domenica 12 aprile 2009

Incontri: l'uomo nella macchina che parla ai piccioni


Quasi ogni pomeriggio, chi si trovi a camminare lungo il prospetto di Villa Sperlinga (Palermo) avrebbe modo di vedere parcheggiata lungo il marciapiedi che costeggia Villa Sperlinga un'auto bianca (forse una Panda vecchio modello: ma non sono sicuro, perchè di auto non ne capisco davvero niente).
La vettura è stracolma di sportine di plastica che occupano quasi tutto l'interno, dal posto accanto a quello del conducente, al sedile di dietro e allo spazio subito dietro al lunotto del portellone, formando un muro compatto.
Rimane libero lo spazio angusto del posto di guida, dove sta seduto con un berretto di lana calcato sulla testa o a capo nudo, quando fa meno freddo, un signore dall'età indefinibile.
Lì passa lunghe ore, con il finestrino abbassato.
Conversa con i piccioni che si affollano accanto allo sportello, balzando ogni tanto su per appollaiarsi al bordo del finestrino oppure sul tetto.


Sembra esserne grande amico e dà loro da mangiare. Li guarda, muove le labbra come articolando dei discorsi, e li nutre. Solo questo. Non esce mai dal suo rifugio. Non parla mai con nessun altro.
Ogni tanto, questa muta conversazione è disturbata da un passante che incede a passo svelto e che fa levare in volo i piccioni con un frullo d'ali e con il turbinio di qualche piumetta che rimane a svolazzare lieve.
Poi, dopo la perturbazione, i piccioni pian piano ritornano pigri ad affollarsi vicino all'auto e la conversazione interrotta, può così riprendere.
Ed è così ogni giorno.
Di mattina e di notte questo abitatore dei "margini" di Villa Sperlinga non c'è mai.
Evidentemente, migra altrove, così come i piccioni sono presenti soprattutto nelle ore pomeridiane per poi ritirarsi al sopraggiungere dell'oscurità nelle propri nidi.
Mi sono chiesto dove si trovi il rifugio notturno di questo signore che vive nella sua auto affollata di sacchetti (masserizie? Forse sì, considerando che si intravede anche un rotolo di carta igienica. Generi di prima necessità? Piccoli tesori accumulati in una vita intera?), come se fosse un vero e proprio "nido" ambulante.
Mi chiedo se, in una sua vita precedente, l'uomo nell'auto non sia stato un piccione e ,da qui, questo bisogno di vicinanza con essi.
O forse è soltanto la solitudine a spingerlo ad intrattenersi con loro, perchè garantiscono una presenza vivente rassicurante e che non delude mai.
Chi sa, quali storie racconta loro... Storie d'una vita, storie di amori, di disillusioni, di delusioni o forse sotanto di emarginazione.
Un "tipo" strano che ha trovato un suo modo tranquillo ed innocuo per vivere ai "margini".
Chi sa perchè poi chi vive ai margini ha questa consuetudine di comunicazione ed intimità con gli animali.
Un salto nel passato. Cambiano il tempo ed il luogo, ed è quasi la stessa scena. A Trafalgar Square un'anziano signore, un berretto di lana all'uncinetto calcato sulla testa, la faccia segnata da rughe profonde, se ne sta immobile, addossato ad un plinto, e mentre si lascia ricoprire paziente dai piccioni sembra dialogare con loro.

E tutto questo non può non farmi pensare al "Cantico dei cantici" del Santo Francesco...i l santo dei poveri, degli umili e di tutti gli esseri viventi del creato, tutti indistintamente creature di Dio.

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