martedì 13 maggio 2008

La magia del Giro d'Italia e la trasfigurazione di una città


Il Giro d'Italia è arrivato in Sicilia per la 15^ volta, rinnovando ancora una volta la sua magia.
Il primo "sbarco" della carovana della Gazzetta dello Sport risale al 1930 e accadde per interessamento dei Florio che
vollero fortemente in terra siciliana la già prestigiosa manifestazione: con le tre tappe siciliane dell'edizione targata 91, la storia dei rapporti tra la Sicilia e il Giro d’Italia è lunga 78 anni. Palermo ha ospitato la partenza di un Giro d'Italia e la sua prima tappa, già nel 1949 (1^ tappa Palermo-Catania), nel 1954 (1^ tappa a cronometro a squadre), nel 1986 (di nuovo una prima tappa a cronometro), mentre anche altre città siciliane hanno avuto l'onore di ospitare la prova d’esordio del tour ciclistico, come nel caso della "storica" Messina-Catania nel 1930, appunto, oppure del Giro di Catania nel 1976 o ancora della Taormina-Catania nel 1989 o della Agrigento-Modica nel 1999 (su 15 volte, per ben 8 volte - ad essere precisi - il Giro è partito dalla Sicilia).
Per esempio, nella storica ricorrenza del centenario dell'unità nazionale, il Giro d'Italia (nel 1961) ha seguito il percorso dei Mille attraverso la Sicilia, con le due tappe, la Marsala-Palermo (con arrivo a Palermo giù da Monreale per la lunga discesa di Corso Calatafimi, dove si erano raccolte due immense ali di folla per vedere il passaggio della carovana) e la Palermo-Milazzo, rispettivamente 5^ e 6^ tappa.
La Gazzetta dello Sport, dunque, non ha mai trascurato la Sicilia, regalando ai suoi cittadini - con una certa periodicità - la magia e la kermesse del Giro.
L'esordio di questa 91^ edizione è stato particolarmente sentito dai Siciliani anche perchè la Sicilia, non più "maglia nera" del Giro, ha messo in campo ben due suoi assi: il messinese Vincenzo Nibali ed il palermitano Giovanni Visconti, che ha
già indossato la maglia tricolore e che, questa volta, punta in alto.
La presenza di Giovanni Visconti ha suscitato nei palermitani che hanno assistito alla crono a squadre un giusto orgoglio campanilistico evidente sia negli applausi scroscianti a lui indirizzati, sia nel fatto che, sparsi lungo il circuito di gara di 23km 600m, erano stati disposti dai supporter numerosi striscioni di incitamento in onore del "picciotto" Visconti.
La tappa palermitana ha creato per tutto il 10 maggio un'atmosfera quasi incantata di silenzio sospeso.
Gran parte del percorso di gara era già stato chiuso ai mezzi pubblici sin dalle prime ore del mattino, mentre gli autoveicoli che non erano spostati per tempo dai proprietari erano stati rimossi per lasciare sgombra la sede stradale. A piazza Politeama e a piazza Massimo fervevano i preparativi per l’allestimento delle zone patenze ed arrivi, mentre si vedevano in giro numerosi cicloamatori e ciclisti master che avrebbero preso parte a dimostrazioni tecniche sul circuito di gara nella prima parte del giorno.
La città e le borgate di Pallavicino, Partanna Mondello e Mondello erano pervase da un'innaturale tranquillità. A Mondello, il viale del lungomare, interamente transennato e trasformato in un ampia pista, dava concretezza al sogno - condiviso purtroppo solo da pochi – d’una eliminazione significativa del traffico automobilistico dalla località balneare dei Palermitani.
Soprattutto, era abolito quasi del tutto quel rombo pressoché continuo che, di norma, fa da sfondo acustico ineliminabile di ogni attività umana nelle metropoli (tanto s'è abituati ad esso che non ci si fa più caso): muovendosi in uno scenario così inusitato, si provava una grande piacevolezza nel sentire il canto degli uccelli e lo stormire delle foglie e nel potere godere con pienezza della fragranza delle fioriture primaverili senza l'interferenza olfattiva del fetore dei gas di scarico.
Ciò che si sperimentava era una sensazione quasi di derealizzazione: l’impressione d'essere in un altro luogo, non nei posti abitudinari - nello spazio della quotidianità - ma in uno spazio quasi da sogno, nel mondo come lo vorremmo, privato radicalmente del frastuono innaturale ed opprimente delle automobili.
Potenza del Giro!
La cosa più stupefacente era che nemmeno gli automobilisti più impenitenti e protervi fossero in circolazione, pronti a forzare i blocchi ed altrettanto propensi a discutere e litigare, affermando il proprio diritto assoluto di muoversi liberamente sulla propria autovettura, estensione sulla strada pubblica del proprio spazio privato.
Viceversa, in attesa della partenza della tappa, erano tanti quelli che passeggiavano o che si muovevano indolentemente in bici, percorrendo tratti del circuito e sperimentando l’ebbrezza di circolare su strade deserte e silenziose. L'innaturale tranquillità e l'assenza di concitazione erano anche dovute alla dislocazione - lungo il circuito di gara - di oltre 700 Vigili urbani, oltre ai Carabinieri e ai rappresentanti delle Forze dell'Ordine (Pubblica sicurezza, Guardia di Finanza), ma anche al fatto che fosse stato predisposto dall'Amministrazione comunale un piano logistico efficace, tale da scoraggiare i più riottosi e da creare blocchi ed interruzioni della viabilità cittadina, mai a ridosso del circuito, allo scopo di prevenire incolonnamenti di vetture.
Lo scenario s'è ulteriomente trasfigurato, quando alle transenne metalliche che chiudevano gli incroci, s’è aggiunta una "recinzione" del percorso ad opera delle squadre logistiche della carovana del Giro. Con l'allocazione di una serie di basse transenne di legno,ricoperte dagli striscioni colorati con i loghi degli sponsor ufficiali, nel giro di poco tempo, quasi per magia è stata creata una vera e propria "pista" lungo la quale sarebbero sfrecciate di lì a poco le coloratissime squadre dei ciclisti (22 squadre, per l'esattezza) che avrebbero preso il via una dopo l'altro con o stacco di 5', a partire dalle 15.00.
Ancora, altro elemento derealizzante e quasi "fantasmagorico", era la pulizia della sede stradale; nessuno dei soliti detriti in vista (cartacce, bottigliette e bicchieri di plastica e quant'altro). Tutto era stato rimosso con solerzia dalle squadre di pulitori messi in campo dall'AMAP. In tempi da record, inoltre, il mantod'asfalto di interi tratti di strada era stato rifatto e così pure rimossi i dissuasori lungo Viale d’Ercole, all’interno del parco della Favorita.
Insomma, di fronte a quest'evento di rilevanza nazionale, ciascuno ha fatto la propria parte senza tirarsi indietro e persino i cittadini sono stati solerti nel rispettare le ordinanze sindacali.
Una dimostrazione forte e chiara del fatto che quando si vuole si può!
Per una volta, siamo stati alla stregua di altre città italiane del Nord che accolgono con rispetto e partecipazione simili eventi.
Nel constatare ciò, tuttavia, vi è un certo dispiacere: viene naturale chiedersi perchè la stessa cosa - un’analoga, partecipata, rispondenza - non debba verificarsi in occasione di altri eventi sportivi di rilevanza nazionale che si svolgono in Sicilia o altrove.
Ci si chiede con un po’ di amaro in bocca, perchè in concomitanza di maratone cittadine che attraggono centinaia di podisti, incrementando nelle nostre città la movimentazione turistica, si debba assistere alle scene pietose di automobilisti che minacciano di invadere la sede stradale della gara ed essere sommersi dagli strombazzamenti, dalle grida furibonde di protesta, dall'inquinamento con nuvole di gas di scarico da parte delle automobili che fanno pressione per passare, tutte con i motori in accelerazione.
Ci si chiede perchè le amministrazioni comunali non debbano attivare un analogo dispiegamento di mezzi e di personale per garantire la buona riuscita di eventi sportivi di altro genere: e ciò vale per la Sicilia come per altre città italiane. La Sicilia, in questo - per fortuna! - non è la regione più arretrata o più incivile, perchè anche nell’evoluta Milano – in occasione della maratona con migliaia di podisti presenti - ne succedono di tutti i colori sino al lancio di ortaggi muffiti e uova marce addosso ai poveri maratoneti, nella totale indifferenza da parte dei tutori dell'Ordine pubblico e dell'Amministrazione locale.
Se il Giro d'Italia fa spettacolo e, ad ogni tappa, attrae lungo il percorso centinaia se non migliaia di spettatori, rispettosi (desiderosi e appagati di vedere il passaggio della carovana e i loro mostri sacri in testa), altri sport non sono soltanto spettacolo da vedere ma hanno anche il pregio di essere occasione concreta di partecipazione, di coinvolgimento in forme di attività motorie e ludiche in occasione degli eventi collaterali predisposti e, per questo, momenti preziosi di promozione sportiva e stili sani di vita per l’intera cittadinanza.
Quindi, altri sport sono per tutti i cittadini, ai quali devono essere offerti nella forma migliore: è colpevole un'Amministrazione comunale che, avendo dimostrato di poter garantire una più che perfetta organizzazione in occasione del Giro d’Italia, si mostri distratta e negligente in concomitanza di altri eventi (che rappresentano, ben di più, il pane quotidiano delle pratiche sportive, a differenza del Giro che arriva una volta soltanto ogni tanti anni come una pietanza straordinaria ed insolita e più che altro da "guardare", uno spettacolo di "intrattenimento" e poco più).
C'è da chiedersi se tutto lo sforzo dispiegato in occasione del Giro non rientri piuttosto di quell’insieme di strategie che concorrono a dar forma e forza alla cosiddetta "politica della vetrina" prediletta dai politici (con la conseguente statuizione che l’efficienza, in determinate occasioni, non è espressione di apertura culturale degli amministratori, ma frutto soltanto di premeditato calcolo) o se, ancora una volta, non ci sia di mezzo un giro di soldi (in termini di contributi e quant’altro), visto che è evidente a tutti che la macchina organizzativa del Giro d'Italia fa girare molti milioni.
Forse, sarebbe lecito concludere che gli organizzatori di maratore siano soltanto degli ingenuotti quando pretendono che le amministrazioni comunali si impegnino a garantire una buona sorveglianza del percorso di gara e il controllo logistico del traffico cittadino e, contemporaneamente, diano loro supporti economici per la gara. Troppa grazia!!!
Il Giro d'Italia, invece, non chiede soldi a nessuno, ma - viceversa – porta, assieme alla sua carovana, soldi e finanziamenti.
E i soldi fanno girare il mondo: questa purtroppo è storia nota. E, se ci sono i soldi, allora si può realizzare una cosa senza sbavature e farla andare come una macchina ben oliata.
E' anche vero ed innegabile che il Giro abbia la sua magia: questa ha a che vedere con la sua capacità di attrarre spettatori e fan che se stanno lì per vedere passare in un turbine di pochi minuti la carovana oppure il passaggio, in pochi secondi appena, delle squadre, impegnate nella prova a cronometro e veloci come frecce. La magia del Giro è in quell'attesa di ore sul ciglio di una strada, che trova il suo culmine nel passaggio degli uomini in fuga, degli scalatori, dei portenti e dei talentuosi, ma poi anche nella sfilata dei gregari, delle auto di supporto e dei cameraman sulle moto, e poi, alla fine, di tutto nel transito della "maglia nera" della tappa, dell'ultimo uomo, fanalino di coda della carovana.
Per il resto, dietro la magia e la kermesse ci sta una questione di soldi: più sono i soldi in campo, migliore sarà l'organizzazione risultante.
Passati i fasti del giro, gli sportivi siciliani ritorneranno, quindi, a dibattersi nelle loro miserie quotidiane (strade sporche ed invase dal traffico), nelle inadempienze delle amministrazioni comunali nel favorire sport diersi dal Calcio, nella loro scarsa e distratta rispondenza alle esigenze poste dagli organizzatori per la buona riuscita di gare podistiche e di altri eventi sportivi che siano veramente popolari e per tutti (e che, soprattutto, attivino la voglia di fare dello sport, facendo uscire molti cittadini dalla prigione dello sport “guardato” e dello sport “spettacolo”).

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