendono le migrazioni di ritorno verso i loro quartieri di residenza abituali per poi tornare sulla stessa spiaggia di deposizione al seguente ciclo riproduttivo.
Giunte a destinazione, le femmine emergono dal mare per lasciare le uova in nidi che scavano nella sabbia in un processo lungo e faticoso. Terminata la deposizione tornano in mare lasciando al calore della sabbia il compito di portare a termine l'incubazione. I piccoli appena usciti dalle uova si dirigono faticosamente verso il mare, guidati presumibilmente da contrasti di luce ed ombra sulla superficie del mare. La loro crescita è lenta e sono necessari molti anni perchè gli individui maturino giungendo alla capacità riproduttiva. Le prime fasi di vita sono quellle in cui i giovani individui sono maggiormente vulnerabili, insidiati da uccelli e pesci migratori.
Le tartarughe marine, oggi, devono confrontarsi per sopravvivvere non solo con i predatori naturali che ci sono stati sempre ma anche con le insidie generate dall'Uomo e dalla sua disattenzione neio confronti della salute del pianeta: navi che solcano i mari, pesca indiscrimanata in alto mare, inquinamento da petrolio, sacchetti di plastica sono tra le cause principali di nocumento alle tartarughe nel corso dei loro spostamenti.
Sono 7 le specie che popolano i mari di tutto il mondo:
  • Tartaruga verde (Chelonia mydas)
  • Tartaruga liuto (Dermochelys coriacea)
  • Tartaruga embricata (Eretmochelys imbricata)
  • Tartaruga bastarda (Lepidochelys kempii)
  • Tartaruga olivacea – Lepidochelys olivacea
  • Tartaruga piatta (Natator depressus)

Tartaruga comune (Caretta caretta)
Con una lunghezza massima di circa 140 cm di carapace è una delle tre specie di tartarughe marine che vivono in Mediterraneo. Il carapace presenta una colorazione marrone –rossiccia con 5 placche neurali, 5 paia di placche costali e 12 paia di placche marginali. Il piastrone ha una colorazione tendente al giallo. La sua alimentazione è costituita prevalentemente da crostacei e molluschi ma anche da organismi planctonici come ad esempio alcune specie di meduse. In alcuni contenuti stomacali sono stati ritrovati esemplari di cavallucci marini e pesci ago ( generi Hippocampus e Syngnathus ).
Il periodo della deposizione varia dai primi di maggio fino alla fine di agosto. Un nido è composto da un numero variabile di uova (fino ad un massimo registrato di 190).In Mediterraneo i maggiori siti di deposizione sono in Grecia, Turchia, Libia , Tunisia ed Italia. Questa specie è l’unica che regolarmente depone le uova in alcuni siti lungo le coste italiane ( es. Isole Pelagie).
ll WWF -Italia è impegnato nella salvaguardia e nella ricerca applicata alla conservazione delle Tartarughe marine dagli anni ottanta, quando fu avviato, in collaborazione con l’Università ‘La Sapienza’ di Roma, il primo programma nazionale su queste specie. Questa prima attività ha consentito lo sviluppo di molteplici attività a livello locale, con la promozione da semplici azioni di monitoraggio a complessi interventi e progetti di assistenza diretta su esemplari in difficoltà o recuperati dai pescatori.
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martedì 28 dicembre 2010

In "Il 36° Giusto" ritornano gli ammazzavampiri modenesi di Claudio Vergnani


Claudio Vergnani continua a stupirci.
Con "Il 36° Giusto", di recente edito da Gargoyle (2010), ritornano gli ammazzavampiri modenesi con una nuova serie di avventure che si riallacciano immediatamente a quelle narrate in "Il 18° vampiro", anche se i due romanzi si possono leggere autonomamente con piena godibilità della trama.
La struttura del romanzo è semplice. Dopo l’attacco alla roccaforte vampiresca di Corsano, dopo il "caos vampirico" e la susseguente "mattanza" che concludono con uno scenario da apocalisse la storia precedente, i nostri anti-eroi sono momentaneamente "disoccupati" e sull'orlo del tracollo esistenziale, disgustati da ciò che hanno fatto e visto e, nello stesso tempo, psicologicamente svuotati, nel pieno di una sorta di spleen postraumatico.
Uno di loro, Gabriele, si ricicla come romanziere (e che sia la cifra dello stesso autore?), traducendo in romanzo le avventure di cui è stato protagonista.
Rossana, l'"amica", generosa finanziatrice delle imprese precedenti, ha deciso di tirarsi fuori da una partita sostanzialmente perdente per entrare in un ritmo di vita più normale e “borghese”.
Rimangono Vergy, roboante, spassoso e patetico assieme, e Claudio (il narratore, che qui per la prima volta esce dall'anonimato), a muoversi tra il senso di svuotamento, la depressione da mancanza di motivazioni e le nebbie di alcool e tranquillanti.
Poiché ci sono sempre vampiri-zombie da fare fuori e molti luoghi infestati da bonificare, per fortuite circostante, i due - dovendo sbarcare il lunario - riescono a rimettersi in pista al servizio di un ammazzavampiri di seconda generazione rampante, arrivista e atteggiato, tal Paride, che li prende al suo servizio per i lavori “sporchi”, che Vergy e Claudio svolgeranno sempre nel loro modo scassato e, in definitiva, da antieroi che, occasionalmente, si perdono - soprattutto il narratore Claudio, in pensose divagazione di stampo esistenzialista, in cui mostrano la loro natura di individui smarriti che cercano di dare un senso ad una vita latrimenti vuota.
"Non era generosità la nostra. Né altruismo. Cercavamo semplicemente di dare un senso a ciò che facevamo. Non che il senso in sé potesse bastare a giustificare tutta quella merda, ma non avevamo altro" (p. 296)
Le loro imprese (tra cui la lenta e perigliosa traversata d'un cimitero fatiscente, il sopraluogo al vecchio motel infestato, la sorveglianza prestata - a tipo di sgangheratissimo servizio body-guard - come contractor d'una ricca famiglia modenese che si reca in villa montana a trascorrere le feste di Natale, sino alla trasferta parigina, assoldati per libero un fatiscente e labirintico edificio - che tanto rievoca le atmosfere de "I misteri di Parigi" di Sue - per eliminare un vampiro solitario denominato "Il becchino") sono a dire il vero dei poemi grotteschi e tragicomici che servono all’autore per rappresentare lo sfascio delle metropoli, lo stato di abbandono di periferie urbane sempre più degradate, crepuscolari e decadenti, che tanto rimandano alle "Carceri" di Piranesi, dimostrando nell'autore una grande capacità evocativo-visionaria.


I vampiri-zombie, morti viventi che, pur corrotti e quasi cadenti a pezzi, continuano a rimanere attaccati ad una loro non-vita sono forse una metafora dell'inconcludenza che fa da pendant all'inettitudine esistenziale degli ammazzavampiri: entrambi condannati ad un ruolo di marginalità sociale e alla condizione di reietti della società produttiva.
Le avventure dei nostri eroi sono intercalate a periodi di riposo e di stanca, autentici momenti di “ozi di Capua”, in cui a farla da padroni sono ottenebramento alcoolico, mancanza cronica di donne e sesso, di soldi, di conforto domestico.
Le eroiche imprese servono ai due a ravvivarsi (ed è per questo che la ricerca di vampiri da quattro soldi da fuori diventa per loro un'urgenza, quasi una dipendenza non farmacologica), con il supporto di occasionali compagni di gesta: Alicia (l’avvenente segretaria di Paride), il nano ivoriano Matthew (che ricava di che vivere come macabro fotografo cimiteriale), la compiacente Elisabetta (che li riconduce al vigore di una sessualità sanguigna e promiscua), Gabriele (ex-compagno di "caccia" e neo-scrittore, che si aggrega a loro per un nuova impresa, avendo bisogno - dopo il suo primo exploit letterario - di materiale di prima mano per un nuovo romanzo).
L’essere eroi (o antieroi) per Vergy e Claudio (il narratore) è soltanto il prodotto secondario della loro tracotanza ed inconcludenza, al tempo stesso.
Alla fine, i due - malgrado tutto - riescono ad uscire indenni dalle loro imprese, sempre in condizioni pietose, ricoperti di sangue, brandelli di tessuti umani, deiezioni, vomito, fango putrido, e chi più ne ha più ne metta: disillusi, soprattutto. Perchè - uscendo sani e salvi per il rotto della cuffia da ogni impresa intrapresa - la loro vita non ha acquistato un briciolo di senso in più e, forse, è ancora più vuota di prima, perchè gli affetti "normali" e le possibilità evolutive di incontri se li lasciano alle loro spalle, bruciati dall'urgenza di sopprimere il vampiro di turno.
In un bilancio finale, tuttavia, nelle loro imprese non c’è un senso anche perché il loro uscirne per il rotto della cuffia, non cambia d'un millimetro le sorti del mondo e le sue derive inarrestabili: le loro vittorie sono del tutto ininfluenti nel modificare alcuni equilibri.
In un mondo così, fatto di rovine, di rifiuti, di cimiteri degradati, di periferie urbane disabitate e cadenti, non sorprende affatto trovare una residua popolazione di vampiri che agiscono dall’interno di corpi corrotti.
I veri vampiri – i cosiddetti “Maestri” – se ne stanno in disparte e le loro attività vanno avanti, malgrado e a dispetto degli ammazzavampiri che, per un paradosso di cui è piena la vita, vengono considerati proprio dai maestri come alleati nel tenere sotto controllo i vampiri-zombie che, imbarazzanti ed invadenti, rappresentano soltanto un sottoprodotto scomodo della loro attività che rimane il più delle volte occulta e poco evidente.
E' lecito chiedersi se nei romanzi di Vergnani non ci sia – nella contrapposizione tra “Maestri” e vampiri-zombie – una rappresentazione metaforica, appena velata, dell'agonismo/antagonismo tra capitalisti rampanti e onnipresenti e neo-proletari ridotti dai primi ad essere degli zombie, condannati a vivere una mezza vita (non caso il film-documentario di Sabina Guzzanti, sui fatti e misfatti successivi al terremoto aquilano è, evocativamente intitolato - con un abile neologismo - "Draquila", ovvero Dracula+Aquila).
Non è che, dunque, gli ammazzavampiri, esclusivamente polarizzandosi sui secondi, non stiano prendendo – in realtà – un granchio colossale, in quanto operano per il rafforzamento dei poteri occulti che governano la società?
Credo che in questa seconda opera narrativa di Vergnani, in maniera ancora più chiara rispetto a "Il 18° vampiro”, sia contenuta una grande metafora della società contemporanea.
Il linguaggio dei due amici, durante il compimento delle loro imprese, è istrionesco e picaresco, infarcito di frasi da caserma, puntualmente scandito da peti e scorregge. E ciononostante i personaggi (anche quelli minori) hanno tenuta ed esprimono una loro coerenza.
Ai loro discorsi, spesso scurrili e densi di termini scatologici, fanno da contraltare delle descrizioni paesaggistiche e di contesti urbani nelle quali Claudio Vergnani dimostra di essere un vero maestro, con un sapiente utilizzo del linguaggio per rappresentare vividamente luoghi ed ambienti, con intensa ed abile forza evocativa, con la sopresa di constatare che, prima o poi, ad impreziosire il testo arriva anche una citazione colta, che conferisce ulteriore profondità allo sguardo di Vergnani.

Dal risguardo di copertina
Pensavamo di aver smesso di uccidere i vampiri, invece abbiamo ricominciato a farlo. Ora che è accaduto quel che è accaduto, è diventato quasi un mestiere. Non devi più nasconderti per cacciarli. Sono reietti, emarginati, abbandonati dai loro stessi Maestri. Le retrovie di un esercito allo sbando. Non c'è posto per loro. Ma nemmeno per noi. E la loro presenza giustifica in qualche modo la nostra. La loro mancanza di futuro si intreccia con la nostra voglia di speranza. Loro e noi. I vampiri e i cacciatori. Una battaglia senza onore né gloria tra disperati, dove in mezzo stanno le prede innocenti. E forse c'è più colpa in noi, che possiamo scegliere, che in loro, schiavi di una sete che non possono spegnere. Loro sono nati assassini, mentre noi siamo l'estrema difesa, sempre sull'orlo dello sfascio. In qualche modo ambiguo e discorde, però, nell'inconsapevolezza innocente dei semplici, non cessiamo di confidare in un brevissimo e insperato momento di giustizia.

lunedì 27 dicembre 2010

In "Balkan Bang!" una scatenata guerra balcanica tra bande rivali nella Sarajevo post-bellica


Balkan Bang!
è il primo romanzo di Alberto Custerlina, già pubblicato nella collana spionistica di Mondadori, "Segretissimo" e ora edito da Perdisa Pop (nella collana Walkie Talkie), 2008 .

La storia, ambientata in una Sarajevo, apparentemente pacificata dopo il sanguinoso assedio da parte dei Serbi, si sviluppa con un intreccio complesso in cui tutti sono contro tutti: poliziotti onesti, poliziotti corrotti, mafiosi desiderosi estendere il proprio potere per incrementare loschi affari, e - al di sopra di tutti - l'Ombra, un personaggio misterioso e senza volto che, manovrando molti fili, cerca di destabilizzare la situazione di pseudo-equilibrio tra gang rivali per ripristinare un ordine legale che, in definitiva, poichè - per essere realizzato - si avvale di mezzi loschi del tutto affini a quelli utilizzati dalle cosche, potrà avere - se dovesse essere realizzato - soltanto la parvenza della legalità.
In queste vicissitudini fatte di intrighi, i morti e le sparatorie non si risparmiano e nemmeno delle scene fortemente colorite e sanguigne di sesso, droga e lotte di cani con il contorno inevitabile delle scommesse clandestine truccate.
Il romanzo, appartenente al filone del "turbo-noir" (termine, peraltro, coniato dallo scrittore medesimo) e prima prova letteraria di Custerlina, mostra come - in tempi di destabilizzazione politica e di conflitti tra etnie rivali - le mafie organizzate possano trarre grandi vantaggi e come, quando - alla fine - si dovesse creare uno stato di pace apparente, ci siano molte possibili evoluzioni, da quella che porta all'incremento delle sfere d'influenza di alcuni malviventi, alla necessità di attivare nuovi conflitti per trarre dalla deregulation che ne consegue ulteriori vantaggi.
Il romanzo di Custerlina è molto ben scritto e si legge con grande interesse: sicuramente, mostra da parte dell'autore un'approfondita conoscenza dei luoghi e dei retroscena cui egli fa riferimento.
La letteratura d'intrattenimento, come può esserlo una spy-story, possiede grandi potenzialità nel condurre il lettore nel cuore di luoghi a lui ignoti, di ambientazioni e di intrighi di cui non ha conoscenza alcuna perchè - solitamente - i fatti narrati riguardano cose ed eventi di cui molto di rado giornali e notiziari parlano.

Dal risguardo di copertina
Cedomir e Karel sono due vecchi criminali che vogliono mantenere il potere. Normale per dei vecchi, se non fosse che qualcuno ha deciso per loro un altro destino. Emir e Lovro sono due giovani sbirri che s'infilano dentro una storia criminale. Normale per degli sbirri, se non fosse che loro ci sarebbero rimasti volentieri fuori. Un segretario cerca di tirare le somme, ma fa male i conti. Tre killer schizzati seminano morte e una schizzata che fa la killer raccoglie vendetta. Un'ombra che aspetta. Serbi, croati e bosgnacchi, insieme, come acido nitrico, acido solforico e glicerina. Sullo sfondo, una Sarajevo che tenta di rialzarsi, come un pugile mandato al tappeto già troppe volte. Un romanzo d'esordio che è un gioco delle parti dove le parti non sanno a che gioco stanno giocando.

(Un commento nel web)
Sarajevo, oggi.
In una realtà criminale di sopravvissuti all'orrore, dove l'odio razziale viene accantonato ma non dimenticato nel nome del dio denaro, due anziani boss della malavita - Cedomir Dragovic e Karel Banfic - studiano come mantenere il potere di fronte all'inarrestabile avanzata di un cartello rivale di cui non si conosce nulla.
Janez, Joze e Jurij, tre gemelli nonché killer psicopatici, mettono a ferro e fuoco la città con spettacolare ferocia, obbedendo agli ordini di un mandante misterioso.
Al bagno di sangue contribuisce ben volentieri anche Zorka Stoltz, assassina torturatrice croata con la passione per le sevizie sadomaso, tanto da impartire quanto da subire. Anton Karadic - gay cinquantenne dal sesso smisurato, quasi quanto la sete di potere che lo divora - cerca il suo posto al sole. Lovro, uno sbirro che non rispetta nessuna elementare regola procedurale, si trova a collaborare con Emir, giovane poliziotto appena arrivato dalle montagne, con la moglie incinta e qualcuno che lo ricatta.
Nell'ombra, un potente burocrate si adopera per distruggere con ogni mezzo, anche illecito, la malavita locale. Questi sono solo alcuni dei personaggi creati dall'autore in questo esordio che sarebbe un autentico delitto sottovalutare. Custerlina ci propone un libro spietato, adrenalinico, pulp.
Un noir a prova di proiettile per l'ambientazione originale, la totale mancanza di qualsiasi forma di pietismo, l'umorismo cattivo, la capacità di tenere alta la tensione.

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