domenica 21 febbraio 2010

Eleonora Abbagnato, prima ballerina dell'Opéra Garnier di Parigi e cittadina del mondo

Eleonora Abbagnato con una delle sue piccole fan
(foto di Maurizio Crispi)

Ieri (il 20 febbraio) sono andato alla libreria Flaccovio di Palermo dove aveva luogo la presentazione del libro autobiografico di Eleonora Abbagnato, Un angelo sulle punte (edito da Rizzoli nel 2009).

Il libro, comparso la prima volta nel novembre 2009, giunge alla sua 3^ edizione: ha avuto evidentemente un grandissimo successo di pubblico.
Eleonora Abbagnato, prima ballerina all'Opera Garnier di Parigi ha un grande popolarità.
Ciò è evidente sia dal numero di "amici" in Facebook, perchè si avvia ai superare i 3500 iscritti, ma ha anche un suo fan group, estremamente prospero, oltre ad un suo specifico sito web, gestito con criteri più professionali e con tecniche di immagine.
Questa sua popolarità, assieme alla accessibilità del personaggio al contatto con i suoi fan, è stata evidente anche alla presentazione del librà: tantissime le bambine e le ragazzette presenti, tutte alle prime armi nella danza - molte delle quali accompagnate da mamme o da genitori - o già alle prese con un percorso un tantino più avanzato in questa severa disciplina, tutti lì ad ascoltare le parole di una prima ballerina dell'Opéra Garnier di Parigi e poi a farsi scrivere l'autografo sul libro già comprato, oppure su di una propria fotografia in abiti da danza oppure ancora sulle proprie ballerine.
Eppure, Eleonora Abbagnato, immersa in questo piccolo bagno di folla, è apparsa una persona fondamentalmente umile e sommessa, assolutamente schiva dalla retorica nel raccontare di sè e da atteggiamenti di superiorità divistici.
Lo ammette: il suo percorso è il risultato di un concorso di circostanze favorevoli che le hanno indicato una strada da seguire.
Non parla nè di vocazione, né di altro. Semplicemente, s'è trovata a fare questa cosa che le è piaciuta e per la quale ha dimostrato di metterci talento, mettendoci poi tutta la sua passione, la sua determinazione e tutta la sua fede (quello che oggi si direbbe un elemento di "vision").
E poi, naturalmente, ha parlato di disciplina e di impegno, entrambi quasi sovrumani, di attitudini fisiche e mentali, della necessità di possedere e di far uso di una forte volontà.
E, nel far questo, nel perseguire i suoi obiettivi, ha saputo volare, cosa che per chi nasce a Palermo (e che, per nascita, si troverebbe esposto ad essere intriso di elementi si sicilianità deteriore ed immobilista) significa saper uscire, andare lontano, per seguire ciò che di meglio si possa avere per il proprio percorso...
Eleonora Abbagnato merita davvero dei complimenti non solo per la sua bravura di ballerina, ma anche perchè - da Siciliana e da Palermitana - è stata capace di seguire la sua strada con tanta determinazione (e, ne sono certo, con tanta fatica).
E per chi ha la ventura di nascere a Palermo non è cosa facile...
Il mondo della maggior parte dei palermitani è angusto, purtroppo, retto com'é dalle leggi delle conventicole "esclusive" e dall'atteggiamento di sufficienza (spesso malevola) nei confronti di chi riesce a perseguire un proprio sogno, allentando i legami con la sua terra di origine, spezzandone l'immobilismo.
Le cosiddette "conventicole" in cui è spezzettato il nostro corpo sociale, a tutti i livelli, riservano a chi non sia dentro il "gruppo" atteggiamenti di denigrazione e, come dicevo, di sufficienza.
Devo confessare che io, sino ad un certo punto, di Eleonora Abbagnato, sapevo soltanto che avesse partecipato al film di Ficarra e Picone ("Il 7 e l'8"). Non avevo nemmeno idea che, in anni recenti (nel 2009, con Paolo Bonolis), avesse condotto un Festival di Sanremo (che solitamente aborro).
Soltanto in seguito, molto dopo aver visto il film, ho scoperto che fosse una ballerina di valore, ascoltando alcuni che ne parlavano tra loro, anche se costoro - da "buoni" malevoli palermitani - ne discutevano come di "una che se la tira", con la famiglia appresso.
E' stato questo il motivo per cui sono andato a sentire la presentazione del libro.
Una bella occasione per farmi delle idee personali non filtrate da quegli "occhiacci di legno" dei miei conterranei.
E sono contento di averlo fatto.
Perchè, ascoltandola, ma anche osservando il modo in cui si muoveva ed interagiva con il fitto pubblico di ascoltatori, ho scoperto una persona che parla di sé sommessamente (pur dimostrando di essere contenta di ciò che ha fatto, ma principalmente per se stessa e non certamente per la "vetrina").
Dopo la presentazione, ho, naturalmente letto quasi per intero il suo racconto autobiografico: per carità, si è trattato di una lettura rapida, guidata da alcuni punti essenziali della conversazione che avevo ascoltato, ma devo dire che ciò che letto mi è piaciuto ancora di più.
La sua scrittura è semplice ed essenziale.
E rispecchia quanto affermato da Eleonora: "Scrivere il libro è venuto da sé. Anzi, era già quasi tutto scritto, perchè sin da piccola stando a lungo fuori casa, prima in occasione degli stage, poi nel collegio di Nanterre, scrivevo sempre qualcosa giorno per giorno, una specie di diario. E, quindi, poi il libro me lo sono ritrovato tutto lì".
E ricordiamo che quando Eleonora è andata fuori casa, non esistevano ancora i telefoni cellulari e che le poche conversazioni con i parenti lontani erano quelle che si potevano fare dall'unico telefono autorizzato del collegio con la necessità - per via dell'affollamento - di dialoghi brevi e concisi.
E, quindi, l'attitudine diaristica che Eleonora mantiene tuttora è nata dalla necessità di strutturare un racconto, in attesa di poter raccontare quelle stesse cose che erano oggetto dei suoi appunti con la viva voce ai suoi familiari e alle persone che le erano care.
C'è tutto nel libro: le tappe essenziali di una vita di studio e di applicazioni, a partire dalla sua prima guida nella danza Marisa Benassai (alla quale va il suo forte ed intenso debito di gratitudine), le piccole abitudini e le preferenze alimentari, le letture, il gusto per una casa propria (ora a Parigi, Montmartre), il suo difficile ed appassionato percorso nella danza...
Colpisce la sua affermazione, veritiera, che chi danza professionalmente è come un atleta di alto livello, anche se qui agli aspetti di perfomance si aggiungono sensibilità artistica e musicale e anche interessi culturali variegati.
Il balletto, anche nelle sue forme contemporanee più aperte al'innovazione (ed Eleonora Abbagnato è stata anche allieva di Pina Bausch) è una forma eccelsa d'arte.
Mi è piaciuta la frase conclusiva della sua storia autobiografica, che è una perfetta sintesi del modo con cui Eleonora vede la sua carriera: "E' la mia storia. E' come l'ho voluta.

La presentazione del libro nel risguardo di copertina
Eleonora Abbagnato sembra un angelo e nasconde su di sé un angelo: il tatuaggio che si è fatta a suggello di una grande storia d'amore.
Un angelo la saluta tutte le mattine dalla cupola del Sacré-Coeur, a Parigi; una collezione di angioletti affolla il suo salotto: angeli d'oro la osservano dal soffitto mentre si allena prima di andare in scena all'Opera, dove è prima ballerina: l'ultima tappa di un percorso in punta di piedi cominciato quando ancora piccolissima, a Palermo, frequenta la scuola di ballo sopra il negozio di sua madre. Ostinata, ribelle, decisa, Eleonora brucia le tappe e vince concorsi. A 12 anni arriva alla grande scuola di Montecarlo; e poi Parigi. All'inizio all'Opera è durissima: le ragazzine francesi sono tutte bellissime e bravissime. Ma ancora una volta la sua determinazione vince. Eleonora cresce, affronta esami, lavora con grandi coreografi, diventa prima ballerina. L'angelo è arrivato in vetta, la danseuse nota in tutto il mondo conosce altri artisti come Claudio Baglioni ed Eros Ramazzotti, entra nel mondo della moda e dello spettacolo, si innamora.

Nota biografica
Eleonora Abbagnato nasce a Palermo nel 1978, dove inizia a studiare danza all’età di quattro anni.
Continua
i suoi studi a Montecarlo, a Cannes, e a quattordici anni è ammessa alla scuola dell’Opéra di Parigi sotto la direzione di Claude Bessy.
Entra nel corpo di ballo nel 1996. Nel 2001 diventa prima ballerina. Ha lavorato con coreografi classici e contemporanei di fama mondiale, fra cui Roland Petit, Pina Bausch e William Forsythe.
Curiosa ed eclettica, fa la sua prima apparizione televisiva a dodici anni con Pippo Baudo, è protagonista del film Il 7 e l’8 di Ficarra e Picone e nel 2009 presenta con Paolo Bonolis il Festival di Sanremo.
Ha un legame intenso con alcuni stilisti come Dolce&Gabbana, ma la sua vera passione resta una sola: la danza classica.

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