martedì 22 settembre 2009

Il braccio di ferro: uno sport che richiede rapidità e prontezza di riflessi, alla portata di tutti


Questa la notizia.
A Porto Viro (Rovigo) si è svolto dal 9 al 12 settembre, il 31° Campionato mondiale di braccio di ferro. Dal 6 al 12 settembre, la località polesana è stata invasa da atleti da tutto il mondo per disputare le competizioni delle varie categorie: 1600 atleti provenienti da 48 nazioni, 800 bicipiti in lizza per le diverse categorie di peso e di età. Era da otto anni che, in Italia, non si disputava in questa disciplina una manifestazione di questa portata che, quanto a numero di partecipanti ha il vanto di aver battuto città come Roma e Milano.
E’ portovirese anche il campione europeo Ermanno Marangon il responsabile dell’organizzazione del campionato. Nella sua squadra di Braccio di Ferro del Delta del Po "Team Eurobody", campione d’Italia nel 2009, ci sono ben dieci atleti selezionati per la Nazionale italiana.
“Questo è un evento di grande significato perché permette al nostro territorio di farci conoscere nel mondo e allo stesso tempo fornisce informazioni su questo sport così poco conosciuto” ha spiegato Marangon.


Una quantità di arm-wrestler si sono dunque dati appuntamento in questa piccola località polesana.
All’evento sono stati dedicati servizi televisivi che gli hanno dato la giusta rilevanza mediatica, pur trattandosi di uno sport di nicchia.

Chi ha visto il film com Silvester Stallone più di vent'anni fa ("Over the top", di cui segue una scheda esplicativa) é portato a pensare al braccio di ferro come a qualcosa di coreografico in cui uomini con montagne di muscoli e bicipiti grossi come lacerti si fronteggiano, scambiandosi sguardi belluini, lanciando urla bestiali, mentre le vene delle tempie e delle braccia si inturgidiscono a dismisura per lo sforzo.

Si é anche portati a pensare a incontri che durano diversi minuti, in un logorante confronto isometrico dei due rivali ciascuno dei quali aspetta di cogliere l'attimo in cui, con un fulminante strappo finale, potrá abbattere il braccio dell'avversario.
Niente di tutto questo.
Quelle immagini fanno parte della coreografia cinematografica e di un immaginario mutuato dall’atmosfera istrionica del wrestling.
I veri campioni di arm-wrestling - anche quelli appartenenti alle categorie di peso maggiori e muscolarmente più dotati - vincono soltanto se hanno prontezza di riflessi e velocitá nel passaggio dallo stallo iniziale alla fase dinamica rapida e bruciante.
Dunque, non c’è il più delle volte alcun contorcimento mimico, non ci sono vene che pulsano e muscoli pompati di sangue che si gonfiano a dismisura, non c'è, in definitiva, grande spettacolarità nel gesto atletico e nel duetto vincitore-soccombente.
Gesti rapidi, efficienti: ogni incontro si esaurisce in pochi secondi.

Sgombrato il campo da questo equivoco di fondo, va detto che braccio di ferro può essere davvero uno sport per tutti: sono sufficienti velocità, riflessi pronti e addestramento alla situazione specifica.


Over the top
Un camionista in disgrazia (interpretato da Sylvester Stallone) cerca di emergere ai campionati di braccio di ferro: deve procurarsi i soldi per comprare un camion nuovo e mantenere il figlioletto infinitamente caro, specie ora che è di recente morta la madre di famiglia altolocata e lui è andato a riprenderselo, suscitando le ire del suocero danaroso e altolocato, che disapprova il suo stile di vita.
Un film "on the road", con Sylvester Stallone che impartisce lezioni di vita al figlio, tentando di conquistarne l'affetto.
Il loro viaggio terminerà nel luogo dove si deve disputare il Campionato di braccio di ferro che Silvester vorrebbe vincere, poiché - come si è detto - ambisce al ricco premio in denaro in palio.
Quindi, il viaggio è anche inframmezzato dagli allenamenti che, per il figlio, servono pure da scuola di vita.
A poco a poco, il duro rifiuto e il disprezzo del figlio si ammorbidiscono, sino alla capitolazione finale, quando il duro match finale sancisce la vittoria di Silvester.
Il road movie si trasforma così in storia di formazione che strappa qualche lacrimuccia.

Un film che può piacere, per questi aspetti sentimentali.

Dal Morandini si evince, invece, un giudizio inutilmente severo: "Tutto è così prevedibile che sembra un melodramma messo insieme col computer; prima ci si irrita, poi a poco a poco ci si lascia quasi incantare da una spudoratezza così efferata. Un cocktail di Rocky e Incompreso".
Ma, in ogni caso, il film è interessante perché dà uno spaccato del mondo del braccio di ferro americano (anni Ottanta) che - per alcuni versi - ha le contaminazioni folcloriche e spettacolar-istrioniche del wrestling, come lo conosciamo oggi.

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