venerdì 17 settembre 2010

La fine del Ramadàn a Palermo: un modo diverso è possibile


Il 10 settembre scorso, con l'avvio del nuovo ciclo lunare, si è concluso il Ramadàn, la più importante tradizione religiosa dei musulmani.
A Palermo, la consuetudine vuole che tutti i musulmani, abbigliati a festa con gli abiti tradizionali dei diversi luoghi da cui provengono e propri delle etnie di appartenenza, partecipino ad una preghiera collettiva che si svolge, con la guida dell'Imam, sulla terrazza della "Villa a mare" al Foro Italico Umberto I.
Si tratta d'un incontro tra molte etnie diverse tutte accomunate dalla stessa fede religiosa e, quindi, è possibile vedere Africani, Mahgrebini, Medio-orientali, Pakistani se ne stiano accanto gli uni agli altri, assiepati, quasi gomito a gomito, a formare una folla variopinta che palpita di uno stesso empito.
Gli uomini, con il capo coperto, sono tutti vestiti di bianco e si prostano a terra nel gesto della preghiera su spessi tappeti portati per l'occasione, mentre le donne - pure abbigliate con vesti tradizionali - stanno un po' in disparte, poichè nel momento della preghiera non è consentito loro di mescolarsi agli uomini (se ci fosse una Moschea rimarrebbero all'esterno).
Siccome i convenuti sono numerosi si celebrano due successivi momenti di preghiera, entrambi affollatissimi malgrado il tempo incerto e qualche accenno di pioggia.
Alla fine dei due cicli di preghiera, l'atmosfera è festosa: il Ramadàn s'è concluso e il digiuno rigoroso può essere spezzato. La sera ci saranno dei momenti di festa e di incontro: in particolare, è prevista una festa con musica e danze all'Oratorio Santa Chiara.
Alla conclusione della preghiera, i fedeli tornano a suddividersi in gruppetti etnici, in pacifica convivenza, chiacchierano, indugiano rilassati e si concedono momenti di ludicità, e si fotografano a vicenda in posa con lo scenario magnifico del Foro Italico come fondale (e poi le foto verranno poi inviate - adesso con i moderni sistemi di posta elettronica, a parenti e ad amici lontani).
Si respira un'aria di accoglienza e ospitalità nei confronti dei non musulmani che sono venuti ad assistere, con curiosità e, soprattutto, con rispetto.
Anzi, i "visitatori", se in possesso di una macchina fotografica, sono invitati a scattare delle foto e a unirsi ai gruppetti che si mettono in posa. Tantissimi i giovani musulmani, alcuni dei quali sono sicuramente nati qui e che, da un certo punto di vista, sono naturalizzati: se parlano in Italiano, si riconoscono nelle loro parole delle palermitanissime inflessioni dialettali
Ciò che si vede al Foro Italico è una grande lezione di tolleranza che rimanda direttamente al passato, quando ancora non era nato il "fondamentalismo" (di cui in larga parte sono stati responsabili le dissennate politiche medio-orientali di Israele e degli Stati Uniti. In tutto il Medio-oriente e nei territori dell'attuale Israele, come ci racconta anche Yehoshua in Il signor Mani, così come appare anche dalle testimonianze di numerosi viaggiatori (ampiamente esaminate da William Darlymple in Dalla Montagna sacra. Un viaggio all'ombra di Bisanzio, Rizzoli, 1998), le tre grandi religioni monoteiste derivate da una comune matrice in questi luoghi convivevano pacificamente ed era consuetudinario che i seguaci di una fede si recassero alle feste religiose di altri culti, come anche accadeva che i musulmani andassero a pregare e a chiedere miracoli in luoghi di culto ortodossi, per i quali avevano una speciale devozione. E tutto ciò era all'insegna della convivialità e della reciproca accoglienza.
Insieme, si può andare avanti e sono possibili forme di integrazione e di convivialità. La festa conclusiva del Ramadàn qui a Palermo lo dimostra.

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