sabato 31 ottobre 2009

Il trofeo "Mr Pazienza 2009" e alcune considerazioni sulla pazienza, la virtù dei forti...

Personificazione della Pazienza in un'incisione di Hans Sebald Beham, 1540

Ieri, con giudizio unanime, mi è stato conferito il premio speciale "Mr Pazienza 2009"...
Mi sono sentito davvero onorato di ricevere un simile riconoscimento, peraltro ambito da molti...
Si trattava di una "classica" coppa con apposita targa incisa sul supporto.
Ma era un coppino!
Nel senso di "piccola" coppa: certo, ironica e beffarda quanto basta e dall'elevato valore simbolico... per cui, in definitiva, le dimensioni non contavano: avrebbe anche potuto essere un coppino grande quanto il mio dito mignolo...
Mii sarei meritato - a dire il vero - una coppa delle dimensioni di una vasca Jacuzzi a due posti - e lo dico senza falsa modestia!!!
Una coppa di dimensioni tali da potermici tuffare dall'alto e dove poter nuotare voluttuosamente...
Magari, riuscirò a conquistarla una coppa "Mr Pazienza" di siffatte proporzioni il prossimo anno.
Già ci ci sto lavorando...
Le speranze di riuscita sono ottime...

Siccome mi piace andare a scavare sui termini, sul loro significato e sul loro uso, ecco alcune cose che ho trovato a proposito di "pazienza": per esempio un florilegio di frasi formulate da alcuni grandi del pensiero occidentale...
  1. Bisogna avere un cuore capace di pazientare; i grandi disegni si realizzano solo con molta pazienza e con molto tempo. (Francesco di Sales)

  2. Chi ha pazienza in ogni loco non fa poco. (Giuseppe Marello)

  3. La pazienza è amara, ma il suo frutto è dolce. (Jean-Jacques Rousseau)

  4. La pazienza è il baluardo dell'anima, e la presidia e difende da ogni perturbazione. (Sant'Antonio di Padova)

  5. La pazienza è la più eroica delle virtù giusto perché non ha nessuna apparenza d'eroico. (Giacomo Leopardi)

  6. Niente mi fa perdere la pazienza più di chi ne ha troppa. (Roberto Gervaso)

Proverbi italiani
  • Bisogna aver pazienza finché le cose cambino.
  • Chi è paziente, è prudente.
  • Chi luogo e tempo aspetta, vede alfin la sua vendetta.
  • Chi non è paziente si lamenti di sé, non della gente.
  • Con la pazienza il gobbo va in montagna.
  • Con la pazienza la foglia di gelso diventa seta.
  • Con la pazienza si fa tutto: cammina il cieco ed anche lo storpio.
  • Con la pazienza si vince tutto.
  • Il coraggio vince alcuni dolori, e la pazienza gli altri.
  • Il mondo è di chi ha pazienza.
  • La forza cresce nel giardino della pazienza.
  • La pazienza digerisce ogni male, e per ultimo ingoia la morte.
  • La pazienza è la virtù dei forti.
  • La pazienza è la virtù del somaro.
  • La pazienza è più forte del diamante.
  • La pazienza è una buon'erba, ma non nasce in tutti gli orti.
  • La pazienza è un'erba amara, ma salutare.
  • La pazienza ha un dente di ferro che mastica i sassi.
  • La pazienza ingiustamente offesa diviene furore.
  • La pazienza la portano i frati.
  • Nella prosperità cautela; nell'avversità pazienza.
  • Non vi è mal che non finisca, se si soffre con pazienza.
  • Ogni peso è leggero se portato con pazienza.
  • Pazienza nei mali, fiducia in Dio e coscienza netta, altro non chiedo.
  • Pazienza, tempo e denari, aggiustano ogni cosa.
  • Pazienza, vince scienza.
  • Quel che sarebbe grave, la pazienza lo fa lieve.
  • Spesso si vince con la pazienza quel che non si può vincere con la violenza.
  • Tempo e pazienza fanno più che forza e dispetto.
  • Un buon paio d'orecchi stanca cento male lingue.
  • Una figlia dell'amore si chiama bontà e l'altra pazienza.
  • Val più un paziente che un forte.

La parola pazienza ha origine dal latino volgare patire (cfr. il greco pathein e pathos, dolore corporale e spirituale).

La pazienza è una qualità e un atteggiamento interiore proprio di chi accetta il dolore, le difficoltà, le avversità, le molestie, le controversie, la morte, con animo sereno e con tranquillità, controllando la propria emotività e perseverando nelle azioni. È la necessaria calma, costanza, assiduità, applicazione senza sosta nel fare un'opera o una qualsiasi impresa.

Pazienza è il termine utilizzato anche per indicare una parte dell'abito di alcuni ordini religiosi ed ha lo stesso significato di scapolare.

Nel diritto, la pazienza è la limitazione dell'esercizio di un diritto (la pazienza di servitù, ad esempio, è la negazione di un transito di servitù).

Fortitudo
La pazienza, infine, entra nel mix di qualità che compongono la fortitudo o fortezza che è una delle quattro virtù cardinali.

La fortezza (il latino fortitudo) assicura, nelle difficoltà, la fermezza e la costanza nella ricerca del bene. La fortezza è la capacità di resistere alle avversità, di non scoraggiarsi dinanzi ai contrattempi, di perseverare nel cammino di perfezione, cioè di andare avanti ad ogni costo, senza lasciarsi vincere dalla pigrizia, dalla viltà, dalla paura. La fortezza si oppone alla pusillanimità che, come insegna san Tommaso, è il difetto di chi non raggiunge l'altezza delle proprie possibilità, cioè non si esprime nella pienezza delle sue potenzialità, fermandosi davanti agli ostacoli o accontentandosi di condurre un'esistenza mediocre.

Poi, c'è il volto nascosto della pazienza, ma ...sazio nemmeno ai cani!!!

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domenica 18 ottobre 2009

Dopo la tempesta di notte, una radiosa aurora


Nella notte, il vento ha fischiato e ululato a lungo, scuotendo gli infissi e facendoli cigolare.
Sembrava quasi di essere su di una nave beccheggiante in balia della tempesta.
E poi, all'alba, la gloria del sole nascente con il tripudio di variazioni cromatiche di giallo, rosa salmone e arancio, hanno fatto presagire una radiosa aurora...
Ma gli alberi neri in primo piano conferiscono alla scena una tonalità cupa e minacciosa.
E' l'essenza e il mistero della vita: un misto di cose diverse e apparentemente inconciliabili.
La speranza, la gioia, la malinconia, la cupezza del buio e della notte, ma sempre in alternanza oppure impastate assieme in un viluppo inestricabile...
E, come accade ai pescatori quando esaminano ciò che è rimasto impigliato nelle loro reti, bisogna cercare di prendere il buono che ci capita, senza dimenticare che le scorie, le minuzzaglie apparentemente senza valore, i detriti di alga e pietra e sabbia, possono avere anche loro una funzione nell'equilibrio della nostra vita e vanno trattati con rispetto.

martedì 6 ottobre 2009

Le scorte e l'arroganza del potere

Palermo, Torre Sperlinga

Proprio pochi giorni fa, mi muovevo dalle parti di Villa Sperlinga, la villa comunale proprio a due passi da casa mia.
Ero uscito per sbrigare delle commissioni, ma - secondo una mia consuetudine - avevo una digitale compatta con me e andavo scattando delle foto.
In particolare, sono stato attratto da alcuni graffiti tracciati sul muro perimetrale della "Torre Sperlinga" un enorme edificio a meta tra condominio e residence di lusso, ubicato sul perimetro della Villa, proprio ad angolo tra piazza Unità d'Italia, via Francesco Scaduto e Via Giusti.
Improvvisamente, vedo un gruppo di individui che mi si avvicinano con fare concitato e minaccioso, esibendo da lontano un qualche tesserino.
Ma, da lontano, non si capisce bene cosa sia la patacca che mi mostrano con tanta veemenza.
Mi si fanno dappresso e mi circondano.
Uno dei bravi, però, secondo le migliori tecniche di stoppaggio dei riottosi si mette distante dal gruppo a bloccare un mio eventuale tentativo di fuga.
"Lei non lo sa che questo edificio è sorvegliato da una rete di telecamere a circuito chiuso?"
"Che cosa stava facendo?"
"Niente. Stavo fotografando?"
"Che cosa? Cosa c'è da fotografare qui?"
Gli indico il soggetto della mia foto: si tratta di una scritta che fa "scimmietta", di cui avevo fatto diverse inquadrature.
"Lei non lo sa che qui non si può fotografare?" - fanno, ancora più incalzanti.
"Che cosa fa lei, come lavoro?"
"Sono giornalista" - dico, giocandomi una mia carta.
"Per quale giornale scrive?"
"Sono un free-lance" - affermo, notando che stanno abbassando un po' la cresta.
"Ma il tesserino - se volete vederlo - l'ho lasciato a casa..."
"E dove abita?"
"Vicino, a due passi da qui!"
"Però, deve farci vedere le foto che ha fatto" - aggiungono, decisi a non mollare la presa sull'osso.
"Certo, - faccio io - che problemi ci sono!"
Accendo la digitale ed attivo il display.
Si affollano attorno a me per guardare meglio un eventuale corpo del reato.
Le foto scorrono e sembra che siano una beffa per loro tra graffiti ("Scimmietta", dichiarazioni di eterno amore) e cumuli di monnezza e cartelli di segnaletica stradale divelti.
"So benissimo chi abita qui - faccio io - e non mi metterei certo a fotografare la sua bella faccia..."
"Va bene - mi dicono, quasi a malincuore - adesso può andare..."
Ma, in pectore - ne sono certo - vorrebbero trattenermi.
Il gruppetto compatto attorno a me si disfà e il giannizzero alle mie spalle si riunisce con i compari.
Ognuno per la sua strada.
Chi abita in questo palazzo, direte voi? Nientepopodimeno che il nostro attuale Ministro della Giustizia, il Guardasigilli... e la sua sorveglianza è garantita da personale dipendente dal suo Ministero, quindi agenti carcerari dislocati ad hoc.
Dovrei sentirmi onorato di tante attenzioni...
In realtà, prevale il fastidio di fronte ad una manifestazione di inutile arroganza che dimostra quanto le cosiddette "misure di sicurezza", di cui molti uomini politici amano circondarsi, servono soltanto ad asserire quanto sono potenti: un'arrogante vetrina, nella buona sostanza.
Si tratta di gratuite manifestazioni assertive e di vacuo e inutile sfoggio di muscoli.
Sono certo che, di norma, per giorni e giorni non accade nulla: ad eccezione di situazioni tragicomiche come quella in cui sono incappato io.
Chi è fermamente determinato a fare del male , alla faccia delle misure di sicurezza e dell'intelligence, trova sempre e comunque il modo di agire per raggiungere e danneggiare il suo obiettivo sensibile.
Le misure di sicurezza servono soltanto a gettare fumo negli occhi e a fare vetrina, una detestabile ed insulsa vetrina.
Un'ultima notazione: è certo che questi agenti assegnati alla scorta e alla sicurezza del ministro, come tutti quelli dislocati ai più disparati servizi speciali, hanno visto troppa televisione e si comportano seguendo le regola di un loro immaginario, alimentato dalle fiction.
Il loro diventa, più che altro un divertente quanto inutile gioco di ruolo.
Loro si prendono tremendamente sul serio.
Noi ridiamo per non piangere.

domenica 4 ottobre 2009

Giampilieri: cronaca d'una tragedia annunciata


La recente alluvione in Sicilia e i gravissimi fatti di Giampilieri (tantissimi senza tetto, 21 sinora i morti accertati, ancora una trentina i dispersi, alcune decine di feriti gravi ed un centinaio medicati in Ospedale, oltre a 500 senza tetto) devono fare riflettere.
Qui, una prima alluvione (dimenticata) si era verificata nel 1954.
Una seconda due anni fa (nel 2007, pure dimenticata) sempre negli stessi luoghi ce n'era stata una seconda che aveva arrecato gravi danni ambientali e alle costruzioni, ma fortunatamente nessuna vittima.


Avrebbero dovuto essere in moto dei lavori per rimediare al grave dissesto idro-geologico della zona: progetti fatti, ma lavori mai avviati perchè l'Amministrazione comunale non ha ancora dato le autorizzazioni per l'apertura dei cantieri (scandaloso!).
Dalla magistratura è stata aperta un'inchesta e si parla di disastro colposo.
Ma tutti sembrano sfuggire al peso delle responsabilità: tutti hanno segnalato che qualcosa non andava e nulla è stato fatto. Ciascun rsponsabile sostiene di aver passato le carte a chi di dovere, come sempre accade...
Di chi sono le omissioni allora, di chi le negligenze?
Forse come per tante delle sciagure annunciate che si verificano in Italia non si saprà mai ed i veri responsabili non verranno mai messi alla corda.
Si tenta di dire che i colpevoli sono coloro che hanno costruito abusivamente: è palese dunque il tentativo di scaricare il peso delle responsabilità su singoli cittadini "trasgressori" delle norme.
E' una scapatoia sin troppo facile, perchè si vuole mettere in atto il tentativo di depistaggio dell'attenzioni su tutti coloro che, avendo compiti di pianificazione, controllo, tutela del territorio hanno derogato dai loro compiti.
La verità è che, a monte, c'è una fondamentale incuria amministrativa e una pessima gestione del territorio: incendi dolosi, abbattimento degli alberi, abusivismo edilizio con la costruzione di edifici (che poi vanno regolarmente in sanatoria) che in quei punti non avrebbero mai essere edifificati.
Un tempo vi era una grande "saggezza" nella scelta dei luoghi in cui edificare paesi e città: una saggezza che derivava dall'osservazione dei fenomeni naturali e dalla ricerca di quei luoghi che potessero essere più "sicuri".
Oggi, di questa saggezza antica si è persa la traccia e vi è soltanto l'arroganza di fare qualsiasi cosa si voglia.
Ed è così che, in parte, il territorio va alla deriva e si degrada.

Tutto il marcio si deve far risalire alle Amministrazioni comunali, alla loro insipienza, alla loro latitanza, alla loro negligenza.
Anche a Palermo l'alluvione ha colpito duro, alcune abitazioni ai piedi di Monte Grifone sono state invase da fiumi di fango. Grandi i disagi nella popolazione civile.
L'Amministrazione comunale palermitana s'è distinta per la sua assenza: a quanto pare, il sindaco Cammarata è sempre a Roma, per importanti motivi inerenti con la sua carica.
Ma non compare mai, anche per semplice dovere di presenza, là dove c'è bisogno di lui.
In questo personaggio, sempre sorridente come il Joker dei DC Comics si sintetizza l'atteggiamento dei pubblici amministratori che i cittadini sono costretti a subire.
La differenza tra gli uni e gli altri è che sono questi ultimi a dover sopportare il peso di simili sciagure e a dover piangere i propri morti, mentre all'interno del palazzo dei potenti la vita continua sempre eguale.
C'è da augurarsi che, una volta o l'altra, gli effetti di incuria e negligenza si abbattano pure su di loro e che siano loro a dover patire e a piangere i propri morti o che vengano spazzati via dall'alluvione.

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