giovedì 24 dicembre 2009

Amelia Earheart, "eroe" americano di stampo hemingwayano


L'aviatrice americana Amelia Earheart, fu un personaggio che - con le sue imprese - entrò di forza nell'immaginario collettivo del popolo americano, proprio perchè il suo atteggiamento nei confronti della vita e delle imprese cui si dedicava collimava perfettamente con la filosofia di un'esistenza attiva ed eroica enunciata (e praticata) dal presidente Theodore Roosevelt, di cui Hemingway fu la controparte letteraria e che tanto influenzò un'intera generazione di americani.
Amelia ebbe l'ardire e la determinazione di solcare i cieli in modo "estremo": nel senso che non le era sufficiente levarsi in volo, soddisfacendo così la sua passione, ma era anche bruciata dalla volontà di voler compiere imprese mirabolanti e e mai prima portate a termine, sfidando ogni volta il limite.
Come ad esempio fu per la transvolata atlantica (e fu la prima donna a compierla, con successo, in solitaria) e, per finire, il giro del mondo (e qui sopravvenne la sua scomparsa) animata dalla volontà di essere la prima donna in assoluto a compiere una simile impresa.
Amelia divenne "eroe" nell'immaginario di un'intera nazione e questo accadde non solo per la sua determinazione, ma anche perchè le sue imprese che, allora, ai primordi dell'aviazione erano sottoposte all'influenza negativa di un'infinità di variabili, ebbero successo. Tanti, prima e dopo di lei, tentarono e fallirono. Alcuni perirono, scomparendo per sempre. Di tutti costoro nessuno si ricorda più: furono dei perdenti.
Proprio perchè Amelia divenne "eroe" americano (al quale va tributato l'onore della parata tra due ali di folla, con quel fasto che solo gli Americani sanno realizzare), con la sua scomparsa (il 2 luglio del 1937) si attivò la più imponente operazione di ricerca di in mare di un uomo disperso (che tuttavia non portò alcun esito).
Proprio perchè "eroe" americano, si attivarono le ipotesi più fantasiose sulla sua scomparsa, tra le quali quelle che fosse una superspia sotto copertura o che fosse stata catturata dai Giapponesi e poi rientrata negli USA sotto mentite spoglie per vivere negli anni successivi nell'anonimato di una falsa identità.
Proprio perchè "eroe" americano, presente con forza nell'immaginario dell'intera nazione, è citata in innumerevoli film e romanzi.

Il film (Amelia. La leggenda. L'amore. Il mistero della cineasta Mira Nair, già autrice di Monsoon wedding) fa onore al personaggio, pur fallendo in alcuni suoi obiettivi.
E' certamente bella ed interessante la parte "letteraria": quella, cioè, in cui la voce di Amelia, fuori campo, legge frasi e passaggi diaristici che circostanziano la sua passione per il volo; viceversa fallisce la rappresentazione "a terra" della sua vita. Una vita sostanzialmente "normale" di cui non c'è molto da raccontare, se non implementando quel poco con un pizzico di retorica stucchevole e aggiungendo al personaggio un tocco di anticonformismo ed un certo qual piglio di suffraggetta, di donna che - in un'epoca ancora dominata dagli uomini - vuole fare di tutto per autodeterminarsi.
Dei suoi voli mirabolanti, peraltro, c'è ben poco da raccontare cinematograficamente, se non i decolli e gli arrivi (tra quelli più entusiamanti l'arrivo sulla costa d'Irlanda, dopo la prima transvolata atlantica riuscita).
Poi, immagini di nubi, di cieli tempestosi, di albe rosseggianti, mentre l'aereo vola verso Est e si avvicina al Vecchio continente, il volto di Amelia in volo ripreso in primo piano, con i commenti della sua voce in sonoro...
Poi, ancora, immagini di quei piccolissimi aerei ad elica su cui si imbarcavano quei "temerari sulle macchine volanti", alla ricerca del loro limite, pronti a sacrificare la loro vita per un idea.
E poi, anchel'intercalare di quelle foto e filmati d'epoca, sgranatissimi, in bianco/nero che mostrano - tra l'altro - la stupefacente somiglianza tra la "vera" Amelia e Hilary Swank che la interpreta.
Il film in sé ha un certo interesse perchè pone un'attenzione storiograficamente corretta su questo personaggio, per noi Europei (ed Italiani) sicuramente meno noto, ma - nel complesso - risulta noioso e troppo lungo.


Il film sembra trovare una sua fisionomia solo nel primissimo piano di Hilary Swank nella cabina di pilotaggio: il suo volto che si fa paesaggio e muta, s'incanta, trema e si commuove alla vista di ciò che non vediamo e non ci viene detto né trasmesso, è il miglior emblema di una storia e di un film che in realtà non ci sono, si sono inabissati a livello di promessa e, anche a cercare e sperare, non emergono mai (Marianna Cappi, da www.mymovies.it).

Il trailer del film (clicca qui)
La voce di Wikipedia su Amelia Earheart


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