sabato 27 dicembre 2008

Ultimatum alla terra: il pensoso remake di un film di 60 anni fa


Di questi tempi, sono di moda le visioni apocalittiche d'una prossima fine del mondo, tanto più adesso che, sopite le angosce millenaristiche del passaggio del millennio, ci avviciniamo a grandi passi al 2012 anno in cui, secondo il computo d'una tradizione maya fondata su calcoli matematici ed astrologici sofisticati, dovrebbe avvenire la fine del mondo che conosciamo, con l'allineamento dell'asse del nostro sistema solare e dellresto della galassia.
Non è un caso che, come remake, venga riproposto un film già uscito con identico titolo nel lontano 1951 (quasi 6o anni fa).
Si tratta di "Ultimatum alla terra (titolo originale "The Day the Earth Stood Still").
Questa molto in sintesi la trama.
L’alieno Klaatu atterra sull’America post-undici settembre con un avvertimento per l’umanità: non fate la guerra e amate l’ambiente. Un'affermata scienziata si ritrova faccia a faccia con un alieno chiamato Klaatu, che ha viaggiato nell’universo per avvertire l’umanità di un’imminente crisi globale.…

Entrambi i film propongono l'idea che una razza superiore abbia dislocato nei diversi pianeti abitati da esseri senzienti delle "sentinelle" (dei propri rappresentanti) che vigilano e stendono periodici rapporti sullo stato di salute del mondo di cui hanno la responsabilità. Il loro scopo è quello di mantenere in ognunoodei mondiidi cui sentono di avere la responsabilità, una sorta di equilibrio globale e di evitare che alcune specie assumano un rango di predatori attivando circoli viziosi di distruttività. Se ciò accade arrivano altri rappresentanti della loro razza con l'incarico dii"mettere lecose a posto"; nei panni dunque del dio biblico dell'Arca di Noè.


In sostanza, questi esseri si pongono nei confronti dei mondi come degli Dei "giardineri", pronti ad estirpare le erbacce malefiche che soffocano quelle buone.
La salvezza dei mondi può richiedere, a volte, delle soluzione drastiche: eliminare una specie per preservare tutte le altre, non per il piacere di farlo, ma per un motivo di ordine superiore: mantenere in vita il pianeta che li ospita.
E' questa la filosofia "cosmica" che entrambi i due film propongono.
Chiaramente, con delle differenze in funzione dell'epoca in cui sono comparsi.
Il primo risentiva degli effetti delle paure instillate dal maccarthismo e dal clima della guerra fredda, quando tutti (e soprattutto gli Americani) vivevano con il fantasma della guerra nucleare e del conseguente inverno radioattivo.
Questo remake, invece, nasce nel clima del post-11 settembre, ma soprattutto è fortemente influenzato dall'accresciuta sensibilità che ciascuno di noi alimenta sulla necessità di preservare l'equilibrio globale del nostro pianeta (visto come un organismo vivente: Gaia), dall'onda lunga del prezioso atto di denuncia di Rachel Carson e dal tentativo di cercare di porre riparo alle distruzioni già messe in opera.
Quindi, in questo secondo film, tutta l'attenzione è centrata sulla fondamentale cattiveria degli uomini nel determinare - con insensibilità e crescente protervia - danni crescenti all'ambiente che li ospita.
Keanu Reeves, pensoso e grave, si propone come personaggio "divino" (e, dopo le sue interpretazioni dei diversi episodi di "Matrix", non può che essere così) che, con onnipotenza ed estrema fermezza decide di ciò che deve essere fatto: lo sterminio di tutti gli uomini e l'annientamanto di tutte le loro opere per la salvezza della Terra e delle altre specie viventi.
Salvo, poi, a dare agli uomini un'ultima chance, riconoscendo che c'è in loro qualcosa di buono: varrà l'avvertimento, c'è da sperare.
Per il resto, tutti gli elementi del primo film ci sono tutti. Sono stati riversati con maestria e senza nemmeno eccedere con gli effetti speciali nel nuovo film: salvooforse la rappresentazione della biblica invasione di cavallette metalliche che tutto polverizzanooal loro passaggio (l'atto finale).
Una differenza rispetto al primo film è nel modo in cui arrivano gli alieni: nel primo, si trattava d'un immenso disco volante (ricordiamoci dell'ossessione degli americani per l'Area 51 e dell'ineusaribile filone degli X-Files), qui invece si tratta di immense sfere luminose, fatte d'una sostanza inattacabile ed indistruttibile.
In entrambi i casi questi veicoli non sono altro che delle "arche" che serviranno a mettere in salvo le specie da preservare, mentre gli uomini cattivi e dannosi vengono distrutti.
Una notazione cinematografica: eccellente l'interpretazione di Kathy Bates, nella parte del Segretario di Stato del Presidente USA che, invece, stranamente non compare mai: si è appena messo in salvo in una località segreta (e si può immaginare, blindata) in attesa degli eventi che verranno.
Un film che può piacere o non piacere, ma in ogni caso dignitoso ed onesto, portatore d'un forte messaggio morale.

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