sabato 2 agosto 2008

L'ultimo romanzo della Verasani: un piccolo dramma sull'assurdo della vita

Ho letto questo libro di ritorno dalla mia trasferta riminese, quasi tutto in aereo: è un libro che li legge in un baleno, sia perchè è smilzo, ma anche perchè ha un ritmo narrativo ineludibile.

Questa, in sintesi la trama.
Settembre inoltrato. Un uomo e una donna, in una notte fonda prossima all'alba, si incontrano per caso sulla spiaggia di un lago. Non si conoscono e non sanno di essere lì per la stessa ragione: farla finita. Giulio ha fatto un'ultima puntata al casinò. Sandra ha perduto un figlio. Lui, "cinico incompleto", creditore immaginario incapace di un rapporto diretto con la realtà, vince le iniziali resistenze lasciandosi affascinare dal dolore concreto di quella donna che ride per spaventare la paura e definisce l'amore "una cosa semplice". Complice la notte, il luogo si popola di altre presenze precarie e Giulio e Sandra hanno poche ore per raccontarsi qualcosa delle loro vite e, forse, per cambiare idea. Scritto in "bianco e nero", con incisività drammatica e senso del grottesco, il romanzo mette in scena un'umanità dolente che si incrocia in un luogo quasi metafisico, in attesa dell'alba, in attesa che qualcosa si rompa, che qualcosa succeda. E che infatti succede.
E' un thriller sui generis, come un piccolo ed intenso lavoro teatrale "esistenziale" questo ultimo romanzo della Verasani, un racconto nel quale, al di là dell'apparente unità di tempo e spazio (un'intera notte, uno stesso luogo - la riva di un laghetto), lo spazio e il tempo si dilatano all'infinito, includendo le esistenze di molte altre persone, le loro miserie, i loro dolori, le loro gioie, le loro fughe.
E' come se i due protagonisti si siano incontrati con apparente causalità, ma nella vita il "caso" e la "necessità" s'intrecciano in modi così meravigliosi che uno sarebbe tentato di pensare che, dietro gli accadimenti, ci sia un grande demiurgo che tocca con sapienza, con arguzia e, a volte, con crudeltà, i diversi fili.

E' come se i due protagonisti, Sandra e Giulio se ne stessero seduti su una metaforica panchina, ad osservare il mondo davanti a loro, tutto racchiuso nella superficie cangiante del piccolo lago davanti a loro dalla notte più buio al grigio dell’alba, mentre personaggi diversi entrano in scena, e mentre, soprattutto, ciascuno vede scorrere spezzoni di film della propria vita, talvolta regalandone il racconto all'altro.
E' anche un libro meraviglioso sullo scrivere e sul contatto vivific

ante che, a volte, può esserci tra lo scrittore e i suoi lettori: con la lezione che possono essere i lettori "fedeli" a regalare al primo le più belle storie, per poi poterle leggere trasfigurate. Come mostra questo bellissimo dialogo:
"Ha detto che non sa più cosa scrivere," protesta lei, "che le manca un'idea..."
"Insomma, vuole regalarmi una storia. La sua?
Sandra si morde il labbro inferiore. "Forse"
Giulio ride ancora. "Se è una bella storia, è un gioco dove vinco solo io. Lei cosa ci guadagna?
"Che magari un giorno la leggerò," risponde Sandra, "e penserò che è anche un po' merito mio."
La Verasani non ama scrivere romanzi-fiume: i suoi sono, in genere, densi e concentrati, rispondendo sempre ad un preciso ritmo musicale (basti pensare a quelli in cui è protagonista Giorgia Cantini), scandito dall'interiorità dei personaggi. Qui, accanto al ricordo "narrato" e a quello in soggettiva (che rimane non detto, nella mente di ciascuno dei due protagonisti), assume una grandissima rilevanza il dialogo tra le due dramatis personae (gli altri sono solo delle comparse), e forse, anche l'idea che la relazione con l'altro, il "donarsi" possa lenire alcune ferite, anche se soltanto sino all’alba.

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