giovedì 15 aprile 2010

In Green zone di Paul Greengrass, la retorica di una guerra mendace


Mentre nella Green zone di Baghdad (quella dove erano e sono i grandi alberghi e i palazzi - nonchè i simboli - del potere di Saddam) giornalisti, uomini d'affari e politicanti vivono una vita relativamente tranquilla, nel resto della capitale impazza la guerra. le pattuglie di soldati vanno alla ricerca dei siti dove possono essere depositate armi di distruzioni di massa e lo sciacallaggio da parte della popolazione spaventata e allo stato brado procede a ritmi vertiginosi.
Green zone del regista Paul Greengrass (già autore della serei di "Bourne", sempre con matt Damon) è un film d'azione militare, ambientato nel teatro di guerra iracheno (propio all'esordio del conflitto) e si presenta come un film non banale, di denuncia dei maneggi dell'Intelligence e delle decisioni occulte che stanno dietro le dichiarazioni pubbliche diffuse dai media.
Appare evidente che, al di là del livello esplicito delle dichiarazioni pubbliche, compresa la mendace affermazione di Bush, dopo l'occupazione di Baghdad, che il conflitto era finito e la guerra vinta, vi è un livello latente, in cui non esiste una verità univoca, ma molte e diverse verità tutte manipolate (da servizi di Intelligence differenti e magari in conflitto l'uno con l'altro perchè hanno diverse finalità) e tante menzogne, compresa quella secondo cui - una vera e propria chiave di volta del teorema della guerra contro l'Iraq - Saddam nascondesse in numerosi siti ingenti scorte di armi di distruzione di massa.
Mentre le pattuglie americane preposte a questa ricerca girano a vuoto e non ottengono alcun risultato, balza all'occhio che la vuota retorica della guerra al terrorismo è il paravento dietro il quale si sono nascoste delle scelte di puro interesse economico e di potere. Non a caso nelle ultime sequenze, Matt Damon di nuovo in servizio con la sua pattuglia si muove lungo una strada desertica che attraversa una distesa di raffinerie di petrolio.
La vera ragione dellì'avvio del conflitto iracheno fu una una menzogna costruita ad uso e consumo degli interventisti. In Iraq non vi erano siti in cui fossero depositate o fabbricate armi di distruzioni di massa (biologiche, chimiche, nucleare), almeno non più dopo la prima guerra irachena: era stato tutto smantellato dopo la sua conclusione, ma era importante che l'opinione pubblica mondiale rimanesse convinta del contrario..
Il film è dunque una denuncia di certo giornalismo geopolitico che non esita a diffondere notizie non vere - pur di fare scoop e seguendo la "moda" dei mass media asserviti - senza prima averle verificate e senza preoccuparsi di avere un diretto accesso alle fonti.
Tutto il resto è stato solo retorica: come quando, con la dichiarazione ufficiale di Bush vengono proclamati "la fine della tirannia", "l'inizio della libertà" e l'avvio di una "vera democrazia" in Iraq.
Ma cosa significa la parola "democrazia" in un paese arabo, come può essere declinata la "democrazia" (che per gli Occidentali ha un suo significato) in modo sintono con i background culturali e religiosi di quei popoli?
Questo nessuno se lo è chiesto mai, mentre nel film un'Iacheno, che si trova ad aiutare Matt Damon nella sua ricerca del "Jack di fiori", pur essendo contrario alla tirannia di Saddam, appena caduto, dice adirato: "Non sta a voi decidere cosa deve succedere qui!".
Una volta che la guerra è stata scatenata non importa più a nessuno se la ragione prima del conflitto fosse vera o fasulla: ormai si tratta di potere controllare il territorio e le sue risorse, trovando le alleanze migliori per instaurare (e mantenere) un governo fantoccio.
E non importa a nessuno dei politici e mestatori che hanno scatenato la guerra se gli Iracheni non hanno acqua per per bere e lavarsi, se il livello di insicurezza e le azioni terroristiche sono cresciute a dismisura, se si è avviata un'era di conflitto civile insanabile tra le diverse etnie.
Gli Americani e i loro alleati mostrano i muscoli delle pattuglie ipervitaminizzate, pronte a scatenare il fuoco contro inermi civili non appena vengono solo sospettati di potenziali attività terrostiche e ad internali in speciali prigioni dove vengono reclusi senza alcuna garanzia del rispetto dei loro diritti civili.
Il film mostra alcune sequenze all'interno di un campo di detenzione dove prigionieri incappucciati e in ginocchio in un sottofondo crepuscolare in cui si intrecciano grida, ordini urlati e latrati di cani attizzati contro quegli uomini inermi evocano suggestivamente quanto già dai tempi dell'Afghanistan accadeva a Guantanamo e che, poi, è accaduto ad Abu Graib, compresa l'ironia di un cartello che recita "No fotography", tutte immagini che riportano indietro nel tempo agli universi concentrazionari e alle atrocità dei Nazisti contro gli Ebrei.
Il film è efficace, perchè oltre a fare vedere le azioni militari e a fornire una trama con una sua suspence, indugia molto - con piglio documentaristico - sulla situazione della popolazione civile, indugiando sia su scene diurne concitate, sia su scene notturne nei vicoli bui - in cui gli unici esseri viventi sembrano essere cani tristi e vagabondi - in una città immersa nel coprifuoco, a cui fa da contraltare la vita brulicante dei vicoli e delle case, con una colonna sonora che non è di soli spari e boati di esplosione, ma anche di voci, grida, lamenti.

Per vedere il trailer del film, clicca qui.

.Scheda del film
Regia: Paul Greengrass.
Interpreti: Matt Damon, Greg Kinnear, Brendan Gleeson, Khalid Abdalla, Amy Ryan.Jason Isaacs, Michael O'Neill, Antoni Corone, Yigal Naor, Said Faraj, Lewis Alsamari, Martin McDougall, Sean Huze, Raad Rawi, Faycal Attougui, Aymen Hamdouchi, Nicoye Banks, Jerry Della Salla
Genere: Drammatico
Durata: 115 min
Origine: Gran Bretagna, USA, Francia, Spagna 2010. - Medusa
Uscita: nelle sale cinematografiche da venerdì 9 aprile 2010.


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