martedì 15 dicembre 2009

Il tatuaggio, oggi: tra pratica sociale ed esigenza interiore


Sempre piú oggi il tatuaggio sta diventando una diffusa pratica sociale, svincolandosi da quelle connotazioni negative e disvaloriali che, soprattutto nel nostro contesto, lo avevano legato alla cultura carceraria, facendone un segno patognomonico di una costituzione delinquente dell'individuo.
Oggi, superati in larga misura i cascami lombrosiani, il tatuaggio si colloca a pieno titolo nel filone della body art e in quello - altrettanto rigoglioso - della modificazione plastica del proprio corpo a fini estetici.
Sono molti e diversi i motivi per cui si decide di farsi fare un tatuaggio.
Scarterei subito le motivazioni piú banali, quali l'emulazione, l'iniziazione al gruppo dei pari che , del tatuaggio, fanno lo strumento di una sorta di rito di passaggio. Si tratta di aspetti che meriterebbero un approfondimento a parte...
Per il momento, mi interessano maggiormente alcune motivazioni complesse che trasformano il tatuaggio in un'autentica manifestazione del proprio modo di essere, dei propri gusti, oltre che "manifesto" dei propri personali eventi di vita e segno - indelebile come una cicatrice - del proprio sentire (nel campo degli affetti, delle credenze e delle convizioni più profonde).
Ogni singolo tatuaggio, così, rappresenta un pezzo più o meno significativo della vita del suo portatore, diventandone memoria e ricordo.
A volte, accade che il tatuaggio é giá ricordo nel momento stesso in cui viene inciso nella pelle e colui che viene tatuato ancora non lo sa.
In questo senso, il tatuaggio é assolutamente irreversibile (anche se oggi sono disponibili - ad alto prezzo - le tecnologie laser per rimuoverlo, se indesiderato) e si deve essere consapevoli di ciò, quando lo si affronta.
Quando il tatuatore predispone i suoi strumenti, si é ancora in tempo per fermarsi; ma, quando gli aghi della macchinetta cominciano a mordere la pelle, é giá troppo tardi: s'é varcato un punto di non ritorno.
E questo statuisce la differenza tra tatuaggio e piercing: il piercing, per quanto complesso e hard quanto ad allocazione, é sempre un orpello che si può decidere di non portare più, mentre il tatuaggio diventa parte integrante dell'apparato cutaneo.
Quali sono gli accorgimenti da adottare, allora, per evitare poi di doversi rammaricare della propria scelta?
Eccoli.
  • Rifuggire dal tatuaggio come espressione di un guizzo volitivo, fugace e irriflessivo.
  • Coltivare a lungo il progetto di un proprio tatuaggio prima di passare alla sua attuazione concreta.
  • Rifuggire da modelli standard precostituiti, evitando quindi il tatuaggio "di serie" o "a stampino".
  • Prediligere disegni fatti ad hoc che esprimano esattamente il nostro pensiero e le nostre intenzioni (i significati che attribuiamo al nostro tatuaggio).
  • Al tatuaggio piccolo e minuto (scelta che indica sovente un compromesso tra il desiderio di averlo e le inibizioni e remore sociali) preferire un tatuaggio "importante" (sicuramente più apprezzabile sotto il profilo estetico).
  • Evitare, viceversa, di farsi tatuare nomi o iniziali di persone che ci sono care, perchè poi potrebbe succedere che quel sentimento si estingua e che ci si ritrovi a portare sulla propria pelle un nome che è divenuto estraneo, anche se nel bagaglio dei nostri ricordi personali.
  • Evitare, per lo stesso motivo, di farsi tatuare frasi di vario genere.
  • Andare alla ricerca di un tatuatore che abbia ottime competenze grafiche, che abbia grande maestria nell'uso della macchinetta, dal momento che il tatuaggio é, assieme arte (arte minore, ma pur sempre arte) e abilitá artigiana.
  • Assicurarsi che il tatuatore scelto sia in regola con tutte le necessarie autorizzazioni e che, avendo seguito una specifica formazione, applichi tutte le norme relative all'igiene e profilassi del tatuaggio.
Afferma un tatuatore di grande valore, perchè prima di intraprendere questo mestiere, faceva il grafico e il cartoonist: "Ci sono tanti oggi che si fanno fare un tatuaggio e che decidono, dopo essere stati iniziati ad esso, di fare essi stessi i tatuatori. E prendono la macchinetta in mano. Ma non è semplice come sembra. La macchinetta bisogna saperla usare: non è sufficiente conoscere le norme igienico-sanitarie. Non hai idea di quante persone poi vengono da me per chiedermi di sistemare dei tatuaggi malfatti. Ma non sempre le cose si possono rimettere a posto".

Quindi, attenzione nella scelta del tatuaggio che si vuole avere disegnato "nella" propria pelle e attenzione nell'affidarsi ad un tatuatore!
Come fare ad non incorrere in errori, in questo caso?
Si può cercare nelle riviste specializzate, ma non sempre queste danno infomazioni utili sui tatuari presenti in un singolo contesto, poichè danno risonanza soltanto ai tatuatori di alto livello.
Si può partecipare a qualche convention di tatuatori, nelle quali è possibile osservare tatuatori di grido al lavoro e ammirare, anche in riproduzione fotografica, i loro lavori meglio riusciti.
Ma è anche necessario fidarsi anche del passaparola, chiedendo in giro e lasciandosi indirizzare: in generale, soggetti già tatuati possono essere dei veri e propri testimonial attendibili di specifici tatuatori.
Quindi, non esitare a chiedere informazioni (dove? come? quando) a chi possiede dei tatuaggi che riteniate ben fatti.
Poi, naturalmente, prima di decidersi, occorre verificare le effettive capacità grafiche del tatuatore ed essere certi - non in ultimo - che sia in regola con tutte le prescrizioni igienico-sanitarie.
Farsi fare un tatuaggio non è una decisione da poco.
Si tratta di un vero e proprio processo decisionale che ha dei suoi tempi: il percorso potrebbe essere molto più interessante e valido, se dalla prima idea di un tatuaggio alla sua concreta realizzazione trascorra un intervallo di tempo lungo tale da smorzare ogni dubbio ed alimentare la certezza che quel tatuaggio è proprio ciò che si desidera.

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