giovedì 20 gennaio 2011

In un romanzo di Carlotto, il fascino della "Barberia" a cavallo tra il XVI e il XVII secolo


In decine di migliaia si convertirono all'Islam nel periodo tra il XVI e il XVII secolo, unendosi ai corsari musulmani provenienti dal Nord Africa per le loro scorrerie nei paesi costieri dei territori della cristianità. Tunisi, Algeri, Rabat: queste le loro roccaforti ubicate nei vasti territori dell'odierno Mahgreb che veniva allora indicato con il termine generico di "Barberia" dalle quali partivano continue scorribande come parte di un'attività che, a detta di alcuni, fu una continuazione delle Crociate e un'asserzione dell'indomito spirito dei musulmani, mai veramente piegati dalle mire espansionistiche e di dominio economico della Cristianità nei territori del Medio-Oriente.
Secondo alcuni contemporanei la "Barberia" fu, a tutti gli effetti, una sorta di Far West del Mediterraneo, il cui controllo era conteso tra Musulmani e Cristiani, con diritto di cittadinanza per spiriti liberi e avventurieri.
Quello dei rinnegati (o renegados, in spagnolo, o degli "apostati") rimane tutt'ora un fenomeno misterioso ed inspiegabile, anche perchè non vi fu nulla di simile da parte dei Musulmani: non si registrarono quasi mai defezioni o conversioni. I Musulmani venivano tratti in schiavitù dai Cristiani e tali restavano, fedeli alla loro cultura e al loro credo religioso.
Perchè in tanti rinnegarono la loro fede, divendendo quelli che furono definiti i "cristiani di Allah"?
Uno dei pochi studi su questo fenomeno, attualmente disponibile è quello di Peter Lamborn Wilson, anche conosciuto come Akim Bey (uno scrittore politico nordamaericano, saggista e poeta, autore del classico TAZ. Zone temporaneamente autonome). Wilson nel suo saggio Le repubbliche dei pirati. Corsarimori e rinnegati europei nel Mediterraneo (Shake edizioni, 2008) ipotizza che si sia trattato di una forma di resistenza sociale e che tanti trovassero uno sbocco fecondo per un rinnovamento della propria esistenza in un clima non oppressivo ed oscurantista, come era divenuta l'Europa della Controriforma.
Nel suo saggio di ampio respiro, Wilosn - naturalmente interessato per via dei suoi preceenti saggi - a tutte le forme di resistenza sociale - si focalizza particolarmente sulla Repubblica corsara di Salé (l'odierna Rabat), la forma più evoluta tra tutte le comunità corsare del Nord Africa.
Come integrazione, ricca di quei cromatismi che solo possono derivare dalla narrativa, "Cristiani di Allah. Un noir mediterraneo" (2008) di Massimo Carlotto (per i tipi di E/O, 2008), perfetttamente documentato, ci dà un'idea di com'era la vita nel Nord Africa popolato dai Saraceni e divenuto nel frattempo zona di influenza dell'Impero ottomano, ispirandosi in questo liberamente, come fonte documentaria al volume "I cristiani di Allah" di Bartolomé e Lucille Bennassar, pubblicato nel 1991 in traduzione italiana da Rizzoli e oggi purtroppo introvabile.
Pirpiri, giannizzeri, bey, schiavi e rinnegati, moriscos, musici tratti in schiavitù, monaci redentoristi fanno parte della moltitudine di personaggi che compaino in questo romanzo storico che, con le sue coloriture noir, ci introduce nel mondo "libero" di Algeri dove tanti cristiani decidevano di andare a stare da rinnegati per potere vivere le proprie inclinazioni (come l'omosessualità: ed è il caso del protagonista, con la sua passione per il germanico Othmane) e per poter trovare rapidamente la via verso l'agio, la ricchezza, la dissolutezza.
Un mondo tendente al tramonto, perchè sempre più dominato dalla forza militare turca, rappresentata dai temuti giannizzeri, cui in virtù di accordi di pace sono stati concessi diritti (e privilegi) immensi.
Questo mondo, oltre che dal volume già citato, è illuminato da un altro libro oggi pure introvabile, purtroppo: si tratta della storia autobiografica di Emanuel de Aranda che, commerciante e appartenente all'alta borghesia di Bruges, venne tratto in schiavitù dai pirati di Algeri e che, dopo un lungo periodo di cattività, grazie all'intervento di mediatori e dietro pagamento d'un congruo riscatto, riuscìa fare ritorno alla civilità nord europea (Emanuel De Aranda, Il riscatto, Serra e Riva editori, 1981).
Il romanzo di Carlotto ci illumina sula condizione dei cristiani che vengono tratti come schiavi dai Saraceni per poi chedere un riscatto - grazie all'intercessioni di speciali confraternite religiose che lucravano le loro tangenti da queste operazioni - ma anche sulla condizione e sulle motivazioni dei "rinnegati", cioà di coloro che, venendo dal mondo della cristianità, decidevano di convertirsi all'Islam e, infine, sulle scorrerie dei Saraceni lungo le coste dell'Italia e della Francia (comprese le grandi isole) alle ricerca di bottini, di merci pregiati, di schiavi, in ciò coadiuvati in modo determinante proprio dai rinnegati che guidavano le scorrerie nei luoghi che a loro erano noti e di cui conoscevano debolezze e punti di vulnerabilità, frequentemente alla ricerca di vendette.
Il volume nasce come come "concept book": è accompagnato infatti da un godibile CD contenente delle musiche appositamente costruite per il romanzo da Maurizio Camardi e Mauro Palmas e che andrebbero ascoltate come "colonna sonora" e contrappunto di ciascun capitolo.
Le musiche si avvalgono di antichi strumenti maghrebini, quali il Duduk.
Cristiani di Allah - nella filiera letteraria di Massimo Carlotto - si pone come un romanzo insolito che, ciò nondimeno, pur con la sua particolare cornice storica, si tinge di noir e forse anche di una certa coloritura autobiografica visto che Readouane e Othmane sono ambedue dei fuoriusciti (a cui indubbiamente vanno tutte le simpatie dell'autore).
Proprio per questa lieve incursione nel noir, il sottotitolo recita: "Noir mediterraneo".


La sintesi del volume.
Algeri, 1541. Il Mediterraneo è teatro di guerre, razzie, traffici di schiavi, scontri ideologici e religiosi. La possente armata di Carlo V, punta di lancia della Cristianità, viene annientata alle porte della capitale nordafricana dai corsari di Hassan Agha, che reggono la città per conto del sultano di Costantinopoli. I corsari sono in gran parte dei rinnegati, ossia degli europei cristiani che hanno abbracciato l'Islam, per interesse, come scelta di libertà o più semplicemente per poter saccheggiare navi e depredare coste nel Mediterraneo sotto la protezione della Sublime Porta. Anche Redouane e Othmane, i protagonisti del romanzo, sono dei corsari rinnegati. Il primo albanese, il secondo tedesco, ex lanzichenecchi, hanno scelto là libertà di Algeri, da dove salpano sul loro sciabecco per le scorrerie e dove credono, di poter vivere indisturbati la loro storia d'amore proibita. Othmane però commetterà l'errore di invaghirsi-di un giannizzero, uno dei fanatici e spietati cani da guardia del sultano, e trascinerà anche Redouane in un gorgo di vendette, agguati, intrighi.

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