Qualche giorno fa m'è capitato di vedere uno splendido film del regista Anangh Singh, uscito con poco battage nelle sale cinematografiche (2000) e transitato da esse quasi sotto silenzio, per poi ricomparire di recente in DVD nel mercato dell'home video.
Di tale film, sconoscevo l'esistenza, pur avendo dei motivi specifici per doverlo conoscere. Mi sono imbattuto in esso per puro caso, mentre cercavo di reperire un altro film che mi sarebbe piaciuto acquistare (nel cui titolo entrava pure la parola "run"): uno dei tanti scherzi delle indagini effettuate con i più comuni motori di ricerca, una sorta di "serendipity" telematica.
La brevissima sintesi di appena due righe, fondamentalmente ermetica, m'è piaciuta perchè rimandava al mondo della corsa e, detto fatto, l'ho ordinato.
Il film è risultato straordinario, perchè - in una bellissima storia - sono abbinate assieme "corsa" e formazione personale.
Questa ne è, in sintesi, la storia, ambientata in Sudafrica.
Barry, allenatore di atletica sulla via del declino cerca qualcuno da preparare per la
Comrades Marathon che, essendo una celebre e blasonata gara podistica (si disputa dal 1921) sulla distanza di 56 miglia (circa 90 km), ha luogo ogni anno (tra maggio e giugno) sulla distanza che si sviluppa in linea da Pietermaritzburg a Durban, alimentando tra migliaia di partecipanti uno spirito di gruppo e di festa che rappresenta la vera essenza dello sport ed anche il trionfo dela competizione non agonistica.
Alla fine, Barry incontra una giovane donna che, immigrata clandestinamente dalla vicina Namibia, sembra possedere un innato talento per la corsa. Christine, questo il nome della giovanne runner talentuosa, sarà il suo cavallo vincente.
Se sono indubbiamente emozionanti le sequenze finali che il regista dedica alla corsa (la Comrades Marathon), realizzate peraltro con il supporto della stessa Associazione che si ooccupa di organizzare di anno in anno l'ultramaratona in questione, sono ben più toccanti le pagine che descrivono l'incontro tra Barry e Christine, poichè rappresentano in modo straordinario le difficoltà insite nel difficile rapporto tra allenatore e atleta, che è anche relazione tra tutor e allievo.
Il regista propone una forte riflessione sul fatto che accettare una guida (in fondo in qualsiasi campo, non solo nello sport) implica il mantenimento di spazi di autodeterminazione e che la decisione di dedicarsi con impegno ad un progetto agonistico forte deve essere necessariamente autoreferenziale e fondata su d'una propria determinazione volitiva e passionale.
Un allenatore non riuscirà mai nel suo intento (formare un atleta, portandolo alla vittoria o a risultati d'eccellenza) se l'atleta che a lui si affida non condive pienamente lo stesso progetto o non sente emergere dal suo interno una forte motivazione che lo spinge in quella direzione, facendolo adattare a grandi sacrifici e rinuncie. Tutto ciò non può avvenire meccanicamente, ma implica uno sforzo relazionale condiviso in cui entrambi i "contraenti" siano capaci di mettere in gioco se stessi, pienamente, anche sul piano degli affetti e delle emozioni.
Nel nostro film, entrambi, Barry e Chiristine, attraverso tormenti, difficoltà e costruttivi conflitti, imparano qualcosa dal loro incontro: Barry comprende alla fine che, solo accettando anche le componenti affettive della sua dedizione nei confronti di Christine e, contemporanenamente, dandole spazio perchè viva autonomamente la sua vita e le proprie esperienze di giovane donna in crescita, potrà riuscire nel suo intento.
Christine, dopo aver rifiutato Barry e il suo modo fermo e determinato (a tratti, quasi impuslivo) di imporre un controllo sulla sua vita e le sue scelte (rispettoso, ma rigido), si rende conto - dopo aver sperimentato la libertà delle sue decisioni, che ha introiettato dentro di sè la voce, le esortazioni e i consigli di Barry. E saranno proprio questi forti messaggi interiorizzati che, facendosi strada dall'interno verso la superficie, a dare a Christine - nel momento culminante della gara - quella sferzata di energia che, alla fine, le consentirà di tagliare il traguardo, vincente innanzitutto con se stessa.
"The long run" è anche un bel film sulla Comrades Ultramarathon che, anche per questo, dovrebbe essere visto da tutti quelli che amano le ultramaratone.
Purtroppo, ad ingenerare qualche confusione nei motori di ricerca, "The long run" è anche un famoso album degli Eagles.
RispondiElimina